La rassegna settimanale di melamed
Scuola e cittadinanza
Melamed è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo italiano che da tre anni è dedicata a questioni relative a educazione e insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna viene inviata a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno responsabilità sul fronte dell’educazione e della scuola. Dalla alcune settimane la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane aggiunge al lavoro di riordino e selezione settimanale un commento, per fare il punto delle questioni più trattate sui giornali italiani ed esteri.
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“Tra i banchi delle scuole torinesi, quasi un ragazzo ogni cinque è straniero. E più della metà rientra in quella categoria che gli esperti definiscono ‘seconda generazione’: sono nati in Italia ma figli di immigrati.” Così inizia un articolo pubblicato da La Stampa il 9 maggio in occasione del seminario “Immigrazione e scuola di cittadinanza”: due giorni dedicati a ragionare sulle sfide poste dai movimenti migratori, sulla lentissima ma indispensabile integrazione che ha quotidianamente luogo sui banchi scolastici e sulla necessità di contrastare, e di insegnare a superare, le paure che nascono dalla convivenza e dal pregiudizio. Ed è Vladimiro Zagrebelsky, direttore del Laboratorio dei diritti fondamentali dell’università di Torino, a spiegare il rapporto fra scuola e cittadinanza: “Al di là della nozione giuridica, di un simbolo sul passaporto, spetta proprio agli insegnanti dare un significato più completo: fatto di diritti e doveri, nel rispetto e nella valorizzazione delle diverse tradizioni e culture”.
Chi boicotta Israele nei campus. Viene ripreso sul Foglio (12 maggio) un articolo uscito il giorno precedente sull’International New York Times: l’editoriale apre sottolineando come l’isolamento dello stato ebraico nelle università americane sia in crescita. “Mentre le università europee da quindici anni si contraddistinguono per l’inimicizia verso Israele e per numerosi casi di antisemitismo, quelle americane erano state finora isole felici del liberalismo accademico. Finora”. L’inchiesta del New York Times racconta come gruppi di boicottaggio di Israele siano presenti in molte università prestigiose, nonostante il loro successo non sia così costante, con le loro proposte approvate in sette campus e respinte in otto. Rav Chaim Seidler-Feller, della University of California di Los Angeles ha commentato: “La retorica è più velenosa di quanto sia mai stata prima. Ci sono ora molti studenti che vedono Israele come parte di quell’establishment a cui si oppongono”.
Scuola e azienda. Ancora sui giornali (Left il 9 e Gazzetta del Mezzogiorno l’11 maggio ) “La ricreazione è finita” il libro di Roger Abravanel e Luca D’Angese. Il primo articolo, firmato da Donatella Coccoli è intitolato “La scuola pubblica piegata all’azienda” inizia così: “Nel bel mezzo della ‘battaglia’ sul ddl della Buona scuola, fa la sua comparsa il ‘profeta’ della meritocrazia, Roger Abravanel, che, pur non facendone parte, discetta di scuola e università. Da lui arriva l’ennesimo de profundis per l’istruzione pubblica.” E continua, poco più avanti: “Gli autori, pur mettendo in conto possibili accuse di aziendalismo, in realtà glorificano solo le imprese, per le quali non riservano una riga di critica.”
Di tutt’altro tono l’intervista ad Abravanel che parla di un libro con una introduzione segnata dalla speranza ed alimentata dalla fiducia nel cambiamento scritta dai due “manager e consulenti cha hanno in Italia acceso il dibattito prima sulla meritocrazia poi sulle regole” e tornanoa parlare ai giovani e ai genitori in un contributo definito ricco di esperienze operative su come ‘Scegliere la scuola, trovare il lavoro’”.
Libri e non solo. Tuttolibri, il supplemento culturale de La Stampa, dedica il 9 maggio grande spazio alle tantissime opportunità offerte a bambini e ragazzi dal Bookstock village, il padiglione che il Salone del libro di Torino dedica ai giovani lettori. Libri, laboratori, storie per giocare, ma anche molte attività didattiche e un bagno nella storia, tra guerre e incontri dedicati alla Memoria della Shoah.
Studiare il Corano. Nella zona orientale del Kenya, quella più vicina al confine con la Somalia dove imperversa la fazione jihadista di al-Shabaab, braccio somalo di Al Qaeda vicino all’Isis, la vita si gioca spesso in quei pochi secondi in cui saper dare una risposta esatta significa non essere trucidati. Non sapere i nomi di Allah o come si chiama la madre di Maometto significa essere riconosciuti come non musulmani, quindi uccisi. il vescovo di Kitui, impegnato ogni giorno nella difesa dei fedeli ha così deciso di insegnare i versi del Corano durante il catechismo. “Non è una resa all’integralismo – spiega Muheria – ma l’unica via, uno stratagemma in nome della sopravvivenza, per proteggere la comunità abbandonata dalle istituzioni”. (il Giornale, 13 maggio)
Piccoli saluti. Molto spazio su diverse testate (Repubblica, Giornale, Libero e Secolo d’Italia) ha avuto il comportamento di un bimbo di quattro anni abituato a fare il saluto romano. All’inserimento all’asilo il suo gesto, quotidiano ed abituale, ha portato le insegnanti a convocare la famiglia, che ha difeso le proprie idee e replicato “Che cosa c’è di strano? Vogliamo dargli un’educazione rigorosa e allo stesso tempo naturale” mentre il padre mostrava con orgoglio la svastica tatuata su un braccio. Molto chiara la risposta delle maestre: “Quel saluto è vietato dalla legge italiana e non è esattamente un gesto adatto ad un bambino di 4 anni che frequenta un asilo”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(15 maggio 2015)