Inghilterra – Il flop di Ed Miliband non fa piangere gli ebrei inglesi

ed “Questa è stata chiaramente una notte di grande delusione e difficoltà per il partito laburista. A ogni membro e sostenitore, voglio dire grazie”. È questo l’amaro tweet pubblicato da Ed Miliband (nell’immagine), che ha lungamente cullato la possibilità di diventare il primo inquilino ebreo di Downing Street, al termine della nottata che ha sancito la sconfitta del partito laburista.
Un risultato che forse non turberà particolarmente la comunità ebraica inglese stando al sondaggio realizzato dal Jewish Chronicle alla vigilia del voto, in cui si prevedeva che ad esprimere una preferenza per Miliband sarebbe stato solo il 22% degli ebrei d’Oltremanica, a fronte di un sostegno del 69% per Cameron. A incidere, tra le molteplici ragioni, le posizioni di contrarietà assunte a più riprese da Milliband rispetto alle scelte politiche del governo israeliano, il sostegno alla nascita di uno Stato palestinese e l’accusa di aver taciuto di fronte agli ultimi attacchi antisemiti che hanno colpito l’Europa.
A fronte della debacle di Miliband, non sono però mancate significative affermazioni nell’ebraismo anglosassone. A partire dalla circoscrizione di Liverpool, dove due – Luciana Berger e Louise Ellman – sono state le elette. Per la Berger si tratta di una conferma: più giovane parlamentare ebrea di sempre ed ex direttrice del Labour Friends of Israel, in passato ha sfiorato il ministero della Salute. Tra gli eletti anche Oliver Dowden, candidato conservatore per la circoscrizione di Hertsmere ed ex vicedirettore dello staff di Cameron, che entrerà in Parlamento per la prima volta, e il laburista Fabian Hamilton, candidato nella circoscrizione di Leeds. Sessanta anni, nipote di un rabbino, negli scorsi mesi ha accusato il leader del suo partito di “tradimento nei confronti d’Israele” per la posizione tenuta sul conflitto di Gaza, che a suo dire avrebbe influenzato il voto ebraico. Inoltre, così come Berger, si è astenuto quando Miliband ha esortato i suoi parlamentari a votare in favore del riconoscimento dello Stato palestinese lo scorso ottobre.
I risultati di queste elezioni si possono analizzare anche in relazione a un generale cambio di tendenza nel voto ebraico. Un tempo infatti era radicalmente laburista, tanto che nella vecchia zona dell’East End londinese raggiungeva picchi dell’80 percento.
L’identificazione ebraica con la sinistra è legata anche alle battaglie antifasciste, come quella storica di Cable street del 1936 in cui ebrei, comunisti e irlandesi si coalizzarono contro alcuni agenti della Metropolitan Police Service che scortavano un corteo autorizzato della British Union of Fascists, guidato da Oswald Mosley. Oggi però, come detto, non pochi associano la retorica di gruppi di sinistra che fanno propaganda propalestinese con forte retorica antisraeliana con i circoli e la leadership della sinistra. Tale tendenza suscitato reazioni indignate anche tra storici sostenitori dei labour, come la popolare attrice e columnist Maureen Lipman che – lo scorso ottobre – ha dichiarato la fine del proprio sostegno dopo decadi di fedeltà.
Secondo l’esperto di storia ebraica e di politica britannica Geoffrey Alderman, “la verità è che gli ebrei di questo paese preferiscono che siano dei politici non ebrei a rappresentarli in Parlamento, in quanto hanno la percezione che un parlamentare ebreo corra il rischio di fare troppe concessioni per ottenere consenso tra i non ebrei sfavorendo così gli interessi degli ebrei stessi”.
E mentre già circolano le voci su chi sarà a sostituire Miliband in caso si dimissioni definitive, il candidato sconfitto ‘cinguetta’ il seguente monito: “Il prossimo governo ha l’enorme responsabilità di tenere insieme il nostro paese. Ciò che ci unisce è molto, molto più di ciò che ci divide”.

f.m. twitter @fmatalonmoked

(8 maggio 2015)