Dal Hassidismo alla musica pop
Ballare a passo di Lipa
“L’Elvis Presley ebreo” scrive qualcuno. “No il Lady Gaga” c’è chi ribatte. Anzi, con quel suo gusto spiccato per la moda forse è un po’ come Kanye West, commenta piccato un terzo.
Che assomigli a un re della musica generalista o a un altro, la sostanza è la stessa: Lipa Schmeltzer, hassid trentasettenne cresciuto nei sobborghi di New York, è un fenomeno pop. Pur allontanandosi dall’educazione di famiglia appartenente alla celebre dinastia ucraina degli Skver, non ha rinunciato all’ebraismo ortodosso e incide canzoni che mirano a risvegliare l’unità nel popolo ebraico.
“Lipa piace a tutti – riportano i media – non importa il genere, le posizioni politiche e il livello di osservanza religiosa”. Sì, Lipa piace proprio a tutti, tanto da ottenere l’inserimento tra i cinquanta ebrei americani più influenti insieme alla comica Sarah Silverman e al presentatore Jon Stewart.
La carriera musicale di Schmeltzer si avvia dopo la celebrazione del suo matrimonio e l’annosa ricerca di un cantante adatto alla festa. Proprio dopo questo episodio, decide di iniziare a cantare a feste religiose come bar e bar mitzvah anche senza aver ricevuto una formazione professionale. Una volta saggiato il successo tra tredicenni, vero e proprio banco prova in qualsiasi comunità (compresa quella hassidica), comincia a registrare video musicali che lo portano alla ribalta come la nuova stella dell’ebraismo ultraortodosso.
Un successo che non manca di generare critiche e attacchi per le sue influenze mutuate dagli stili moderni e per l’apertura al grande pubblico.
Nel 2008, per esempio, un gruppo di rabbini si è mobilitato, pubblicando una pagina di protesta su Hamodia (il giornale religioso fondato un secolo fa in Europa dell’Est) per impedire The Big Event, il grande concerto che doveva tenersi a Madison Square Garden e al quale doveva partecipare anche il cantante che decise poi di rinunciare, cancellando anche la sua tappa a Londra.
Nonostante le controversie, il successo di Lipa Schmeltzer continua però inarrestabile e dopo la pubblicazione di 14 album, la sua canzone Mizrach ha più di un milione e mezzo di visualizzazioni su Youtube.
Una passione sfrenata per montature di occhiali bizzarre e per balletti sincronizzati quelle del hassid più famoso del web che non ha abbandonato le radici e ha inciso canzoni in memoria delle vittime dell’attentato al centro Chabad di Mumbai e per Leiby Kletzky, il bambino della comunità di Brooklyn rapito e ucciso nel 2011.
Allo stesso tempo Schmeltzer ha deciso però di aprirsi anche a studi secolari e si è iscritto alla Columbia University mostrando una certa propensione per saggi sociologici e grandi romanzi americani (compreso lo ‘scandaloso’ Philip Roth) e non ha mancato di lanciare messaggi forti, come quello di indossare in un video la divisa dell’esercito israeliano. Mossa che è stata vista come una risposta alla polemica che per anni ha infiammato il Paese sull’esenzione degli ultraortodossi dalla leva obbligatoria.
E, a chi lo accusa di volgarità per aver mescolato musica tradizionale e ritmi dance, Schmeltzer risponde: “La musica mi ha guarito, non la abbandonerò mai. E le critiche riescono solo a rafforzarmi”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(6 luglio 2015)