La rassegna settimanale di melamed
L’elenco dei libri proibiti

immagine sel mel 171Melamed è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo italiano che da tre anni è dedicata a questioni relative a educazione e insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna viene inviata a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno responsabilità sul fronte dell’educazione e della scuola. Da alcune settimane la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane aggiunge al lavoro di riordino e selezione settimanale un commento, per fare il punto delle questioni più trattate sui giornali italiani ed esteri. Per visualizzare la newsletter settimanale di melamed cliccare qui.

L’elenco dei libri proibiti

Scrive l’Avvenire che “Tra i primi atti del nuovo sindaco del capoluogo lagunare, Luigi Brugnaro, c’è il ritiro dei 1.098 libri di favole per le scuole, acquistati dall’inizio del 2014 dall’allora delegata ai Diritti civili della giunta Orsoni, Camilla Seibezzi, apertamente indirizzati verso la teoria del gender.” (26 giugno)
L’elenco dei libri ritirati ha immediatamente iniziato a circolare sui social network, sollevando reazioni fra l’incredulità, lo scandalo e lo sconcerto: sono stati messi all’indice, per esempio, un grande classico come Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni (Babalibri), e “Il pentolino di Antonino” di Isabelle Carrier (Kite edizioni), volume accompagnato da un quaderno pedagogico – gli autori sono docenti dell’Università di Padova – dedicato a insegnanti, educatori e operatori sociali per integrare la prospettiva della resilienza nel proprio lavoro. Vietato anche “Dov’è la mia mamma”, di Julia Donaldson e Axel Scheffler (Emme Edizioni), i notissimi autori del Gruffalò e di altri classici per l’infanzia. Su la Repubblica dello stesso giorno un articolo intitolato “Quelle lettere per dire no a qualcosa che non esiste” racconta di moduli prestampati diffusi tra i genitori, in cui si dichiara di “essere informati circa l’esistenza della c.d. teoria ‘dei gender’, che alcuni programmi e/o insegnamenti scolastici veicolano i contenuti di detta teoria e pertanto con effetto immediato (grassetto in originale) dichiarano di dissentire totalmente con i contenuti di detta teoria che considerano dannosa per l’educazione dei propri figli e chiedono di non proporre detti contenuti sotto alcuna forma ai propri figli” Ma, continua l’articolo, “Di una teoria gender non si ha notizia certa. Un vorticoso giro fra i siti delle scuole della nostra lunga penisola non ci consegna una sola programmazione individuale in cui si parli di teoria gender. (…) Quel che la scuola davvero fa, e deve, è combattere gli stereotipi di genere. Ma essere contro questi stereotipi non significa dire che il genere non esiste. Significa educare a vedere dove sta la trappola di un sé condizionato da precomprensioni che autolimitano non solo le scelte ma il pensiero stesso, il desiderio.”
Il Fatto Quotidiano (27 giugno): “Le ministre Boschi e Giannini, l’altro ieri, hanno speso un po’ del loro tempo prezioso per rassicurare i senatori di Area Popolare: nessuna ‘teoria gender’ varcherà la soglia della scuola pubblica italiana. No, no. Tranquilli: nei libri che studiano i vostri figli, continueremo a raccontare di donne che cucinano e puliscono e di uomini che girano il mondo e portano a casa il pane.” In effetti non erano necessari né il Family Day né la bagarre in Parlamento: è sufficiente aprire un libro di testo della scuola italiana per ritrovarsi catapultati in un mondo dove mamma pulisce e babbo lavora. All’inizio del 2000 ministeri e case editrici si erano impegnati – insieme ad altri paesi europei per il progetto – POLITE a liberare i libri dagli, emanando linee guida e perfino una sorta di “bollino” per i libri approvati.
Una pedagogista dell’Università di Firenze, Irene Biemmi, in una ricerca sui libri per le quarte elementari (“Educazione sessista” pubblicata da Rosenberg e Sellier) racconta di pagine e pagine in cui maschi e femmine hanno un futuro già scritto. “Significa – spiega – che non si offrono ai bambini e alle bambine le stesse opportunità di immaginare il futuro.”
E si arriva ai casi paradossali: in una scuola ligure è arrivato un libro che ha allarmato talmente alcuni genitori da farli correre dal parroco, che lo ha bollato come sovversivo… I protagonisti erano scambiati i giochi: lei giocava a pallone, lui si divertiva a far finta di essere un cuoco.
Il 27 giugno sull’Avvenire torna il maxiemendamento alla “Buona scuola” che dopo aver avuto la fiducia al Senato arriverà alla Camera il 7 luglio, e la discussione è tutta sull’articolo 16, che introduce attività extracurricolari per contrastare la violenza e le discriminazioni di genere e parla di educazione alla parità dei sessi. Dichiara la deputata del Ncd Eugenia Roccella: “Il solo strumento concreto che abbiamo per difendere i nostri figli, allora, è esigere il consenso informato da parte dei genitori, esattamente come avviene per l’ora di religione, che è facoltativa, con l’obbligo da parte della scuola di organizzare attività alternative”.
Ma si tratta solo dell’ultima polemica, su la Repubblica (26 giugno) racconta i contenuti di alcuni dei titoli espulsi dalle biblioteche scolastiche: “Ma cosa c’è davvero in questi libri che i comitati “Difendiamo i nostri figli” vorrebbero bruciare in un rogo virtuale? Né più né meno che il mondo reale.” Raccontano una società dove si nasce da una mamma e da un papà, ma anche da due mamme, si è figli adottati o in affido, bimbi sani o disabili, italiani o migranti, maschi, femmine, e la famiglia “tradizionale” è solo una delle tante combinazioni della vita. È solo l’ultima delle tante polemiche sull’argomento: il Comune di Trieste era finito nella bufera per aver proposto l’introduzione, nelle classi dei più piccoli, del “Gioco del rispetto”, un percorso educativo basato sul rispetto delle differenze e sul superamento degli stereotipi. E già lo scorso anno era stata fermata la diffusione dei famosi libretti dell’Istituto Beck, opuscoli contro il bullismo decisi dall’ex ministro per le Pari Opportunità Elsa Fornero, e accusati di inoculare l’ideologia “Lgbt” tra i ragazzi. “Una feroce mistificazione – spiega l’autore dell’articolo – perché in quei testi, destinati agli insegnanti, si parlava di prevenzione al bullismo in tutte le sue versioni. Una stessa campagna di contro-informazione sembra oggi colpire la nuova editoria dell’infanzia.” La campagna è sempre più violenta e sorprende le case editrici straniere, che vedono attaccati in Italia molti dei loro testi, accettati in patria senza problemi.
Fiducia tra gli insulti. È il Giornale a raccontare (26 giugno) come si è svolta la votazione sulla riforma della scuola, che passa ora alla Camera dopo aver incassato “solo” 159 sì al Senato fra urla, insulti e fischi scatenatisi quando il ministro Maria Elena Boschi ha annunciato, come previsto, che sul provvedimento si chiedeva il voto di fiducia.
Il Papa e la rete. Nell’enciclica “Laudato si’” Papa Francesco dedica molto spazio a internet che definisce, pur senza negarne i meriti, “uno strumento portatore di una forma di inquinamento mentale”. Scrive: “Le dinamiche dei media e del mondo digitale quando diventano onnipresenti non favoriscono lo sviluppo di una capacità di vivere con sapienza, di pensare in profondità, di amare con generosità. (…) La vera sapienza, frutto della riflessione, del dialogo e dell’incontro generoso fra le persone, non si acquisisce con una mera accumulazione di dati che finisce per saturare e confondere, in una specie di inquinamento mentale.” (Italia Oggi, 27 giugno)
“Una buffonata micidiale”. Il sindaco di Lecce commenta il progetto dell’università islamica, bocciata dal Consiglio comunale, spiegando che la città è aperta e solidale, e che il progetto “È una buffonata, una boutade micidiale, in una polemica alimentata da qualche personaggio in cerca di pubblicità.” (Gazzetta del Mezzogiorno, 27 giugno)
Cantare insieme. È sul New York Times del 28 giugno la storia del Jerusalem Youth Chorus, che dal 2012 unisce giovani israeliani e palestinesi che alternano le prove a sessioni guidate da facilitatori professionisti. Il gruppo non ignora la politica ed ha creato un contesto in cui i giovani possono discutere dei problemi e delle differenze mentre fanno musica insieme. Il difficile periodo della scorsa estate, per esempio, è stato gestito affrontando il diverso modo in cui i ragazzi ricevevano le informazioni dai media delle due parti. E il coro è restato unito, portando una quarantina di adolescenti israeliani e palestinesi in tour negli States e i suoi componenti da tempo si frequentano anche al di fuori delle prove, fra una chat su whatsapp e una festa di compleanno, invitati senza problemi nelle rispettive case. Da una parte e dall’altra del muro.
Bambini contesi. Arriverà sul grande schermo la storia di Edgardo Mortara, per la regia di Steven Spielberg e con la sceneggiatura di Tony Kushner, ispirata dal libro di David Kertzer. Girato almeno parzialmente a Bologna, il film potrebbe avere come protagonista un bambino della locale comunità ebraica, che è stata invitata a mandare i suoi iscritti fra i 5 e gli 8 anni, purché perfettamente padroni dell’inglese, al casting. (Pagine Ebraiche, giugno 2015)

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(3 luglio 2015)