Sud di Israele, sirene e tensione
Nelle scorse ore le sirene d’allarme antimissile sono tornate a suonare nel Sud di Israele. Martedì sera, intorno alle 21 ora locale, alcuni razzi sono stati lanciati da Gaza contro il territorio israeliano; uno è caduto vicino alla cittadina di Gan Yavne, nei pressi di Ashdod. Non sono stati riportati danni a persone o edifici, ha fatto sapere l’esercito israeliano che nella notte ha risposto al fuoco proveniente da Gaza, colpendo “quattro postazioni terroristiche nel Sud della Striscia”, secondo quanto dichiarato dal portavoce di Tsahal Peter Lerner. Al momento non risultano rivendicazioni per il lancio dei razzi di ieri sera contro Israele. “Noi riteniamo responsabile Hamas per tutto ciò che accade a Gaza”, ha ribadito Lerner. Sui quotidiani italiani, poca attenzione alla vicenda (Sole 24 Ore e Fatto Quotidiano).
Roma-Gerusalemme, insieme per la ricerca. L’Università Europea della Capitale e l’Università Ebraica di Gerusalemme lavoreranno a “un percorso di ricerca comune su progetti che riguardano l’uso delle risorse idriche, dei giacimenti di gas per la produzione di energia, l’utilizzo delle biotecnologie, e l’interazione della ricerca scientifica con la cultura umanistica” (Avvenire). Il progetto è stato presentato ieri all’Associazione stampa estera della Capitale e la sua prima tappa sarà un incontro a Gerusalemme, il prossimo 22 giugno, con diversi relatori tra cui il demografo Sergio Della Pergola, docente dell’Università Ebraica.
Il piano Ue per l’emergenza profughi. Oggi la Commissione europea è chiamata ad approvare il piano che prevede di distribuire tra i paesi dell’Ue 40mila migranti sbarcati di Italia e Grecia (si tratta di eritrei e siriani). Nel progetto, anche l’estensione dell’area operativa di Triton, l’operazione di salvataggio in mare delle imbarcazioni dei migranti. Per Repubblica, la Commissione è indirizzata verso l’approvazione del piano che dovrà comunque essere ratificato dai singoli governi. “Vedremo se l’Ue avrà un volto solidale – ha dichiarato il Primo ministro Matteo Renzi – Sono molto ottimista, ma finché non si interviene in Africa le quote sono un palliativo. Nei prossimi mesi lItalia farà cose mai fatte prima: tornare a investire sulla cooperazione internazionale, in particolar modo in Africa”.
Milano, la start-up che mette in rete le professioni. “Dai banchi della scuola ebraica a quelli dell’università. Per anni hanno cullato la loro idea. Cinque per sviluppare il giocattolo tecnologico. L’hanno chiamato Praber, con ispirazione ai loro studi classici. Dal latino praebere, fornire una prestazione”. Così il Corriere della Sera (nelle pagine dedicate a Milano), racconta l’idea diventata app di cinque ragazzi milanesi “che hanno deciso di incrociare la domanda di prestazioni per la casa (dal servizio di baby sitting alla manutenzione, alle emergenze idrauliche) con le offerte dei professionisti” e realizzare una piattaforma digitale per metterle in comunicazione.
Israele-Lombardia, sanità a confronto. “Costruzione di un Sistema Sanitario Globale”, è il titolo della conferenza che si terrà domani (9.30) al circolo della Stampa di Milano. “L’iniziativa mette a confronto il sistema sanitario lombardo con quello israeliano – spiega Libero -; l’organizzazione del territorio da un punto di vista socio-sanitario nei due Paesi; il diverso ruolo e la diversa considerazione sociale che i medici egli altri operatori sanitari occupano nei due Sistemi”. L’evento è stato organizzato da Mediterranean Solidarity Association (MSA), è patrocinato dalla Comunità ebraica di Milano e vedrà la partecipazione tra gli altri dell’ambasciatore israeliano Naor Gilon.
L’Arabia della discordia. Continua a far discutere la questione legata all’invito, poi ritirato, da parte del Salone del Libro di Torino all’Arabia Saudita ad essere il prossimo Paese ospite della rassegna. “Diventa un caso politico-diplomatico la presenza saudita al Salone del libro 2016: – scrive La Stampa – i nuovi vertici della kermesse sono contrari, la giunta comunale di Torino è invece favorevole. E la città si divide”.
Bagdad e l’operazione anti-Isis. L’esercito iracheno da ieri è impegnato in una nuova operazione contro le milizie del Califfato. L’obiettivo, riconquistare la città di Ramadi, che secondo gli americani è caduta troppo in fretta in mani nemiche. Ma l’azione del governo di Bagdad, spiega Repubblica, non “sarà facile perché i jihadisti hanno armamenti moderni strappati ai governativi e arrivati attraverso una rete di alleati sunniti”. Intanto preoccupano le risposte al sondaggio lanciato dalla televisione del Qatar Al Jazeera: “sostieni le vittorie dello Stato islamico in Iraq e Siria?”, la domanda posta dalla rete araba. L’80 per cento di chi ha risposto (quasi 40mila utenti) ha dichiarato di sostenere le vittorie dell’Isis. “Generalizzare in realtà è scorretto, – scrive La Stampa – perché ci riferiamo ad un sondaggio digitale condotto dalla televisione «al Jazeera» fra il suo pubblico, che ha un valore scientifico molto relativo. Però un’indicazione, una misura della popolarità del Califfato la offre”.
Daniel Reichel
(27 maggio 2015)