Gli Usa ballano con Daniel Koren

danielkorenGuardi i suoi video la prima volta e dici a te stessa: “Questo uomo è completamente fuori di testa!”. Suona il piano e dialoga con un monitor sul quale sono proiettati tante versioni di sé con una testa enorme e un corpo piccolissimo. Li riguardi di nuovo e pensi: “No, mi sbagliavo, questo uomo è un genio”. Probabilmente, in fin dei conti, Daniel Koren è entrambe le cose. E proprio per questo piace da impazzire ai newyorkesi in uscita libera a Brooklyn.

Israeliano di Holon, classe ’84, Koren ha conquistato il pubblico e quasi mezzo milione di click su youtube per le sue eclettiche performance: compone, suona, realizza video multimediali con i quali dialoga, fa battute tra il demenziale e il sopraffino, sembra non dire nulla eppure senti che in fondo cela un messaggio universale; ha qualcosa che lo fa sembrare un intellettuale engagée. In altre parole il musicista-comico, così ama definirsi, ha tutte le carte in regola per entrare con fierezza nella lista virtuosa benedetta dai cosiddetti hipster, radical chic e yuccie (la nuova definizione di tendenze antropologiche che indica gli ‘young urban creative’ lettori di Jonathan Franzen e amanti i dolci biologici) che popolano la scena artistica della Grande mela o che per lo meno la nutrono.

Ma prendiamo un esempio concreto con la performance di “Just Go With Me” dove si fa beffa delle installazioni multimediali tanto amate dagli artisti contemporanei, facendo gestacci, suonando virtusamente il piano e comunicando con i soliti alter ego in miniatura con testa enorme che appaiono su uno schermo alle sue spalle. Si interrompe, solleva la testa piena di ricci ribelli ed inizia a indicare parti del corpo: “Capelli, occhi, bocca, collo”, poi risale, punta il dito sul naso adunco e aggiunge, come lo stereotipo vuole, “ebreo”. Dunque si lancia in un monologo: “Sapete cosa mi infastidisce terribilmente? Quando un comico fa battute sugli ebrei. Perché sono cheap, perché vuole andare sul sicuro e sa che fanno ridere sempre. Quando lo ascolto penso: dai comico, impegnati un po’ di più, cerca di dire qualcosa di significativo. Anche se vi ho fatto ridere per il mio jew-joke sul naso, non diventerò mai un comico degno di nota per questo. E questo è il modo in cui i miei genitori mi hanno insegnato a pensare. E anche loro sono ebrei. E nessuno li prende in giro”. Fine.

In ‘Jim’ invece Koren inforca gli occhiali, accende un accendino, si impossessa del pianoforte e inizia a cantare con ritmo incalzante la sua ‘Jim’, che non è altro se non l’elenco di tutti i Jim che hanno riempito la vita di un americano medio, le cui foto scorrono sullo schermo. Ovviamente si apre con l’attore Jim Carrey, per poi passare a Morrison, Hendrix, l’ex presidente Usa Jimmy Carter, Jimmy Fallon fino a scelte più raffinate come Jim Halpert, il personaggio della serie tv The Office interpretato da John Krasinski. A quel punto Koren scoppia in lacrime e comunica che ha registrato una nuova versione della canzone, promettendo che essa sarà molto più groovy e super alla moda e che si chiamerà “Jim The Multi Club Version 2000.mp3”.

Cresciuto a Neve Yam, un quartiere di Rishon LeZion, Daniel Koren è figlio di musicisti e ha un fratello più giovane, Aviv, che ogni tanto lo aiuta nei suoi video e fa anche qualche comparsata. Durante la leva militare ha fatto parte della band dell’aeronautica e subito dopo è stato accettato nella Rimonim School of Jazz and Contemporary Music. Nel corso del primo anno ha vinto una borsa di studio per il prestigioso College musicale Berklee di Boston e ha suonato alla Julliard di New York. Ora vive a Brooklyn con la moglie, una ex coinquilina, e mantiene vivo il suo legame con Israele attraverso l’amicizia con due artisti connazionali attivi sulla scena newyorkese, Roy Kafri e Vania Heymann.
Kafri è noto per il video musicale Mayokero nel quale i dischi di stelle immortali (da David Bowie ai Velvet Underground) si animano accostati a classici della canzone israeliana come Jo Amar, interprete di musica ebraico-marocchina assai nostalgica. Mentre Vanya Heymann, diplomato alla Bezalel, realizza video per artisti come Bob Dylan e dirige pubblicità per clienti come Pepsi e American Express. Un trio d’esportazione che conferma la leggenda che vuole i creativi made in Israel tra i più attivi nella nicchia cool e alternativa d’America.

Koren, che si è esibito più volte al Joe’s pub (il mitico night che ha ospitato il debutto americano di Adele e Amy Winehouse e nel quale lui ritornerà il 9 luglio), non disdegna neppure le canzoni in ebraico: la sua “Tirkedi Achshav”, Ora balla! è stata definita dal Times of Israel “una hit divertente e funky che richiama la tradizione pop europea degli anni ’70”. E, senza dovervi sforzare troppo nell’immaginazione, anche qui il nostro eroe non smette di deliziarci con balletti che fanno un baffo a Sasha Baron Cohen, indossando abiti di dubbio gusto. “Credo di essere molto più simpatico quando parlo in ebraico, perché posso interpretare più personaggi, essere più cose”, spiega Daniel Koren che nelle sue esibizioni in inglese è perfettamente riconoscibile per l’accento da sabra tipico da israeliano all’estero. “E, se prima o poi l’accento dovesse andare via – spiega – spero che rimanga quell’innocenza che mi caratterizza”. Tirkedi Achshav, ora non resta che danzare, a ritmo Koren.

Rachel Silvera

(5 luglio 2015)