Storie – Lanzmann

mario avaglianoLa storia del rabbino Benjamin Murmelstein, l’ultimo capo del Consiglio Ebraico del Lager di Terezin, è oggetto di un recente libro di Claude Lanzmann, dal titolo “L’ultimo degli ingiusti” (casa editrice Skirà), che dà conto del lungo colloquio tra i due realizzato nel 1975, dal quale il regista francese ha tratto anche un documentario presentato al Festival di Cannes nel 2013.
Come ha scritto Emilio Jona sull’ultimo numero di HaKeillah, Murmelstein per il suo ruolo nel Consiglio del campo e per esservi tornato vivo, era considerato un personaggio ambiguo, un traditore, un collaboratore di Eichmann. Tanto che lui stesso, rovesciando il titolo del libro di Schwarz-Bart, si definiva con amaro sarcasmo “l’ultimo degli ingiusti”.
Lanzmann, ascoltando la sua storia, lo riabilita: “Ho scoperto un uomo di grande onestà morale e intellettuale. Con i nazisti non aveva mai spartito nulla. Non era un collaboratore, solo un disgraziato costretto ad accettare la perversa logica che obbligava gli ebrei ad amministrare la macchina di morte dei campi. Un uomo pratico, coraggioso, capace di far leva sui punti deboli dei suoi aguzzini. I nazisti avrebbero voluto fare di lui una marionetta, ma lui aveva imparato a tirarne i fili da solo”.
È andata proprio così? Jona pone degli interrogativi interessanti sulla ricostruzione di Lanzmann, che vale la pena leggere. Sullo sfondo, due questioni importanti. Una di metodo: il rischio che ogni autore o biografo corre in questi casi, quello di ‘innamorarsi’ dell’interlocutore. Una di merito: la linea di confine ambigua sulla quale tante persone in quel terribile periodo si trovarono in ballo tra la vita e la morte.

Mario Avagliano

(19 maggio 2015)