Korach…

Korach sembra aver sposato il concetto postmoderno di ‘dittatura del relativismo etico e spirituale’. Nonostante il suo status di Levi, Korach credeva di poter diventare il Kohen Gadol. Ramban spiega (Bamidbar 16,21) che Korach ha portato la nazione a credere che anche uomini comuni possano avere il ruolo di Kohanim nelle sue parole: “L’intera comunità è santa”. Se la santità divina è presente in mezzo a tutta la nazione, allora sicuramente ogni individuo è padrone della ‘propria verità spirituale ed etica’. E tuttavia, dovremmo invece cercare di comprendere che l’uomo non è al centro dell’universo e che la Torah non è un ‘menù’ dal quale decidere autonomamente cosa prendere. Non confondiamo ‘religione’ con ‘umanesimo’, ‘la religione di D-o con l’uomo’ con la ‘religione dell’Uomo su D-o’. Il fatto che la Torah sia intessuta di comandamenti attesta il rinnovarsi, in ogni istante, dell’amore di D-o per l’uomo, senza il quale l’amore comandato nei comandamenti non avrebbe potuto essere comandato. L’etica non è un prodotto sociale. La Halachà non è un codice etico autonomo di stampo kantiano, dove l’uomo è in grado di gestire razionalmente la sua condotta, ma riposa nella normatività della base rivelativa della Torah, perché solo essa costituisce la risposta plausibile alla necessità trascendentale di una fondazione dell’etica. È l’evento religioso che fonda l’etica.

Paolo Sciunnach, insegnante

(22 giugno 2015)