…Resistenza
In questi giorni sto cercando di fare l’anglista a tempo pieno, secondo professione, ma la Resistenza mi sta occupando il cervello più del solito e più del normale. Le contestazioni antiisraeliane che diventano antisemite tout court, il Presidente dell’ANPI di Roma che fa dichiarazioni demagogiche e senza senso (“Non si può mettere la testa sotto la sabbia: il problema Israele-Palestina esiste”), come se la tensione mediorientale dovesse giustamente scaricarsi sulla commemorazione della Resistenza, e redimendo di fatto con la bandiera palestinese di oggi l’adesione filonazista d’altri tempi; la sinistra che se ne sta zitta e con le mani in tasca, salvo qualche timido sospiro. La polemica si sfoga un po’ sulla stampa e forse di più sui social media. Domani tutto sarà passato. Già oggi tutto è tornato nella norma. E allora teniamolo in caldo il problema. Innanzitutto chiedendo le dimissioni del signor Ernesto Nassi, presidente dell’ANPI di Roma, che non ha le idee chiare su chi per la Resistenza è morto e su chi oggi la sta invece strumentalizzando.
Mio figlio, da Milano, ha scritto (e mi ha autorizzato a riportare): “Complimenti a quei filopalestinesi che a piazza San Babila, molto più numerosi degli altri anni, hanno cercato di non farmi passare mentre sfilavo dietro alle bandiere della Brigata Ebraica, mi hanno fischiato, mi hanno urlato ‘assassino’ e mi hanno mostrato il dito medio. Un ringraziamento alle poche persone che hanno applaudito e alle forze dell’ordine che con non poche difficoltà sono riuscite a farmi passare lo stesso, anche se per un altro percorso”. (Simon Calimani)
Dopo ‘l’annullamento del 25 aprile’ a Roma e le contestazioni dell’estrema (?) sinistra a Milano, io ho scritto su Facebook: “Sarà che si è trattato di mio figlio, sarà che si tratta di democrazia, non lo so, ma mi fa molta più paura il fascismo di sinistra che quello di destra. Perché da quello di destra mi son sempre guardato e ho imparato a riconoscerlo facilmente, mentre quello di sinistra, della mia sinistra, lo sento pericolosamente mimetizzato fino a che non presenta il suo volto demagogico, disinformato, a volte beota, e sempre, costantemente, antisemita. Hanno ragione i miei contestatori ebrei: troppi antiisraeliani sono semplicemente antisemiti. E non sta a me dimostrare che è vero. Sta a loro dimostrare il contrario. Che squallore, che immensa tristezza! Sentirsi profondamente italiano e profondamente ebreo, e sentirsi trattato da nemico e da estraneo. Sentimenti che ritornano, purtroppo con regolare frequenza”. Si sono risvegliati amici veri e virtuali per dire che il fascismo è ben altra cosa, e che la sinistra intelligente è in maggioranza filosemita, e che anzi quest’anno c’è stato un risveglio di entusiasmo e di consapevolezza, ma il mio piccolo osservatorio dice cose diverse. Quando si tratta di antisemitismo si verifica una stranissima convergenza di sentimenti, una curiosa affinità elettiva fra destra e sinistra. Per tutti, gli ebrei sono sostanzialmente ebrei. Il governo di Israele sbaglia su tante cose, ma sto cominciando a pensare che anche se non sbagliasse non cambierebbe nulla per un mondo che usa la pancia, anziché cervello e coscienza.
Mi trovo a disagio e, lo ammetto senza pudore, rabbiosamente impotente quando mi capita di discutere con chi ha un partito da difendere a tutti i costi, sia che si tratti dei masochisti di ‘Israele senza se e senza ma’ sia che si tratti della sinistra idealistica che non esiste più e forse non è mai esistita. Non credo negli alibi, non mi sento di appartenere a un partito di qualsivoglia colore da dover difendere a ogni costo, anche quando sbaglia palesemente. So che cos’è il fascismo e me lo ha insegnato la Storia, e non me lo posso né me lo voglio dimenticare; e coltivo da sempre idee di sinistra, ma mi piace riconoscere ciò che nella sinistra c’è di scorretto e di poco pulito. Sono ebreo e critico certe scelte del governo israeliano, anche se so ancora distinguere fra governo e popolo, fra israeliani ed ebrei, fra terroristi (palestinesi; non tutti terroristi, però) e popolazione civile, fra Netanyahu e la Brigata Ebraica che fece la Resistenza per purissimo ideale, anche se nessuno glielo faceva fare. E critico chi strumentalizza la bandiera israeliana, durante la commemorazione della Resistenza, facendola passare per quella della gloriosa Brigata Ebraica. La sinistra, d’altro canto, si sente moderna quando mette gli occhiali da sole, e certi suoi distinguo sottili sottili, certi alibi internazionalisti, quando si tratta di ebrei (e solo di ebrei), sono preoccupanti. Perché in giro per il mondo ci sono tanti altri modelli di imperfezione politica oltre a quello israeliano (unica residua democrazia del Medioriente), ma tanto odio contro di loro, quanto contro Israele, non lo si sente e non lo si vede. Alla sinistra, con gli ebrei, piace mostrarsi un po’ daltonica. Con gli ebrei, non solo con gli israeliani. E non sento molte voci di alte figure carismatiche della sinistra (ci sono?) che richiamino le coscienze. Mi risuona invece alla mente, solo quando si tratta di ebrei, un sottilssimo “sì, però voi…”. E per continuare a vivere e a diffondere l’odio basta pensare che gli ebrei sono in ogni caso tutti israeliani. Forse è un bene che l’antisemitismo che la gente si porta dentro esca ogni tanto allo scoperto. Almeno non ci facciamo troppe illusioni. E gli illusi di una parte e dell’altra si tolgono qualche troppo solida certezza.
Dario Calimani, anglista
(28 aprile 2015)