Dopo le parole di Bergoglio su Auschwitz
La Shoah e l’indifferenza

Le scelte influiscono sul corso della storia. Gli Alleati “avevano le foto delle linee che portavano i treni ai lager come Auschwitz per uccidere gli ebrei e anche i cristiani, i rom, gli omosessuali. Perché non hanno bombardato?” l’interrogativo lanciato da Torino da papa Bergoglio. E ancora “Perché le grandi potenze non fermarono le uccisioni degli armeni, più di un milione di persone?”. “Non agirono per interesse”, la risposta di Bergoglio che attraverso l’esempio delle più grandi tragedie del passato, ha voluto sottolineare la necessità di non voltare le spalle alla sofferenza altrui. Parole importanti e positive, concordano gli storici Anna Foa, Marcello Pezzetti e Michele Sarfatti a cui Pagine Ebraiche ha chiesto una valutazione sulle affermazioni del papa. “Quando autorità di questo livello si Foaesprimono così forte contro quanto è accaduto durante la Shoah, citando la persecuzione degli ebrei, dei rom, degli omosessuali, e ricordando il genocidio armeno, è sicuramente un fatto positivo”, il commento di Anna Foa che ha ricordato come Bergoglio abbia detto parole chiare contro la persecuzione degli ebrei così come sulla tragedia armena. “È come se fosse esplosa una bolla”, sottolinea la storica. “Volendo si potrebbe aggiungere una postilla – la riflessione di Michele Sarfatti, direttore del Centro di documentazione ebraica di Milano (Cdec), d’accordo nel ritenere importanti le dichiarazioni torinesi del pontefice – se parliamo non di chi fu responsabile o connivente rispetto alla Shoah ma di chi aveva il compito di assistere le sarfattivittime, possiamo fare una considerazione: anche la Santa Sede, durante la Shoah, non lanciò un grido pubblico di allarme. Anche Pio XII è stato frenato da considerazioni contingenti e pubblicamente, per evitare ritorsioni sulla Chiesa, non fece suonare nessun campanello contro le persecuzioni”. Un punto, quest’ultimo su cui si concentra l’analisi di Marcello Pezzetti, direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma, che precisa: “Bergoglio ha ragione a lamentarsi dell’inazione degli Alleati di fronte a quanto succedeva nei campi di concentramento ma parlare di interesse mi sembra una semplificazione: per quanto per noi non sia possibile comprenderlo, per le forze alleate allora l’obiettivo primario era sconfiggere i nazifascisti sul campo e non liberare le vittime della persecuzione. E in merito alle vittime non posso non pensare alla riflessione autocritica che dovrebbe fare la Chiesa: non fece nulla pubblicamente per evitare l’emarginazione marcello_pezzettidegli ebrei e delle altre minoranze. Non ci fu una voce chiara contro la promulgazione delle leggi razziste che spalancarono le porte alla Shoah”. L’invito di Pezzetti è dunque a una riflessione interna alla Chiesa su quando accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale. Rimane d’altra parte, sottolinea Pezzetti così come Foa e Sarfatti, l’attualità del messaggio lanciato ieri da Bergoglio sulla necessità oggi di agire contro l’indifferenza. “Non si può non sottolineare come quanto detto dal papa sia un invito pienamente condivisibile – sottolinea Sarfatti – A ciascuno di noi spetta di operare di fronte alla sofferenza, è un messaggio forte di partecipazione”. Un messaggio che richiama, ricorda Foa, le persecuzioni di cui sono oggi vittime i cristiani nel mondo.
E sull’agire contro l’indifferenza, Pezzetti tiene a ricordare quando stanno facendo in queste ore “gli amici di Binario 21 (Memoriale della Shoah di Milano) e Liliana Segre che con azioni concrete si sono messi a disposizione della città di Milano per dare ospitalità ai profughi. Questi sono esempi dirompenti di cui possiamo andare fieri”.

Daniel Reichel

(22 giugno 2015)