Libro su libro – L’analisi del conflitto
secondo un generale dei Carbinieri

Schermata 06-2457199 alle 14.08.19 Un libro sul conflitto israelo-palestinese scritto da un generale dei Carabinieri, Pietro Pistolese e da Simon Petermann, professore di scienze politiche presso le università di Bruxelles e Liegi (“La terra, il sangue e le parole: Israele e Palestina, un percorso minato verso la pace”, editore Stefano Termanini di Genova), ci parla del conflitto mediorientale da una prospettiva nuova.
I due autori si sono conosciuti molti anni fa durante una missione in quelle Terre e il volume ha il pregio di essere stato scritto da testimoni oculari di uno dei periodi più articolati forse nella storia del conflitto: dall’implementazione degli accordi di Oslo a quella che viene definita “la caduta delle illusioni”.
Presentando il volume a Roma, presso il circolo Ufficiali Carlo Duilio, l’ambasciatore Sandro De Bernardin,direttore generale per gli affari politici e di sicurezza della Farnesina, che ha rappresentato l’Italia in Israele dal 2004 al 2008, ha sottolineato quanto esso sia “una miniera ricchissima di informazioni, ma anche di emozioni, incastonati ricordi e situazioni vissute”. “Il merito degli autori – ha commentato ancora De Bernardin – è quello di cercare di capire la situazione mettendosi nei panni degli altri”. Il libro si sofferma infatti anche sugli aspetti psicologici, sulla paura, sulla semantica data al conflitto dalle due parti. Per De Bernardin, “il libro è importante, e sotto questo aspetto originale, anche perché sottolinea l’importanza crescente delle nostre missioni disarmate, come quella internazionale della TIPH (Temporary International Presence in the city of Hebron, nata nel 1997 ndr) e quella europea dell’EUBAM (European Union Border Assistance Mission, nata nel 2005 ndr), intesa per dare respiro alla Striscia di Gaza. Esse – ha aggiunto l’ambasciatore – sono infatti l’espressione di un approccio integrato, che mette insieme diverse competenze di cui la componente essenziale resta il contributo dei nostri militari. Di questi, traspare proprio in queste missioni la grande sensibilità e competenza”.
Le due missioni, durante le quali si sono incontrati i due autori del libro, sono le prime con le quali l’Europa si è cimentata. israele carabiniere“Con tempi di reazione rapidissimi”, ha ricordato De Bernardin, il quale ha dato la parola al Generale Pistolese ponendo una domanda cruciale: “Abbiamo investito capitali di diplomazia alla ricerca della convivenza e di due stati. Ma oggi, nelle condizioni attuali, pensate che la soluzione sia ancora realizzabile oppure dobbiamo impegnarci a cercare soluzioni più originali?”.
Partendo dal quesito molto attuale, Pistolese ha tracciato il percorso psicologico del libro, nato in un momento di speranza e pubblicato in un periodo che lui definisce “di vero stallo”. Ha mostrato al pubblico la foto di una scaletta appoggiata sopra l’entrata della Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. “È lì dal 1854, ovvero da quando fu proclamato lo status quo sui luoghi santi cristiani”, ha detto il generale. “Ebbene, oggi mi sembra che il processo di pace sia come quella scaletta: assolutamente fermo nello stesso angolo”.
Pistolese ha raccontato che l’idea del libro nacque addirittura 20 anni fa, quando “ci trovammo Petermann ed io assieme a Betlemme nel 1995 in missione. Dovevamo organizzare le prime elezioni palestinesi – ha proseguito – fissate il 20 gennaio del 1996. Dovevamo spiegare cosa significasse il rispetto di leggi elettorali, educare la popolazione a creare le liste e diffondere soprattutto una cultura del voto. Erano i primi passi di una autonomia palestinese, la quale, sulla carta e nelle nostre aspettative, si sarebbe dovuta trasformare nel tempo in una forma di sovranità. Ma questo non è mai più avvenuto”.
“Già a Hebron, ad esempio – ha ricordato Pistolese – il clima si era incendiato quando un estremista ebreo, Baruch Goldstein aveva aperto il fuoco su una folla di fedeli musulmani raccolti nella moschea, dentro la Tomba di Abramo, uccidendo 29 persone. Anche Ygal Amir, il giovane israeliano che assassinò nel 1995 il primo ministro Itzhak Rabin era allievo di Goldstein”.
Poi Pistolese ha raccontato di quando fu assegnato con l’EUBAM alla Striscia di Gaza. “Volevamo costruire l’aeroporto, e un porto, e una connessione tra Gaza e la Cisgiordania. Ricordo come eravamo felici all’apertura del varco di Rafah nel 2005. Ma un anno dopo Hamas rapì il soldato israeliano Gilad Shalit e lo tenne prigioniero per 5 anni. Gli israeliani presero a cercarlo ovunque. Come negare loro quel diritto? Sempre nel 2006, Hamas vinse le elezioni palestinesi. Così quella pace che sembrava a portata di mano svanì”.
L’esperto belga e co-autore Peterman spiega che “non è solo un libro di ricordi e di esperienze sul terreno ma è un luogo di riflessioni su quello che è uno dei conflitti più antichi del mondo. Anche se lo hanno fatto già in tanti e si rischia di non dire qualcosa di nuovo. Tuttavia abbiamo cercato di non farci trascinare dalle nostre simpatie, ma abbiamo mostrato empatia nel riguardo di tutti i protagonisti dando la parola anche a persone molto radicali. Non siamo insensibili al dolore degli uni e degli altri ma cerchiamo di tenere sotto controllo le nostre emozioni. Shimon Peres ha detto che questo conflitto è all’80% emotivo e per raggiungere la pace bisogna superare i pregiudizi reciproci. Abbiamo seguito la sua linea… Oggi non sembra esserci speranza di progredire verso la pace. Inoltre gli sconvolgimenti geopolitici in corso in Medio Oriente rischiano di complicare ancora di più la situazione. Tuttavia questo resta il lavoro di due ottimisti”.
“La pace devono farla le due parti – conclude De Bernardin – la comunità internazionale può e deve assistere, ma in modo discreto. E l’Europa ha sicuramente un ruolo più efficace da giocare”.

Simonetta Della Seta

(25 giugno 2015)