Sette anni di lavoro
Sette giorni della settimana. Ci sono i sette nani, in allegria, ma sono sette anche i giorni di lutto. E sono sette i samurai di Akira Kurosawa, come poi I magnifici sette di John Sturges. E da sette anni tondi esiste questo notiziario. Anni belli ed entusiasmanti, anni di sfide e di vittorie, di scoperte e di sconfitte, in cui un giorno dopo l’altro ci si misura con la difficoltà di fornire un servizio di qualità all’identità più complessa e litigiosa d’Italia. Una minoranza ricca di valori, con una tradizione millenaria e un patrimonio da valorizzare, come cerchiamo di fare tutti i giorni, a partire da quel Primo maggio del 2008 in cui è nato il primo esperimento, fra l’incredulità generale di un pubblico che considerava il ritmo quotidiano di questo notiziario una sfida impossibile da vincere. E invece l’Unione informa ha continuato, un giorno dopo l’altro, a raccontare, a proporre, a discutere grazie ai suoi tanti collaboratori, tutti volontari, che ogni giorno regalano il loro contributo prezioso di pensieri e di idee. E grazie alla decisione di investire in un gruppo di lavoro, assunta allora dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha portato alla nascita e alla crescita di una redazione che ha saputo prima far nascere e poi far crescere un giorno dopo l’altro prima un prodotto, poi un altro, e poi un altro ancora, fino ad arrivare a tre mensili stampati – Pagine Ebraiche, Italia Ebraica e DafDaf – e i notiziari quotidiani bokertov e paginebraiche24, che insieme alla rassegna stampa forniscono informazioni in maniera rapida e professionale, per poi produrre anche due settimanali: l’edizione internazionale e la newsletter dedicata al mondo della scuola e dell’educazione.
Altro bolle in pentola, ovviamente, perché anche se sudiamo sette camicie non smettiamo di sognare, progettare, e combattere quotidianamente per dare sempre di più, sempre di meglio. Ma possiamo farlo solo perché, oltre alla nostra tenacia e al sostegno dell’ente editore, abbiamo due risorse che ci permettono di superare anche i momenti difficili, inevitabili quando si lavora con passione mettendo tutta l’anima in qualcosa in cui si crede. Il sostegno dei lettori, innanzitutto, continua a superare di gran lunga le diffidenze e ci permette di continuare a guardare avanti con fiducia anche negli inevitabili momenti difficili, e le critiche, che ci obbligano a riesaminare quotidianamente quello che facciamo, cercando di correggere gli errori e di migliorare. Ma la nostra arma segreta, quella che ci ha fatti arrivare fino a qui, è il carattere di una persona a cui si deve praticamente tutto quello che riusciamo a fare: senza la sua cocciutaggine, senza la volontà implacabile con cui il direttore della redazione ha continuato in questi meravigliosi e pazzeschi sette anni a costruire, un pezzetto dopo l’altro, a lottare, nonostante tutto e a volte contro quasi tutti, non saremmo qui. Investire nei giovani, mettere le ali alla professionalità altrui, dedicare tempo, energie, risorse a un progetto a volte ritenuto folle, sorridere e spronare, e criticare, pretendere sempre di più, sempre di meglio, e di nuovo criticare, criticare, criticare, per non accontentarsi. Non è facile lavorare qui, bisogna ammetterlo, e sono molte le volte in cui è sembrato potesse prevalere la voglia di mandare tutto al diavolo, ma poter ora raccontare di aver vissuto questi sette anni e aver visto crescere questa redazione, che ha visto il compimento di sette praticantati giornalistici e appena ora l’avvio di un ottavo processo di formazione professionale, è fonte di orgoglio e un grande privilegio. Sette sono i colori dell’arcobaleno, sette sono le virtù e sette i peccati capitali, sette i veli della danza di Salomè e sette le arti liberali. E oggi, varcando in redazione la soglia dell’ottavo anno di lavoro, dico sette volte grazie.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(1° maggio 2015)