I quattro del Caffè San Marco
Un romanzo e un caffè, uno scambio di idee e bicchiere di vino, una lettera per un amico e un cappuccino per colazione. Lettura, scrittura e cucina si intrecciano tutti i giorni nella vita di un caffè letterario, creando quell’atmosfera che è riuscita a stimolare grandi scrittori triestini come Giorgio Voghera e Piero Kern, immancabili al loro tavolino del caffè San Marco. La stessa atmosfera che si ritrova anche alla Libreria Bardotto di Torino, dove giovedì sera si è svolto l’incontro intitolato ‘Ebraismo ai confini, ai confini dell’ebraismo’, organizzato dalla redazione di Pagine Ebraiche in occasione del Salone del Libro.
Una conversazione sui libri e tra i libri, tra persone che dei libri hanno fatto la loro vita, a cui hanno preso parte il critico letterario Alberto Cavaglion, l’editore di Comunicarte Massimiliano Schiozzi, la psicoterapeuta Helen Brunner, che insieme a lui ha curato quattro volumi su altrettanti scrittori triestini, e naturalmente non potevano mancare le curatrici delle librerie del caffè San Marco, Loriana Ursich, e della libreria Bardotto stessa, Debora Tagliacozzo.
Voghera, Kern, Laura Weiss, Ernesto Nathan Rogers, personaggi “ai confini geografici e politici, confini della Storia e anche dell’identità”, come evidenziato dal direttore della redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale, che ha moderato l’incontro, sono appunto i protagonisti dei volumi editi da Comunicarte e curati da Schiozzi e Bunner. Sono già stati pubblicati ‘Il quaderno di Giorgio V.’ e ‘Il quaderno di Piero K.’, gli altri lo saranno presto. “Proprio per la caratteristica di questi autori di trovarsi ai confini, difficilmente classificabili e omologabili, abbiamo scelto la formula del quaderno, che ci permette maggiore libertà di movimento”, ha spiegato Schiozzi. Autori che hanno fatto la storia della letteratura seduti al tavolino del caffè San Marco, sempre lo stesso. Al punto che Kern, se lo trovava occupato, cacciava gli intrusi senza troppe cerimonie, come raccontato da Brunner. Indaffarato rigorosamente nel suo tavolo d’angolo, Voghera viene invece ricordato da Cavaglion circondato da una schiera di studenti, di cui lui stesso faceva parte ancora giovane iscritto alla facoltà di lettere. “Era un grande inventore di boutades, sia che stesse parlando con uno di noi studenti o con un collega scrittore o con il cameriere del caffè, e un grande scrittore di lettere”, il tributo affettuoso dell’esponente di una generazione che si è formata grazie alle sue frequentazioni. Immediatamente seguito da quello altrettanto appassionato di una giovane esperta dell’autore triestino, la redattrice di Pagine Ebraiche Rachel Silvera, che a Voghera ha dedicato la sua tesi di laurea. “Quando parlo di lui mi perdo nei suoi mille discorsi. E se nei miei primi approcci con Voghera ero intimidita dalla sua scrittura – ha spiegato – poi libro dopo libro sono stata conquistata”.
“Oggi nel caffè si sente la mancanza di quelle figure, che facevano proprio da catalizzatori”, ha osservato Ursich. Da quando il caffè San Marco ha riaperto dopo alcuni lavori di ristrutturazione un anno e mezzo fa, al suo interno Ursich cura una libreria, che ha ridato al locale quella dimensione di polo culturale, anche attraverso le presentazioni di libri e gli eventi che vi si svolgono tutti i giorni. “Fare una libreria oggi significa proprio questo, creare un posto dove le persone vengono e si incontrano proprio perché ci sono i libri”, ha sottolineato Tagliacozzo.
In una tale riunione di addetti ai lavori, non si poteva non discutere del futuro e delle sfide per le librerie e per l’editoria in generale, diverse oggi rispetto a quelle della Trieste di Voghera, Kern, Weiss e Rogers. “Si parla di agire a livello europeo, ma il vero problema è la distribuzione”, ha ad esempio rilevato Schiozzi. “Vi sono dinamiche imprevedibili nella pubblicazione di un libro, fatte di rivalità e diffidenze tra editori”, ha inoltre sottolineato Emilio Jona, presente tra il pubblico, la cui ultima opera intitolata ‘Il celeste scolaro’ uscirà prossimamente per Neri Pozza. Cavaglion ha quindi messo in evidenza un fenomeno degli ultimi anni: il crescente successo della letteratura israeliana in Italia. “A fronte, però, di una conoscenza scarsa del Medio Oriente e di ciò che vi avviene, nonostante se ne parli costantemente. Non ho soluzioni – ha affermato – ma è sicuramente una materia da studiare”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(15 maggio 2015)