Qui Roma – Libertà religiosa e pluralismo culturale
Un dottorato di ebraistica che colma una carenza grave nell’ambito dell’istruzione superiore italiana. Ma soprattutto l’avvio di una Commissione sul pluralismo religioso che non veda fra i nove componenti i rappresentanti delle diverse confessioni, ma esperti di viverse estrazione e sette donne fra gli effettivi.
L’educazione alla conoscenza delle religioni di cui si compone l’Europa, volta al pluralismo e al confronto, è tra le priorità del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca italiano. A ribadirlo con forza è il ministro Stefania Giannini che ha introdotto il prestigioso convegno “Europa e cultura europea. Le religioni come sistemi educativi”, patrocinato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dalla Comunità ebraica di Roma, dall’Università La Sapienza e dal Centro ebraico Pitigliani: “Sono fiera – spiega il ministro – di avere difeso e promosso un dottorato di ebraistica a Ravenna, la cui mancanza era imbarazzante e disonorevole, e al quale – mi piace segnalarlo – contribuisce anche la Conferenza episcopale italiana attraverso l’infrastruttura nazionale di ricerca per le scienze religiose che sosteniamo”.
Un segnale, questo, volto ad appoggiare la formazione specialistica in materie religiose ma non solo: “Nel Ministero – conclude Giannini – ho costituito una Commissione sul pluralismo religioso nella quale non ho nominato dei rappresentanti delle comunità di fede e delle appartenenze, ma degli esperti di diversa estrazione, sette su nove donne, per fornire proposte e dar voce a iniziative come questa”.
Ad aprire i lavori, coordinati dal professor Sergio Botta, è la professoressa Antonella Castelnuovo: “Lo scopo di questo seminario, che si concentrerà il prossimo anno sul cristianesimo e quello dopo sull’Islam, aspira a trovare risposte nell’epoca di incertezza nella quale si ritrova l’Europa. Per combattere islamofobia e antisemitismo crediamo che la prima mossa sia proprio puntare sull’educazione e la formazione dei docenti ad accogliere le diversità di questo continente multiculturale”.
Un impegno condiviso dall’assessore al Bilancio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni che è intervenuta anche a nome del presidente Renzo Gattegna. “Il patrimonio nell’ebraismo per l’educazione – ha spiegato Di Segni – si muove su quattro direttrici: l’affermazione di una propria identità culturale – religiosa; la vita in famiglia e vita come parte di una Comunità; la scolarizzazione e studio e i contenuti formativi e metodologie didattiche. Quattro punti sui quali la stessa Ucei si interroga al fine di promuovere progetti e iniziative e che si basano tutte su un principio cardine: il rispetto della vita umana. Sotto queste direttrici abbiamo appena realizzato occasioni di formazione come ‘Educare al dialogo’ che ha visto gli studenti di tre scuole entrare in contatto con giovani israeliani e arabi”. Guardando alla situazione attuale dell’Europa nel mirino del terrorismo, Di Segni aggiunge: “Diverse cellule si radicano all’interno dell’Europa e raccolgono leve di giovani europei, per una militanza terroristica – questi giovani devono invece trovare fiducia e speranza in una Europa che assicura prospettive di sviluppo professionale, crescita sociale e culturale e da qui va ripensato il nostro lavoro”.
“Quello che dirò sembrerà forse irriverente – esordisce il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici – guardando all’Europa di oggi, osserviamo con preoccupazione il numero di ragazzi, gran parte dei quali cittadini europei, che decidono di unirsi ai gruppi fondamentalisti islamici. Dobbiamo poi assistere alle forze xenofobe, razziste e islamofobe che usano questo tema per farsi avanti: partiti politici che dissimulano in questa cornice posizioni antisemite, ma dai quali gli ebrei europei non devono farsi ingannare. Noi ebrei d’Europa dobbiamo infatti guardarci sia dal fondamentalismo islamico che da quello che, combattendo apparentemente il terrorismo, alimenta il razzismo e la violenza verso gruppi etnici diversi”.
“C’è poi un altro fondamentalismo dal quale dobbiamo guardarci – aggiunge Pacifici – ed è quello laico, che ha portato a situazioni estreme come quella francese. Nel paese c’è stata una guerra quasi maniacale contro i simboli religiosi, penso ad esempio alla proibizione del velo o della kippah nelle scuole pubbliche. Un fatto che ha portato molte comunità a ripiegarsi su se stesse e a far frequentare ai figli scuole private. Istituti che in alcuni casi si sono rivelati luoghi di reclutamento per aspiranti terroristi o che comunque hanno alimentato l’odio. Dobbiamo riappropriarci in maniera sana delle nostre radici e questo la Francia avrebbe potuto saperlo già prima degli eventi tragici di gennaio: mi riferisco all’attacco alla scuola ebraica di Tolosa, ma anche al caso simbolo del giovane ebreo Ilan Halimi, rapito e torturato a morte del quale si è tornati a parlare solo ora. Un modello positivo potrebbe essere quello degli Stati Uniti, un paese laico eppure abitato da gente molto credente e rispettata dalla società”.
A tracciare le prospettive storico-sociali delle religioni d’Europa è poi Alessandro Saggioro della Sapienza il cui intervento “Formazione sulla religioni vs. analfabetismo religioso: il ruolo dell’Università” si è concentrato in particolar modo sul “Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia” (ed. Mulino) steso da Alberto Melloni. L’orizzonte legislativo è stato affrontato dal professor Valdo Spini con “La proposta di legge per l’attuazione della libertà religiosa” che ha richiamato la necessità di una legislazione per le diverse comunità religiose in Italia che ancora non ne dispongono come l’Islam e da Marco Ventura dell’Università di Lovanio (“Il diritto all’educazione e alla cultura religiosa in Europa”) che ha portato all’attenzione dei casi che hanno coinvolto la Corte Suprema Europea.
Il confronto sui diversi modelli ha visto gli interventi di Marco Aquilante, presidente della Fcei (“Il dialogo interreligioso in Italia: il punto di vista protestante”), Franca Eckert Coen di Religioni per la Pace (“Identità plurale”), Isa Abd al-Haqq Benassi della Commissione Educativa della Comunità Religiosa Islamica Italiana (“Educazione interreligiosa: una prospettiva EuroMediterranea”), la presidente del Tavolo interreligioso di Roma Paola Gabbrielli Piperno (“Il Dialogo interreligioso nella costruzione di una società pluralista”) e Giancarlo Penza della Comunità di Sant’Egidio (“A scuola di dialogo interreligioso: lo Spirito di Assisi”).
Il legame tra educazione e informazione ha coinvolto il direttore della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale (“Leggere per crescere – L’esperienza di DafDaf, il giornale ebraico dei bambini”); Elisabetta Bolondi della Federazione Nazionale Insegnanti (“Un percorso didattico: storia e memoria attraverso narrativa e cinema”); Anna Carli, presidente Istituto Superiore di Studi Musicali Rinaldo Franci (“L’intercultura e il linguaggio della musica strumento di unione e di pace”); Franca Rossi, Associazione Context (“Ricerca educativa in contesti multiculturali”); Claudio Paravati, direttore di Confronti (“Mass media e religioni: l’alfabeto della comunicazione”).
Le conclusioni di questa impegnativa giornata di approfondimento sono state affidate alla professoressa Clotilde Pontecorvo, docente di Psicologia dello Sviluppo e Psicologia dell’Educazione.
Prossimo appuntamento il 9-10 settembre al Centro ebraico il Pitigliani con il seminario “L’ebraismo e i grandi educatore del ‘900”.
Rachel Silvera
(11 maggio 2015)