democrazia…

Come è noto, la maggior parte dei paesi nel mondo occidentale è basato su un governo eletto democraticamente.
Con i barbari dell’I.S. alle porte di Roma, i valori della giornata del 25 aprile assumono un significato ancora più importante.
Il concetto di democrazia non è cristallizzato in una sola versione, ma può trovare espressione in diverse applicazioni, caratterizzate dalla ricerca di una modalità nella quale il rapporto tra la maggioranza e la minoranza è improntato alla reciproca tutela.
Quale è il punto di vista della Torah in merito al ‘sistema democratico’? Che spazio ha questo sistema nel pensiero talmudico (Eruvin 13b)? Possiamo tentare, in questa sede, solo un breve spunto di riflessione.
“Le parole degli uni e le parole degli altri sono parole del D-o vivente”. Questo significa che se vi sono parole degli uni e parole degli altri allora si tratta di parole del D-o vivente e dunque di parole viventi (pluralismo).
Ha detto Rav Abah: “disse Shmuel, per 3 anni discussero Beth Shammay e Beth Hillel”. Quelli dicono: “la Halachà è secondo noi”; gli altri dicono: “la Halachà è secondo noi”. E’ uscita una Voce da Cielo (Bath Qol) e ha detto: “Sia queste che quelle sono parole del D-o Vivente e la Halachà è secondo Beth Hillel”.
Ma come? Dopo che abbiamo stabilito che queste e quelle sono parole del D-o Vivente, per quale motivo la Halachà è secondo Beth Hillel?
Perché essi (Beth Hillel) erano gentili e modesti e insegnavano le loro opinioni e anche le opinioni di Beth Shammay. E non solo! Anzi, riportavano prima le parole di Beth Shammay e dopo le loro (Reciproca Tutela).
I nostri rabbini hanno insegnato: per due anni e mezzo hanno discusso Beth Shammay e Beth Beth Hillel. Gli uni affermano che sarebbe stato meglio per l’uomo non essere stato creato piuttosto di essere stato creato; gli altri dicono che è meglio per l’uomo essere stato creato piuttosto di non essere stato creato. Alla fine hanno contato [i voti] e hanno deciso che fosse meglio per l’uomo non essere stato creato piuttosto di essere stato creato, ma dal momento che adesso egli è stato creato, che esamini le sue azioni nel passato, oppure come gli altri dicono, che esamini le sue azioni future (etica).
Tra le condizioni socio-economiche di base favorevoli alla democrazia vi sono: pluralismo (Machloketh); diffusa alfabetizzazione (Talmud Torah); assenza di disuguaglianze economiche estreme (Tzedakah).
In epoca antica, il popolo ebraico era governato dal re. Figura ebraicamente ritenuta discutibile già ai tempi di Shemuel. Regno di Israele non significava però monarchia assoluta. Il re veniva scelto dal popolo anche se investito dal Profeta. Il potere del re d’Israele era vincolato alla Torah Scritta e Orale che ne limitava i poteri. Il re era comunque sottoposto al controllo del potere legislativo e giudiziario dei Maestri.
Il concetto di ‘equilibrio dei poteri’ è fondamentale: il Sinedrio che rappresentava il potere giudiziario e che agiva in base al criterio di maggioranza limitava il potere esecutivo del re.
All’interno del Sanhedrin vigeva il ‘sistema democratico’ e sulla base della maggioranza dei Maestri veniva stabilita la norma da seguire. La stessa Halachà prevede il principio secondo il quale si deve seguire il principio di maggioranza nella maggior parte delle decisioni.
Nella Ghemarah (Berachoth 55) è chiaramente indicato il principio secondo il quale un leader non può essere nominato senza il consenso del pubblico. Il Chatam Sofer (Choshen Mishpat 19) precisa che un Rabbino di una comunità non può essere imposto dall’alto: “come può una persona essere nominata per un ruolo di leadership senza consultare e rispettare la volontà del popolo?”.
Tosfot (Nedarim 27b), il Rosh (Klal 6, 5), il Rashba (7, 490) precisano che le decisioni vanno prese sulla base del principio di maggioranza.
Il Ramà (Choshen Mishpath 163, 1) precisa che per ogni questione legata al pubblico che non può essere risolta all’unanimità, si deve ascoltare l’opinione di ogni singolo membro della comunità che paga le tasse e seguire poi il principio di maggioranza.
Tuttavia, anche la maggioranza non può avere un peso eccessivo: la maggior parete dei Posqim, in modo particolare il Chazon Ish (Bava Batra 4, 15) ritiene che non si debba seguire la maggioranza se questa prende provvedimenti strettamente a favore di una parte a scapito di un’altra; la maggioranza non deve abusare del suo potere a scapito della minoranza, la cui opinione deve comunque essere riportata (criterio che ricorre nella letteratura rabbinica a partire dalla Mishnà, fino ai giorni nostri nei Responsa di Rav Ovadia, tra i tantissimi esempi). Si evita così il fenomeno della ‘dittatura della maggioranza’.

Paolo Sciunnach, insegnante

(27 aprile 2015)