A Berlino cambia la musica, la scelta di Kirill Petrenko

Kirill-PetrenkoKirill Petrenko sarà il nuovo direttore dei Berliner Philharmoniker. Raccoglie l’eredità di Sir Simon Rattle, che dopo 13 anni di intenso lavoro ha deciso di lasciare l’orchestra e tornare in patria, per dirigere la London Symphony Orchestra.
In una prima consultazione, avvenuta lo scorso 11 maggio, non si era giunti ad alcuna decisione e si era stabilito di posticipare la nomina al prossimo anno e invece, a sorpresa, è arrivata la ‘fumata bianca’. Caso unico al mondo, lo statuto dei Berliner Philharmoniker, redatto al momento della fondazione (1882), prevede che siano i componenti stessi dell’orchestra a eleggere il proprio direttore, in modo autonomo e democratico. È una scelta difficile, non sono in molti a poter assumere la guida di un’istituzione che è cresciuta sotto il tocco di Furtwangler, Von Karajan e Abbado e che, a quanto si dice, è un tantino ribelle. “Un’orchestra di molte opinioni”, l’ha definita Sir Rattle, “dirigerli è il lavoro più bello e più duro del mondo”.
L’assemblea si è riunita il 21 giugno in un luogo rimasto segreto fino all’ultimo ed è durata 11 ore. I 124 musicisti hanno tenuto Berlino con il fiato sospeso, rimandando sei volte l’annuncio ufficiale nel corso della giornata e solo dopo diverse tornate di voti, è stato eletto con la maggioranza assoluta Kirill Petrenko, che ha così superato Andris Nelson, direttore della Boston Symphony, scelto per imprimere una svolta moderna e Christian Thielemann, baluardo della tradizione, legato ai movimenti di destra in Germania.
Alla fine ha vinto lui, Kirill Petrenko, nato nel 1972 a Omsk, una grande città della Siberia, non lontana dal confine con il Kazakistan.
È un ebreo russo, figlio di una musicologa e di un violinista, che studia pianoforte e fa la sua prima apparizione pubblica a 11 anni, come in un bel racconto di Isaac Singer o nelle pagine ironiche di Morley Torgov. Nel 1990 la famiglia si trasferisce in Austria perché il papà è stato assunto dalla Voralberg Symphony e l’anno successivo Kirill si iscrive all’Università di Musica e Performing Arts di Vienna dove si forma sotto la guida di grandi maestri come Uros Lajovic e Semyon Bichkov.
Debutta come direttore nel 1995 proprio a Voralberg e di qui inizia la sua incredibile ascesa: dal 1997 al 1999 Kapellmeister della Vienna Volksoper, dal 1999 al 2002 direttore musicale del Meininger Theater, dal 2002 al 2007 direttore musicale della Komische Oper Berlin, un teatro che produce spettacoli dalla regia originale e anticonformista e che dal 2012 è diretto da Barrie Kosky, anche lui della generazione Petrenko, anche lui con famiglia ebraica in cui si intrecciano Russia, Polonia e Ungheria. Attualmente il neodirettore dei Berliner ha un contratto come direttore musicale della Bayerische Staatsoper ed è vincolato fino al 2018, per cui staremo a vedere se deciderà di dare le dimissioni o se, come si dice sui giornali in Germania, terrà per qualche tempo entrambe le posizioni.
Petrenko è dotato di talento e sensibilità nonché di una solida formazione accademica e ha la gestualità e l’energia comunicativa di Leonard Bernstein. Dirige con passione, confermando con il corpo e l’espressione del viso quanto dicono di lui i colleghi: “È un uomo dedito alla musica, che non si preoccupa del successo personale ma solo dell’integrità dell’arte”. Ha l’aria del bravo ragazzo e un simpatico accento in inglese che tradisce le sue origini. È una persona semplice, profondamente umana, che alla notizia della sua elezione ha detto emozionato: “Abbraccio l’orchestra…”.
Il consenso è unanime, il ministro della Cultura tedesco Monika Grutters ha parlato di “piacevole sorpresa, scelta brillante, segnale forte”.

In realtà potremmo definirla una svolta epocale. Petrenko è il primo ebreo nonché il primo russo della storia a ottenere il ruolo di direttore dei Berliner Philharmoniker, che negli anni bui del regime nazista si trasformarono in Reichsorchester. Subito dopo la presa del potere da parte di Hitler furono reclutati per allietare le serate di gala del partito e i grandi eventi, come i giochi Olimpici del 1936 e i Raduni di Partito, che ogni anno si svolgevano a Norimberga e si aprivano con la rappresentazione dei Maestri Cantori di Norimberga di Wagner. L’orchestra trascorse gli anni del Terzo Reich tentando di trovare un equilibrio tra l’obbedienza al regime e il desiderio di preservare un’autonomia dal punto di vista artistico. Nel novembre 1933 fu istituita la Reichsmusikkammer, Dipartimento Musica del Reich, con il duplice obiettivo di promuovere la buona musica tedesca ariana e stabilire criteri di purezza al fine di definire la cosiddetta Entartete Musik, la Musica degenerata. A supervisionare il lavoro era il ministro della Propaganda Joseph Goebbels, ma la presidenza era affidata a Richard Strauss. Furono messi al bando i compositori ebrei, tra cui Felix Mendelssohn e Arnold Schoenberg e quelli politicamente scomodi, come Alban Berg e cominciò la persecuzione capillare degli artisti ebrei e zingari in tutta Europa, compresi quelli impiegati nei Berliner Philharmoniker. Nel 1935 anche l’agenzia spettacoli Wolff, gestita da ebrei e responsabile di molti ingaggi dell’orchestra, fu sconfitta dalle misure repressive del nazismo e dovette chiudere i battenti. A quel punto i Berliner Philharmoniker erano ormai judenfrei.

Ironia della sorte, ottanta anni dopo è proprio un ebreo ad assumere la guida di quell’orchestra da cui gli ebrei furono cacciati. Kirill Petrenko riscatta chi fu colpito dalle persecuzioni razziali, proprio lui che, sempre per ironia della sorte, ha raggiunto la fama internazionale dirigendo la Saga dei Nibelunghi di Wagner, il simbolo musicale per eccellenza dell’ideologia antisemita.

Maria Teresa Milano

(25 giugno 2015)