Oltremare – Silenzio

dfubiniQuando ero ragazzina, una bambina poco più piccola di me fece sorridere gli adulti un giorno quando sua madre le chiese: “Come mai sei così silenziosa?” e lei rispose serafica: “Sto riflettendo”.
Avrà avuto otto anni, e da allora mi chiedo su che cosa potesse riflettere una bambina di quell’età. Ma sono tuttora amica di quella bambina, e la sua propensione alla riflessione non si è rovinata con l’età. Il silenzio. Assenza di parole, o di rumore. Non è una condizione facile de raggiungere nel nostro mondo, e in Israele intere legioni di cercatori di silenzio si arroccano in certi seminari nel verde Nord o nel deserto rosato – intere settimane in cui si vieta a sé e agli altri di pronunciare parole. Pare faccia molto bene.
Di certo farebbe bene a tutti quelli che sbraitano punti esclamativi a go go e maiuscole e parolacce e insulti sui social network da mattina a sera. Che quelle non sono parole che fanno suono, ma di certo fanno molto rumore, spesso del tutto inutile. A volte, potenzialmente dannoso. E lo dico sentendomi anche io parte della piccola e disorganizzata armata brancaleone che posta e commenta su Facebook, nel mio caso soprattutto quando le tendenze anti-israeliane del giornalismo italiano superano il limite del tollerabile.
Ci sono però occasioni in cui il nostro reagire a provocazioni belle e buone è un cadere in trappola. Facebook non può essere una alternativa alle vie legali. Se i provocatori postano dichiarazioni tanto deliranti quanto antisemite (e Israele sempre più spesso è un pretesto, una ennesima manifestazione dell’ebreo, odiato con immutata violenza), non serve riempire le bacheche di insulti al provocatore di turno. Anzi, si regala a quei provocatori spazio che potrebbe essere invece usato per promuovere Israele in senso positivo. Gli antisemiti che sono così stupidi e imbelli da scrivere cose che possono essere portate in tribunale, vengano (e in fretta) portati fuori da Facebook e dentro un tribunale. Sugli altri, può calare un silenzio di gelo e isolamento. E sui wall fa una figura molto migliore un video sulla nuova medicina contro il cancro. Made in Israel.

Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini

(15 giugno 2015)