Heidegger e i quaderni neri
Uno shock nel mondo della filosofia. Così la filosofa Donatella di Cesare, docente all’Università La Sapienza di Roma e autrice del volume ‘Heidegger e gli ebrei’ (Bollati Boringhieri) ha definito la pubblicazione in Germania delle prime pagine dei ‘Quaderni neri’, l’ingente raccolta di appunti personali del filosofo tedesco che contengono esplicite tesi naziste, durante la presentazione svoltasi venerdì pomeriggio al Salone del Libro di Torino. A porle domande sul pensiero e le idee politiche di Heidegger e il suo ruolo nelle tragiche vicende della Germania nazista, il giornalista Wlodek Goldkorn.
Il dibattito scaturito all’indomani della pubblicazione dei Quaderni neri, scritti tra il 1931 e il 1969, è legato alle tesi esplicitamente antisemite che vi sono contenute, e che sono oggetto dell’analisi di Di Cesare. Un antisemitismo che la filosofa definisce ‘metafisico’, e cioè radicale, all’origine delle cose, per cui l’ebreo veniva percepito come straniero, o meglio Heidegger usa la parola tedesca che significa ‘immondo’, senza mondo. Il razzismo di Heidegger in non può quindi essere svincolato da quello che era il progetto politico del nazismo: “Esiste l’abitudine a pensare alla Shoah come una follia – ha sottolineato Di Cesare – ma si trattava invece di un progetto politico planetario ed è dunque è troppo comodo parlare di follia, significa astrarlo dal piano della ragione e della Storia”. Heidegger ha secondo lei dunque pienamente aderito a tale progetto politico, costituendo “l’esponente filosofica di punta del nazismo, in quanto il nazismo era una filosofia”.
Dobbiamo dunque continuare a leggere Heidegger? Questa la domanda fondamentale a cui è stata chiamata a rispondere Di Cesare, che tra l’altro è allieva di Hans-Georg Gadamer, uno dei maggiori interpreti di Heidegger, e lei stessa ex vice presidente della Martin Heidegger-Gesellschaft, l’associazione dedicata al filosofo. Secondo la filosofa, non si può prescindere dalla lettura di Heidegger, anche e soprattutto per una comprensione più profonda del fenomeno della Shoah stessa. “Il dibattito mediatico scaturito all’indomani della pubblicazione dei Quaderni neri ha diviso il mondo filosofico e culturale in due”, ha osservato Di Cesare. “Da un lato – ha continuato – vi sono coloro che vorrebbero considerare l’antisemitismo di Heidegger come un incidente di percorso, ma questo è molto pericoloso. Altrettanto pericolosa è d’altra parte l’opinione di chi vorrebbe eliminare il pensiero Heidegger dagli studi di filosofia, in quanto in tal modo si chiuderebbe il dibattito”. Per questo motivo, secondo lei, “Heidegger per noi è indispensabile”.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(17 maggio 2015)