Qui Torino – Salone del Libro
La Kultur che fatto crescere l’Italia

magrisL’Italia, seppur restia ad ammetterlo, ha un debito culturale nei confronti della Germania. La Kultur tedesca ha influenzato profondamente la realtà intellettuale del Bel Paese. E di questa Kultur – che rispecchia una visione del mondo declinata in diversi ambiti, dalla letteratura all’arte, dalla filosofia, alla politica – ha parlato al Salone del Libro di Torino, nel giorno di inaugurazione della rassegna, Claudio Magris. “In un Salone che vede Paese ospite la Germania non poteva mancare un intellettuale a 360 gradi, una delle coscienze critiche più lucide di questi tempi così tormentati”, la definizione di Ernesto Ferrero, direttore della rassegna torinese, del germanista triestino. “Germania: un Paese poco conosciuto, una cultura egemone”, il titolo della lectio magistralis di Magris, organizzata dalla Fiera del Libro di Francoforte e dal Goethe Institut. In primo piano il debito culturale nei confronti di Hegel e Marx, letto attraverso l’idealismo. “Non si può pensare a Croce e al crocianesimo senza l’apporto di questi due giganti della filosofia tedesca” ha commentato Magris. Ma il suo excursus ha toccato alcuni dei grandi nomi della tradizione culturale tedesca, da Brecht a Thomas Mann, da Marx a Nietzsche, fino alla Scuola di Francoforte. Quest’ultima, ha spiegato Magris, “ha avuto il merito di criticare i mali della democrazia senza per questo mettere in discussione le ragioni e il valore dei sistemi democratici”. E di democrazia, e del suo futuro rispetto all’evoluzione del sistema capitalistico, si è parlato oggi in un altro appuntamento del Salone legato alla Germania: “Democrazia e capitalismo
Verso un ordine nuovo?”, il titolo dell’incontro che ha visto dialogare il sociologo tedesco nonché autore di “Tempo guadagnato – La crisi rinviata del capitalismo democratico” (Feltrinelli) , Wolfgang Streeck con l’economista Lucrezia Reichlin, docente della Economics London Business School. A moderare l’incontro del giornalista economico Mario Deaglio. Il rischio identificato da Streeck per i sistemi democratici del terzo millennio poggia sul ruolo assunto da organismi esterni alle stesse democrazie, non eletti dai cittadini ma il cui peso condiziona in modo decisivo l’agire dei governi europei e non solo. In particolare Streeck ha puntato il dito sulle banche centrali, che hanno assunto un ruolo egemone nelle politiche nazionali e continentali senza però avere una forma di legittimazione dal basso e senza avere una forma di controllo. Il sociologo, con un passato nel partito socialdemocratico, ha poi criticato la cancelliera tedesca Angela Merkel per aver affermato che “la democrazia deve essere conforme al mercato”. “È vero il contrario”, la posizione di Streeck, “è la democrazia che deve imporre le regole al mercato”, altrimenti rischia di soccombere a un sistema capitalistico che ha dimostrato le sue fragilità. Non vede invece incompatibilità tra capitalismo e democrazia, la Reichlin, che in passato ha lavorato per il Fondo Monetario Internazionale. “Il sistema democratico è riuscito a superare duecento anni di capitalismo, si è adattato e oggi è un modello adottato da molti più paesi che in passato. È un sistema che presenza una certa resilienza”. Certo ci vuole una regolamentazione più stringente, dichiara Reichlin, rimarcando come Deaglio in precedenza, l’incapacità della maggior parte degli economisti di capire la situazione che ha portato alla crisi del 2008.

d.r.

(15 maggio 2015)