Yakir Arbib: “Ogni cosa è musica”

Schermata 06-2457183 alle 11.28.45La Rapsodia in blu di Gershwin, Ticket to ride dei Beatles, Hava nagila: c’era tutto questo al concerto di Yakir Arbib al teatro Vascello di Roma, ma quelle che il pubblico ha sentito non erano le solite melodie. D’altra parte non era possibile che ciò si verificasse, dal momento che l’esibizione era interamente basata su improvvisazioni del giovane pianista e compositore classico italo-israeliano, a partire dall’ispirazione del momento o da melodie già note, spesso suggerite dagli spettatori in sala, rielaborate per crearne di nuove e inedite.
Le mani di Yakir si muovono incredibilmente veloce sulla tastiera mentre la sua immaginazione prende vita nota dopo nota e si trasforma in musica, con un ritmi e stili che cambiano costantemente coinvolgendo chi ascolta in una continua scoperta. Ma essere fra il pubblico a un suo concerto è qualcosa di più che un semplice ascolto. Arbib infatti, dopo l’esecuzione di alcuni brani inventati ex novo, come avviene spesso ai suoi concerti anche nel corso di quello romano ha chiesto al pubblico di suggerirgli dei motivi da cui partire per una reinterpretazione. “In questo modo – ha sottolineato – rendo il pubblico partecipe del mio processo creativo”.

In tale scambio artistico è dunque fondamentale il concetto di attenzione, come sottolineato dal musicista Franco Bottone (protagonista di una campagna di crowdfunding il cui ricavato sarà utilizzato per diffondere maggiornamente l’opera di Arbib). “In questo caso – ha specificato Bottone – si va oltre le lettere del termine ‘attenzione’, con i suoi molteplici sensi di ‘tendere’ qualcosa ma anche di ‘attendere’ di ricevere qualcos’altro, creando una empatia speciale con l’artista sul palco”.

Canzoni iconiche della musica pop, colonne sonore di grandi film, brani tradizionali e pezzi di compositori all’avanguardia – dalla platea i suggerimenti si sono susseguiti senza tregua. “Le persone – dice – riescono sempre a stupirmi”. Ma ogni cosa, nel vero senso della parola, può essere musica per Yakir, che per un’esecuzione ha preso spunto ad esempio dal canto di un uccello. “L’ho sentito poco fa – ha raccontato – doveva essere un merlo o un pettirosso, e mi ha fatto molto pensare”.

Yakir Arbib è nato 26 anni fa a Gerusalemme, ma i suoi genitori sono italiani ed è in italiano che spiega quali sono i concetti chiave della sua musica. Il suo rapporto con il pianoforte è iniziato all’età di quattro anni, a quattordici è stato introdotto nel mondo del jazz, e nel 2008 ha vinto in Italia il Premio internazionale Massimo Urbani. Ma poco dopo la pubblicazione, un anno dopo, del suo primo album intitolato “Portraits”, la sua carriera ha subito un’altra svolta radicale verso la musica classica (“Ho tagliato tutti i ponti con il jazz perché ne ho intuito i limiti e volevo sentire strutture più complesse”). E così Yakir si è iscritto alla Berklee College of Music a Boston, dove si è laureato nel 2013. Dell’improvvisazione ha fatto la sua cifra stilistica: “I compositori del passato che ammiro – spiega – erano tutti grandi improvvisatori ed era per questa qualità straordinaria che erano apprezzati e conosciuti, mentre ai nostri giorni sento che manca questo elemento della spontaneità”.

E dunque anche il concerto romano, che come tutte le sue improvvisazioni Yakir definisce “una bellissima sfida”, non poteva che concludersi così: “Io stesso ho sentito queste musiche per la prima volta”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(9 giugno 2015)