Ticketless – Arbër-yiddish

cavaglionRitrovo dopo tanti anni Carmine Abate, lo scrittore calabrese che nel 1991 con “Il ballo tondo”, romanzo sulla minoranza greco-albanese, mi aveva molto colpito per il tipo di scrittura-testimonianza. Buffo ritrovarlo nell’ambito di un festival, quello di Verbania, dedicato alla letteratura di montagna: una bella iniziativa che si svolge da parecchi anni lungo le sponde del lago Maggiore e coinvolge scrittori di diversa origine (www.letteraltura.it). Quest’anno il tema del festival era “il ritorno”. Abate è venuto a discutere con me uno dei suoi romanzi di maggiore successo, “La festa del ritorno”, uscito nel 2004, ristampato a dieci anni di distanza (Mondadori). Nato a Carfizzi, paese arbëresch della Calabria, emigrato lui stesso in Germania, Abate non è mutato per nulla, ha conservato la freschezza allegra che tanti anni fa avevo ammirato. Ha digerito un Campiello (2012), le alte tirature e la fama internazionale conservando intatto l’amore per la sua “mameloschen”, la lingua-madre “anticaria”, come la definisce, della comunità d’origine fuggita dalle oppressioni dell’impero ottomano nel XV secolo. Carfizzi è per lui una specie di shtetl situato su una montagna da dove si vedono due mari. L’arbëresch non è un dialetto, ma una lingua, tiene a precisare con l’orgoglio di Isaac B. Singer il giorno della incoronazione a Stoccolma e con la fierezza del padre-fondatore, quel Giuseppe Gangale, pastore evangelico, che è stato la guida spirituale di tanti giovani calabresi e in “Revival” ha scritto il manifesto di ogni libera minoranza (un testo che dovrebbe essere meglio conosciuto in campo ebraico, l’ultima edizione è di Sellerio). Abate è uno scrittore-nomade, dopo anni di emigrazione in Germania vive oggi in Trentino. Ticketless ama le coincidenze casuali e non perde occasione di segnalare le opere di coloro che si trovano a operare “in a minority of one”. Per l’estate appena iniziata non ho incertezze nel consigliare qualche lettura. C’è l’imbarazzo della scelta: “La moto di Scanderberg”, “Tra due mari”, “Gli anni veloci”, “Il bacio del pane”.

Alberto Cavaglion

(8 luglio 2015)