La Libia preoccupa l’Europa
La Libia sta diventando la base dell’Isis del nord Africa che da qui vorrebbe lanciare i suoi attacchi all’Europa. A lanciare l’allarme, come riporta La Stampa, il Pentagono americano: fonti al suo interno, interpellate dal quotidiano Wall Street Journal, affermano che il Califfato “ha inviato soldi, addestratori e militanti, per costruire una vera presenza nel Paese, che sarebbe già operativa” e starebbe pianificando di colpire l’Europa e il vicino Egitto. In una riunione strategica tenutasi lo scorso marzo e legata alla battaglia contro i jihadisti dello Stato Islamico, “l’ex generale americano Allen, che guida la coalizione anti Isis, aveva detto che gli alleati, inclusi gli Stati Uniti, dovevano essere pronti ad aiutare militarmente gli amici come l’Italia che ‘hanno questo pericolo davanti alle coste’”. Intanto in Iraq, le milizie iraniane si preparano a intervenire per aiutare il governo di Baghdad – fino ad ora cauto nei confronti di Teheran – per combattere la minaccia dell’Isis. “L’occasione che l’Iran cercava per entrare in Iraq”, spiega a Maurizio Molinari (La Stampa) Jonathan Schanzer, ex analista di intelligence sul Medio Oriente per il ministero del Tesoro Usa.
Libia, dall’Isis all’emergenza profughi. “Vogliamo lavorare insieme alla Libia, non contro la Libia”, così il capo della diplomazia europea Federica Mogherini – oggi impegnata in una missione in Israele – in un’intervista su Avvenire sulla questione dei migranti che sta dividendo i paesi dell’Ue. Perché se c’è unanimità di intenti nell’intervenire militarmente sulle coste libiche per fermare gli scafisti (missione che, come spiega il ministro della Difesa Roberta Pinotti al Corriere, dovrebbe essere guidata dall’Italia e per cui si attende il via libera della Libia), non così per la famosa spartizione tra i paesi dell’Unione Europea delle quote di migranti. Il progetto della Commissione Ue è stato bocciato dalla Francia, come spiega Repubblica, con il presidente Hollande contrario ad accogliere “quote di immigrati”. “I Paesi europei devono accettare le quote, non è che mandano le navi e lasciano gli immigrati a Pozzallo. È una partita complicata, ma gli europei devono avere la consapevolezza che qui non c’è in ballo l’Italia, ma la dignità dell’Europa”, ha dichiarato il primo ministro Renzi, che su un possibile intervento militare in Libia ha esplicitamente detto che l’Italia non si muoverà senza l’Onu (“Io non mando le nostre truppe a farsi sgozzare in Libia senza un impegno della comunità internazionale”, il virgolettato del Premier in un’intervista andata in onda su Porta a Porta e ripresa oggi dal Corriere della Sera).
Migranti: per Le Pen è sempre tutta colpa dell’Europa. Intervistata da Repubblica, la leader del Front National Marine Le Pen arriva a dire che “l’Ue è complice dei trafficanti” rispetto all’emergenza profughi che sta impegnando l’Europa. Secondo lei la soluzione alla questione umanitaria legata ai migranti è la chiusura delle frontiere e il respingimento dei barconi come fa l’Australia, l’affossamento del patto di Schengen, e non ultimo la necessità di dare appoggio al regime di Assad per fermare l’emigrazione dalla Siria. Dei costi economici e umani di queste proposte populiste, non vi è però traccia.
Gli equivoci di Bergoglio su Israele e palestinesi. Rispondendo a un lettore sul recente incontro tra il papa e il leader dell’Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas (e in merito alla questione del riconoscimento vaticano dello Stato palestinese), Furio Colombo (Fatto quotidiano) sottolinea come dovrebbero essere altre le priorità della Chiesa per portare la pace in Medio Oriente: in primis la difesa di Israele, che molti paesi arabi vorrebbero vedere distrutto e contro cui la Chiesa stessa ha alle spalle “una lunga traccia di ostilità”. “Per un papa che si dà come vocazione prevalente la pace, c’è molto da fare. – scrive Colombo – Forse, però, non scegliere subito una delle parti (che dipende da altre parti) come “angelo della pace” (il riferimento alle parole pronunciate da Bergoglio durante l’incontro in Vaticano con Abbas, ndr), squilibrando la scena prima di entrarvi”.
Robert Wistrich (1945 – 2015). È morto improvvisamente a Roma Robert Wistrich, lo storico israeliano considerato il maggior studioso vivente dell’antisemitismo contemporaneo, riportano la Stampa e il Giornale. “Titolare del Centro internazionale sull’antisemitismo all’Università ebraica di Gerusalemme e autore di oltre 30 libri sull’odio antiebraico, dalle persecuzioni di Hitler alla delegittimazione di Israele, Wistrich – scrive la Stampa – era uno dei sei accademici della commissione storica ebraicocattolica sulla figura di Pio XII”.
Mishneh-Torah, di nuovo insieme .”’Together Again’ è il titolo della mostra che si inaugura il 20 maggio all’Israel Museum di Gerusalemme. Fino al 26 dicembre saranno infatti di nuovo insieme, dopo secoli di separazione, le due parti di un importante manufatto umanistico del Mishneh-Torah, il monumentale codice di diritto ebraico composto nella seconda metà del XII secolo dal filosofo, astronomo, medico e leader religioso Mosè Maimonide” (Osservatore Romano).
Daniel Reichel
(20 maggio 2015)