Qui Padova – Un Museo per raccontarsi

Ex_grande_sinagoga_tedesca_Padova_2 Si chiamerà Museo della Padova Ebraica, e già il nome indica la particolarità del nuovo museo che verrà inaugurato il 18 giugno nella città veneta.
Un museo che non presenterà al pubblico solo l’ebraismo e la sua storia in termini generali, ma anche la storia di una Comunità affermatasi nei secoli come polo di cultura e laboratorio di idee a livello internazionale, come vi avevamo raccontato nelle anticipazioni apparse sugli ultimi numeri del giornale di cronache comunitarie Italia Ebraica.
Il museo, ospitato nell’ex sinagoga tedesca, entrerà da subito in sinergia con altri musei ebraici italiani e andrà a inserirsi nell’ossatura di un vero e proprio itinerario nazionale.
A festeggiare questo importante traguardo anche il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che taglierà il nastro rosso del museo assieme alla dirigenza della Comunità, al rabbino capo, ai tanti amici che si ritroveranno a Padova per celebrare l’evento.

Una stanza luminosa e chiara, che porta ancora i segni di uno splendore che oggi purtroppo rimane solo nelle fotografie in bianco e nero. Sarà l’ex sinagoga tedesca a ospitare la sede del nuovo Museo della Padova Ebraica, che verrà inaugurato il 18 giugno. Come il nome spiega già da sé, il museo racconterà ai visitatori l’ebraismo e la storia della città veneta in tutta la loro unicità e con un’esposizione innovativa e originale.
La sinagoga tedesca di Padova fa sicuramente parte di quel grande patrimonio che caratterizza una Comunità piccola ma ricchissima dal punto di vista storico e culturale. Edificata a partire dal 1522 e inaugurata nel 1525, la “scola” sorge in pieno centro storico oltre che al centro di quello che fu il Ghetto, ed era collegata con la sinagoga di rito spagnolo, a sua volta collegata con quella italiana, l’unica attualmente in funzione.
La sua architettura cambiò più volte nel corso dei secoli, per fare in modo di poter accogliere gli ebrei di tutte le provenienze che affluivano in città, centro di vita ebraica sempre attivissimo, per il quale passarono alcune tra le più grandi figure dell’ebraismo italiano e mondiale. Tra i vari fattori che favorirono questa fioritura intellettuale, giocò un ruolo il fatto che l’università della città rappresentasse un’eccezione nel panorama italiano ed europeo, ammettendo gli studenti ebrei anche da prima che il Ghetto fosse aperto.
Nel 1926 l’edificio rischiò di rimanere distrutto in un incendio, ma per fortuna si riuscì a fermarlo, e la data viene ancora considerata degna di essere ricordata in uno dei quattro Purim aggiuntivi che si usa festeggiare nella Comunità locale, aggiunti al calendario per ricordare eventi della sua storia che avrebbero potuto essere terribili ma miracolosamente non lo furono. Nel 1943 però la sinagoga non sfuggì all’incendio appiccato da squadre fasciste. Completamente distrutto nella parte bassa, con gli arredi dispersi, fu inaugurato nuovamente nel 1998 dopo la ristrutturazione finanziata dalla Comunità ebraica, durante la quale, tra l’altro, fu scoperto anche uno scantinato con un mikveh. “Questo restauro ha costituito
un grande investimento per la Comunità ebraica di Padova, ma per anni nella funzione di sala per congressi non e stata sfruttata appieno”, spiega il presidente e consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane Davide Romanin Jacur. Con la nascita del Museo della Padova Ebraica, l’edificio torna a ricoprire il ruolo di polo culturale per l’ebraismo padovano che ha ricoperto per cinquecento anni. Quello che rimane della sua architettura originaria ha infatti funto da base per una delle due parti in cui si dividerà il Museo, sviluppata con l’aiuto dell’innovazione tecnologica.
“Ci sarà un’installazione che si chiama ‘visione per immersione’, ossia verranno proiettati dei video alti circa cinque metri sulle tracce architettoniche dei due ordini dei matronei scomparsi, le cui nicchie saranno usate come schermi per illustrare la biografia di alcuni illustri ebrei padovani” ha spiegato Gadi Luzzatto Voghera, storico e consigliere della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia che sta coordinando la realizzazione del museo ad opera di alcuni gruppi di lavoro insieme al rabbino capo Adolfo Locci (nella foto) e la responsabile dell’Area museale per la società Pierreci Codess Coopcultura Michela Zanon.
I personaggi la cui storia viene interpretata sono appunto alcune tra le più importanti personalità della storia ebraica mondiale che con la città di Padova hanno avuto un legame molto stretto: tra questi il filosofo Don Itzhak Abrabanel, Yehuda Mintz e suo figlio Avraham Mintz, fondatore della Yeshivah di Padova, Moshe Chayim Luzzatto, conosciuto con l’acronimo di Ramchal, e Shemuel David Luzzatto, rabbino presso il Convitto Rabbinico Lombardo Veneto, il primo istituto nazionale di formazione rabbinica inaugurato a Padova nel 1829 oggi Collegio Rabbinico Italiano con sede a Roma dal 1870.
L’altra sezione del museo sarà invece costituita da tradizionali bacheche contenenti i numerosi e preziosi oggetti rituali appartenenti alla Comunità di Padova, esposti a rotazione, tra cui Luzzatto Voghera segnala una Meghillat Ester miniata e decorata, un tappeto Mamelucco ebraico, che ha già girato il mondo come prestito in varie mostre e ora trovera la sua collocazione definitiva nel museo, un’insolita scatola‐calendario di legno per contare i giorni dell’Omer, una collezione di 40 sefarim, e molti altri argenti e ornamenti.

Francesca Matalon

Da Italia Ebraica, maggio 2015

(14 giugno 2015)