“Iran, pericolo per tutti”

rassegna Va concludendosi la missione in Italia del ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalon, intervistato oggi da Repubblica. Al centro i delicati equilibri mediorientali e il ruolo che in essi gioca l’accordo sul nucleare iraniano, i cui negoziati sono in corso e il cui risultato preoccupa Israele. “Dobbiamo ancora vedere i dettagli finali – dice Yaalon – ma di fatto da Vienna uscirà un Iran che immediatamente riceverà una infusione di miliardi di dollari alla sua economia, un Paese che non sarà costretto a smantellare fino in fondo nessuna installazione nucleare, e che fra 10 anni potrà riprendere le sue ricerche”. Per Yaalon è prima di tutto necessaria una maggiore comprensione del ruolo dell’Iran nella regione: “Questo Paese – afferma – da anni è diventato non solo il primo esportatore di terrorismo, di destabilizzazione nella regione, ma soprattutto il primo sostenitore di una fazione, quella sciita, in uno scontro totale con i governi e gli stati che si rifanno ai sunniti”. Sul processo di pace con i palestinesi, Yaalon dichiara infine: “Oggi devo dire che il vero problema fra noi e la dirigenza palestinese è che dopo Arafat, con Abu Mazen o con chiunque altro, non è stato possibile ancora avere quello che noi chiediamo: il riconoscimento di uno Stato ebraico all’interno dei confini di Israele”.

Nucleare iraniano, ancora un rinvio. Continuano a Vienna i negoziati dei paesi del 5+1 (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Cina, Russia e Germania) e l’Iran per giungere a un accordo sul nucleare, la cui scadenza è stata nuovamente rinviata a oggi. Ieri l’incontro tra l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea Federica Mogherini e il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif, durante il quale si riporta ci siano state alcune tensioni. Acceso – riporta Repubblica – è stato anche il confronto di Zarif con il segretario di Stato americano John Kerry nel corso dell’incontro bilaterale fra i due, che ha toccato i temi della revoca dell’embargo sulle armi oltre che i tempi di revoca delle sanzioni all’Iran e l’uso delle centrifughe nucleari.

Srebrenica, tensioni in vista del ventennale. Ieri la Russia ha posto il veto su una risoluzione dell’Onu che definisce ufficialmente “genocidio” il massacro di Srebrenica (in Bosnia), in cui ottomila uomini furono trucidati dalle forze serbo-bosniache nell’enclave musulmana che doveva essere protetta dai caschi blu, e di cui sabato ricorre il ventennale. Al ricordo sono attese 50 mila persone, di cui 85 capi di Stato e di governo, mentre la Serbia giudica la risoluzione “un’umiliazione”. Intanto, un’inchiesta del giornale inglese Observer ha inoltre svelato, tra le altre cose, le responsabilità di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna – che non impedirono il massacro con un atteso raid della Nato per non compromettere le relazioni con la Serbia – e che le truppe dell’Onu fornirono 30 mila litri di benzina che servirono a trasportare le vittime nei campi di morte e a ricoprire le fosse comuni usando bulldozer. Per manifestare la propria indignazione, si legge sulla Stampa, i bosniaci di Srebrenica si presenteranno alla cerimonia di sabato con una latta di benzina in mano.

Siria, i conti della tragedia. Repubblica fa il punto sul conto dei fuggiaschi dalla guerra in Siria dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, arrivato a 4 milioni e 13 mila, un numero previsto in crescita entro fine anno. Un’emergenza umanitaria a cui vanno poi aggiunti anche gli sfollati che sono rimasti all’interno della Siria, ma che sono stati costretti a lasciare le loro case.

Valle di Cremisan, la barriera si costruirà. La Corte suprema israeliana ha dato ieri il via libera alla costruzione di una barriera di separazione nella valle di Cremisan, in Cisgiordania. All’inizio di aprile, la Corte aveva invece bocciato il progetto di costruire la barriera secondo il percorso tracciato da esercito e ministero della Difesa. A riportare la notizia l’Osservatore romano.

Margine protettivo, un anno dopo. Iniziava un anno fa l’operazione militare Margine protettivo contro l’organizzazione terroristica Hamas. A ricordarla con la consueta unilateralità sia il Manifesto, che cita anche il controverso rapporto della commissione d’inchiesta dell’Unhrc in cui si afferma che sia Israele sia Hamas avrebbero commesso crimini di guerra, sia l’Unità, che racconta l’aiuto italiano alla popolazione di Gaza.

Roma, gli urtisti traslocano. Dalla mezzanotte di oggi scatta l’allontanamento di urtisti e camion bar dalle vie del centro della Capitale, secondo quanto deciso dalla giunta capitolina. L’ordinanza colpisce 76 postazioni, di cui 43 di urtisti, uno dei mestieri storici della Roma ebraica, che si sposteranno in altre zone, mentre il centro sarà presidiato dalla polizia. Secondo il Tempo, che fa un quadro della situazione, gli urtisti sarebbero “spesso stranieri”.

Acqui Storia, tra i finalisti Avagliano e Calimani. Sono quindici i finalisti della 48esima edizione del premio letterario Acqui Storia, istituito per commemorare i militari della divisione Acqui caduti nell’eccidio di Cefalonia del settembre 1943 e conferito ad autori di opere storiografiche. Tra i cinque candidati per la sezione storico-scientifica anche Mario Avagliano, storico e collaboratore della redazione Ucei, autore insieme a Marco Palmieri di “Vincere e Vinceremo! Gli italiani al fronte 1940-1943” e il presidente del Meis Riccardo Calimani con la sua “Storia degli ebrei italiani. Nel XIX e XX secolo” (Giornale della Liguria e del Piemonte).

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(9 luglio 2015)