Mediazione, valore da riscoprire
Si è aperta giovedì una nuova edizione del Mokèd, tradizionale momento di incontro dell’Italia ebraica organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a Milano Marittima. Tanti gli incontri promossi: confronti, seminari, dibattiti, workshop. Ad accogliere gli ospiti, arrivati anche dall’estero, è rav Roberto Della Rocca, che ha dato avvio alle riflessioni sul tema assegnato a questo Mokèd, quello del compromesso. Si è poi subito entrati nel vivo delle attività, con workshop e momenti d’incontro che hanno offerto gli spunti di riflessione più vari, guidati dal rav Benedetto Carucci Viterbi, preside del liceo e delle medie della scuola della Comunità ebraica di Roma, dalla psicologa Mirjam Barda e dalla chef Tamar Segre. La serata è poi proseguita all’insegna dell’arte con le lezioni di canto a cura di Evelina Meghnagi e un cineforum. In programma la proiezione di due film israeliani: ‘Life as a Rumor’, un documentario autobiografico su Assi Dayan, il regista e attore del cinema israeliano scomparso nel maggio del 2014, figlio del famoso generale Moshe Dayan, e ‘The Good Son’, di Shirly Berkoviz: la storia di Or, un ragazzo israeliano di 22 anni di famiglia conservatrice, che dopo estenuanti discussioni con i genitori, riesce a farsi dare i soldi per un dottorato all’estero. Atteso per passare lo shabbat insieme ai partecipanti, sarà presente anche il Gran Rabbino di Francia Haim Korsia.
Sul ‘compromesso’ bisogna fare un po’ di chiarezza a partire dall’etimologia del termine. A discostarsi dall’accezione negativa assunta negli ultimi anni, è il preside del liceo e delle scuole ebraiche di Roma rav Benedetto Carucci Viterbi che inizia dall’analisi linguistica la sua lezione alla quale poi seguiranno dei gruppi di studio: “La parola ‘compromesso’ è un composto e nonostante ultimamente presupponga un senso di debolezza la realtà è molto diversa: in termini giuridici implica una obbligazione reciproca. Il compromesso è sempre relativo a qualcuno, riconduce al rapporto tra uomo e uomo ma anche tra uomo e D-o. In ebraico si dice Pesharà, che ha la stessa radice della parola ‘soluzione’, ed è proprio questa la chiave di lettura che ci porta a capire meglio il suo valore”. “Quando nella Torah si parla del ritorno di Mosè dal monte Sinai – continua il rav – i maestri specificano come esso sia avvenuto il giorno di Kippur. Questo perché D-o dà le Leggi al popolo ebraico quando ha deciso di perdonarlo, nonostante il vitello d’oro e grazie alla mediazione di Mosè. In qualche modo D-o fa un compromesso con Mosè e di conseguenza anche le sue Leggi finiscono per basarsi proprio sul compromesso. A riprova la testimonianza del Tribunale del Sinedrio nella quale si insiste sull’importanza del trovare un punto di incontro, sul diritto di pace”.
“Giovedì gnocchi!”, chiama così a raccolta gli appassionati di cucina del Mokéd la chef Tamar Segre, protagonista di uno show cooking nel quale ha insegnato a preparare quelli che vengono definiti ‘piccoli pezzi di impasto’. L’equilibrio degli ingredienti, la versatilità di un piatto usato in molte parti del mondo con nomi, cotture e condimenti diversi, ha portato il compromesso, il tema al centro di questa edizione dell’evento che riunisce l’Italia ebraica a Milano Marittima, anche ai fornelli.
“Quando mia figlia era di cattivo umore, prima l’ho sgridata, poi ho capito che il modo migliore di aiutarla era un abbraccio, e tutto si è risolto”. “A me sembra che i miei figli passino troppo tempo davanti agli oggetti elettronici, ma secondo mio marito invece è un istinto normale per la loro generazione”. Il lavoro di genitore, l’educazione dei figli, le sfide di tutti i giorni sono argomenti di cui un gruppo di mamme può parlare per ore.
È stato questo il tema al centro dell’incontro ‘Madri a confronto: confliggere o scendere a compromessi?’ con la psicologa Mirjam Barda, un momento di scambio di punti di vista e di esperienze all’interno di un gruppo di madri e nonne, lavoratrici e mogli, che hanno tentato di rispondere incalzate da Barda agli interrogativi di fronte ai quali la vita di tutti i giorni le pone e nei quali il compromesso, tema al centro delle riflessioni del Mokèd, gioca un ruolo chiave. Ma quale limite esiste dunque tra il compromesso e il mantenimento della linea educativa? La mediazione può diventare un valore da trasmettere? “Per riuscire a non scaricare le proprie frustrazioni sui figli e a venirsi incontro, è necessario estraniarsi per un momento, uscire da se stesse per analizzare la situazione dall’esterno ed elaborare la soluzione migliore per risolvere il momento di conflitto, che avviene prima di tutto dentro di sé”, ha osservato Barda alla luce dei molti esempi emersi. Le domande intanto restano aperte, mentre questo intimo momento di confronto ha offerto numerosi stimoli sulla comunicazione emotiva e affettiva.
Giocare con la voce è un esercizio quotidiano secondo Evelina Meghnagi, cantante e attrice, che ha tenuto un workshop serale dal titolo “Ascoltiamo la tua voce’. Perché nella vita con la voce si gioca, consapevolmente o meno, parlando, discutendo, raccontando, cantando. Per questo essere padroni di tale strumento naturale è importante, ed Evelina ha saputo indirizzare i partecipanti verso un utilizzo più consapevole e armonico della loro voce. Attraverso esercizi di postura e respirazione, l’utilizzo di tutto il corpo per risuonare e soprattutto l’ascolto reciproco, i partecipanti hanno avuto l’occasione di scoprire abilità canore e recitative inaspettate.
Francesca Matalon
(1 maggio 2015)