Urtisti, la denuncia del presidente:
“Anche noi vittime del degrado”
“Oggi è un giorno importante, non solo per Roma, ma per il mondo intero. Stiamo riportando l’area archeologica centrale allo splendore che merita” scriveva pochi giorni fa sul proprio sito il sindaco di Roma Ignazio Marino annunciando lo spostamento, entro venerdì 10 luglio, di “22 camion bar, 43 urtisti e altre 11 postazioni” dall’area archeologica centrale e da quella del Tridente. Inquadrato nelle iniziative anti-degrado varate dall’amministrazione cittadina, l’intervento è contestato con forza dai rappresentanti della categoria, istituita con dispensa papalina nell’Ottocento a beneficio di alcuni ambulanti della comunità ebraica romana e poi trasmessa, nelle generazioni, attraverso regolare licenza.
“Serve un ritorno alla legalità. Facciamo una fotografia d’insieme, sradichiamo il vero abusivismo e poi quello che c’è da sistemare lo sistemiamo. Ma seguendo questo filo logico, senza soluzioni di facciata”, il commento a Pagine Ebraiche del presidente di categoria Fabio Gigli (nell’immagine). Che oggi, tornando sull’argomento, tiene a sottolineare come quelle che vengono presentate siano soluzioni “mediatiche, senza alcun beneficio concreto”. E a ricordare come gli urtisti “niente abbiano a che fare con il degrado della città, che ha matrici e ragioni ben diverse”.
Guardando alla scadenza del 10 luglio, ormai prossima, Gigli prevede due scenari. Il primo è quello più auspicato: una soluzione giuridica della controversia che difenda lo ‘status quo’ e scongiuri lo spostamento della categoria in quartieri penalizzanti dal punto di vista turistico (con drastico calo degli incassi come risultato immediato). “Certo il tempo stringe, ma è una possibilità”.
Il secondo, qualora venisse meno questa opzione, si concretizzerebbe nell’apertura di un tavolo negoziale tra urtisti e amministrazione volto a scongiurare, nei limiti del possibile, gli effetti negativi del trasferimento. “La destinazione ad oggi indicata per i nostri banchi (via San Gregorio, nel tratto da via Vibenna a Porta Capena, ndr) è ritenuta inaccettabile da tutta la categoria. È chiaro – dice Gigli – che ci aspettiamo ben altro”.
Lo stesso si fa poi una domanda: “Quanti giorni può restare l’esercito a presidio dell’area del Colosseo? Uno, due, tre giorni…certo non in modo permanente. In quel momento il degrado tornerà a manifestarsi e non sarà per colpa nostra”. Altrettanto certo, conclude Gigli, “è che noi continueremo a vigilare e a denunciare, come abbiamo sempre fatto”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(6 luglio 2015)