Raccontare i volti della Shoah

ausch ppaciRaccontare le singole storie, dare un volto al dolore, impegnarsi per mantenere viva la Memoria: questo il presupposto che ha spinto la giornalista Francesca Paci e il quotidiano La Stampa a pubblicare “Se chiudo gli occhi muoio. Voci di Auschwitz”, instant book digitale presentato ieri al Salone del Libro di Torino con l’assessore alla Cultura della regione Piemonte Antonella Parigi; il direttore della Stampa Mario Calabresi; Marzia Luppi, direttrice della Fondazione ex Campo Fossoli; Michele Curto, ideatore del Treno della Memoria; Jadwiga Pinderska-Lech, direttrice della casa editrice del Museo di Auschwitz-Birkenau e gli esponenti di Terra del Fuoco. A introdurre il libro davanti al numeroso pubblico accorso è l’assessore Parigi: “Mi è piaciuto molto l’impegno del Salone sul tema della Memoria, che si è tenuto ben lontano dal diventare retorico e celebrativo. Credo che per rompere la dimensione di tepore che aleggia intorno quando si parla di Shoah, sia necessario mettere in luce il punto di vista individuale, le singole storie, esattamente come ha fatto Francesca Paci. Penso poi al valore dell’incontro con i Testimoni, alcuni dei quali hanno parlato al Salone: il solo vederli fisicamente ha una potenza senza precedenti”.
Calabresi spiega poi come è nata l’idea dell’instant book: “Lo scorso anno avevo realizzato un reportage su Auschwitz interamente pubblicato dal sito della Stampa. Quest’anno, durante il Giorno della Memoria, lo stesso articolo è diventato virale, dimostrando il potere che hanno i testi pubblicati sul web: il digitale non scade ed è sempre reperibile. Grazie alla possibilità del digitale inoltre il libro di Francesca Paci è stato pubblicato nel giro di due mesi”.
“Quando sento parlare di Memoria in crisi – aggiunge Calabresi – sono positivo: credo che oggi la Shoah sia molto più conosciuta e studiata rispetto a 20 anni fa e che la paura di parlarne sia diminuita sostanzialmente”.
A introdurre la sua raccolta di storie è infine Paci: “L’idea mi è venuta dopo aver intervistato il professore negazionista David Irving: parlandogli mi sono resa conto che avvalorava le sue farneticazioni usando molti particolari e mettendo sul tavolo centinaia di documenti. Ho pensato che a delle tesi del genere bisogna rispondere solo con la verità: con la storia di chi ha vissuto l’inferno dei lager. Ho cercato testimoni diversi tra di loro: da chi ha tentato di opporsi ai nazisti, a chi è stato arrestato e deportato solo per aver ospitato partecipanti della resistenza polacca fino a Halina Birenbaum, ospite del Salone”.
“L’unico italiano che ho contattato per farmi raccontare la sua storia – conclude la giornalista – è Alberto Sed, che fino ad ogg si era confidato pochissimo e aveva avuto sempre una certa diffidenza rispetto ai giornalisti. Per molto tempo non parlò: aveva paura che nessuno avrebbe creduto alle sue parole”.

r.s. twitter @rsilveramoked

(19 maggio 2015)