L’interento del premier francese
Ferma reazione contro l’odio

lapide halimi Sembrerebbe essere volontario secondo la procura l’atto vandalico commesso sabato contro la lapide in memoria di Ilan Halimi, il giovane ebreo francese rapito, torturato e ucciso nel 2006 a Bagneux, un comune ai margini di Parigi. Un’inchiesta è stata subito aperta domenica per determinare con certezza l’accaduto, che si inserisce in un quadro che mostra un sensibile aumento degli attacchi antisemiti in Francia negli ultimi mesi. “Dobbiamo sapere che nelle nostre società c’è chi vuole l’odio e la violenza. Dopo il massacro di Tolosa molti hanno voluto parlare di un lupo solitario. Adesso è ben chiaro a tutti che i lupi non sono solitari”, ha sottolineato in un’intervista a Pagine Ebraiche il Gran rabbino di Francia Haim Korsia, ospite al Moked di Milano Marittima. “È anche ben chiaro a tutti che là dove si annida la violenza sono gli ebrei a essere presi per primi di mira. Ma è anche chiaro che i signori dell’odio non vinceranno, perché il loro attacco è un attacco al bene di tutti”, ha aggiunto il rav.
La lapide, su cui ancora si legge “Ilan Halimi, vittima della barbarie, dell’antisemitismo e del razzismo”, verrà ripristinata entro la giornata di lunedì secondo quanto affermato dal sindaco di Bagneux Marie-Hélène Amiable, che si è detta “estremamente scioccata” per questo atto che ha definito “scandaloso e inaccettabile”.

Su Twitter l’hashtag #IlanHalimi è un trending topic per manifestare la propria indignazione nei confronti del razzismo in Francia, e il primo ministro Manuel Valls ha scritto: “Vandalizzare la lapide in memoria di Ilan Halimi è un gesto abietto. È volerlo uccidere una seconda volta”. Per contrastare l’aumento di atti antisemiti che ha colpito la Francia negli ultimi mesi, e in risposta ai tragici eventi avvenuti a Parigi nel gennaio scorso, Valls ha presentato proprio ad aprile un piano di lotta contro il razzismo e l’antisemitismo che si articola in quaranta provvedimenti su vari livelli – da quello legislativo a quello educativo, dalla comunicazione alla prevenzione dell’incitamento all’odio sul web – e prevede lo stanziamento da parte dello Stato di 10 milioni di euro in tre anni. Il Gran rabbino Korsia, che è stato a fianco dell’esecutivo nell’elaborare un vasto, ambizioso progetto, si è detto confortato dai risultati. “Purtroppo il razzismo è una minaccia da cui è difficile sperare di sfuggire dal momento che nessuna regione si sottrae – ha osservato – ma l’importante non è illudersi di vivere in un luogo in cui il pericolo non esiste, bensì in un luogo in cui la società combatte unita contro quel pericolo”.

“La Francia ha certo problemi specifici – ha proseguito rav Korsia – ma anche specifiche opportunità. Cominciamo con il dire che il problema riguarda tutta l’Europa nel suo complesso. Che la domanda è in quale Europa vogliamo vivere. Che quello che è avvenuto sarebbe purtroppo potuto avvenire anche altrove in Europa e non necessariamente con la stessa reazione sana, forte, impetuosa della popolazione”.

“Il nostro paese ha riaffermato quanto conti la fratellanza nella Repubblica, ha preso coscienza che dobbiamo lottare contro tutto ciò che ci divide e ci separa. Gli ebrei francesi non devono più aver paura di essere ebrei”, aveva detto Valls durante la presentazione del suo Piano, che si è tenuta non a caso a Créteil, cittadina della Val di Marna (nella regione dell’Île-de-France) che a dicembre è stata teatro di un attacco antisemita particolarmente violento, in cui vittima è stata una coppia di giovani ebrei in casa loro. Créteil è così diventata il luogo simbolo della crescita del fenomeno dell’antisemitismo in Francia. È stato calcolato che nel 2014 gli atti antisemiti sono aumentati del 100 percento.

“Noi ebrei abbiamo urgenza, abbiamo bisogno di vivere in una società democratica e progredita”, ha dichiarato rav Korsia, riferendosi non solo agli atti direttamente antisemiti, ma anche all’attacco alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo. “La libertà di espressione, di stampa, anche di satira rappresenta un cardine irrinunciabile di questa società che è la nostra. Non c’è bisogno di negare la libertà d’espressione per puntellare la logica mostruosa delle forze dell’odio. Basta anche solo metterla in dubbio. Chi dice “la libertà d’espressione, ma…” deve sa pere che quel ‘ma’ non è solo sbagliato, non è solo velenoso, ma è anche colpevole. Tutto quello che è un valore non merita il nostro ‘ma’. E ogni nostro cedimento, ogni nostra ipocrisia non sarà perdonata”.

In ultima analisi, per rav Korsia “è chiaro che il problema non sono le malefatte dei cattivi. Il problema è, ed è sempre stato, il silenzio dei buoni. È quel silenzio che dobbiamo scongiurare”.

f.m. twitter @fmatalonmoked