Oltremare – Knesset Show
In Israele ci interessa talmente tanto quello che succede nella politica, che abbiamo un canale televisivo dedicato alla Knesset. Veramente credo che un canale simile esista anche in Italia, ma qui in Israele c’è gente altrimenti guidicabile come ‘normale’ che lo guarda.
Ora, quando uno fa l’aliyah è facile che nel primo anno finisca a fare la canonica visita alla Knesset – parte fondamentale dell’istruzione del nuovo israeliano insieme a lunghe e faticosissime ore a Yad Vashem, e alla salita a piedi a Masada, preferibilmente verso l’ora di pranzo (con 48 gradi centigradi e 2% di umidità), e “veloci che abbiamo fatto tardi!”. I migliori sopravvivono, lungo la strada imparano un po’ di ebraico e si avviano per l’incerta ma ideologicamente inattaccabile vita da israeliani. Infatti, siamo ancora qui.
Quando si visita il palazzo della Knesset, fra un Chagall grande come un arazzo da castello medievale e la navata dei presidenti, non si presta troppa attenzione alla guida che spiega che nella sala del Parlamento ci sono tre telecamere a coprire anche i punti senza poltrone, e un vetro antiproiettile che divide il pubblico dai parlamentari. Pare che in anni caldi qualcuno abbia lanciato dall’allora aperta balconata un oggetto contundente e incendiario. L’israeliano, si sa, è per natura moderato e riflessivo. Ma ho capito solo questa settimana che quel vetro antiproiettile serve anche all’inverso, e protegge il pubblico dalle insubordinazioni verbali degli augustissimi membri della Knesset. Durante la presentazione del nuovo governo di Bibi, le urla che si alzavano da tutte le parti politiche erano un evidente attentato all’udito degli spettatori, ma noi a casa potevamo abbassare il volume. Quelli in sala, ringraziavano la vetrata. Poi mi sono accorta che il Presidente Rubi Rivlin, uno dei pochi in giro con più sale che peperoncino in zucca, non era protetto da alcun vetro, e osservava attonito la scena di sotto. Spero avesse i tappi per le orecchie.
Daniela Fubini, Tel Aviv
(18 maggio 2015)