Expo 2015 – La complessità, un valore

carmi2Dare un senso al segno, capire il valore di un simbolo, puntare su una comunicazione coerente ma che non sfugga per forza alle complessità. La redazione giornalistica UCEI a confronto con il designer Elio Carmi, padre del logo del Padiglione Italia, vicepresidente della Comunità ebraica di Casale Monferrato e protagonista dell’intervista del mese che appare sul numero di giugno del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche in distribuzione.
“Ho constatato la messa in pratica del logo per il Padiglione Italia di Expo visitando il negozio che vende i gadget. Sono soddisfatto nonostante il lavoro di demolizione attuato dai pessimisti che hanno boicottato l’Esposizione universale, credo che il risultato sia più che buono. Trovo però che questa distruttività che ha anticipato l’apertura di Expo sia stata preoccupante; n ogni famiglia che si rispetti c’è qualcosa che non va ma la maldicenza e i preconcetti vanno combattuti con tutte le nostre forze. E il primo ad insegnarcelo – ha affermato Carmi – è proprio l’ebraismo”.
“La marca si fa portatrice di senso – ha proseguito il creativo – non è solo un disegnino ma un vissuto esperienziale, racconta una storia. Quando bisogna idearla è necessario studiare la sua applicazione per tutti i cinque sensi, compreso il suono. E quando la grafica incontra il marketing di un prodotto nasce quelle che si definisce il branding, che è sempre più legato alle persone e alle loro esigenze”.
Marchio del Padiglione Italia è un fiore tricolore, complesso anche in ragione della complessità che caratterizza il paese che vuole rappresentare. Un progetto che, spiega il suo ideatore, “poggia su principi solidi e su una flessibilità di uso che si può riadattare ai materiali più diversi. Il nostro messaggio da veicolare è l’orgoglio, orgoglio Italia”.
Un marchio complesso che per Elio Carmi si sposa perfettamente con le complessità dell’ebraismo: “Chi ha detto che la complessità sia negativa? Credo che anzi essa sia portatrice di molte possibilità, basta saperle valorizzare. Lo stesso dovrebbe fare l’ebraismo italiano aprendosi di più senza per questo perdere la propria identità”.
expoApprezzamento per il lavoro svolto dal Padiglione Israele. Anche nell’utilizzo del logo, mobile e adatto alle trasformazione. “Del resto – ha sottolineato Carmi – Israele sta diventando un polo interessante per la grafica e il branding con esempi come quelli di Yossi Lemel e Oded Ezer”.
A confronto con la redazione anche l’agronomo e collaboratore di Pagine Ebraiche Roberto Jona. “Ho molto apprezzato il lavoro fatto nel Padiglione Israele, Fields of Tomorrow, che attraverso la sua parete coltivata fa mostra della propria competenza in campo dell’agricoltura. In quanto agronomo – le sue parole – non posso che confermare la leadership di Israele nel settore attraverso tecnologie sempre più avanzate e l’impegno nel limitare il consumo di acqua”.
“La storia agricola di Israele è molto affascinante. Inizia per mano di giovani appena trasferitisi in Israele che non avevano alcuna competenza in campo agricolo; erano figli di sarti o professori e questa loro mancanza gli ha in qualche modo agevolati, portandoli ad elaborare nuove tecniche senza essere ancorati al passato. Più le difficoltà del territorio e storiche crescevano, più venivano creati strumenti per la coltivazione esportati adesso in tutto il mondo. Un esempio pratico – ha spiegato Jona – è quello di Yoel De Malach, al secolo Giulio De Angelis, il figlio di un burocrate italiano trasferitosi nell’allora Palestina mandataria per sfuggire alle persecuzioni, che inventò i mitici tubi a goccia”.
Jona lancia poi un monito: “Credo sia necessario per il mondo, e l’Italia in particolare, riscoprire il valore dell’agricoltura, auspicare il ritorno alle campagne. La deruralizzazione ha fatto dimenticare all’uomo come creare il cibo, gli ha fatto perdere il contatto con il terreno. E per questo nutrire il pianeta, il motto dell’Expo 2015, non sembra sufficiente. Bisogna tornare a creare”.

r.s. twitter @rsilveramoked

(Nell’immagine in alto il confronto con Elio Carmi, in basso la redazione davanti alla parete verticale del Padiglione Israele)