La rassegna settimanale di melamed
Religioni a scuola. Indispensabili?

melamedbannerMelamed è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo italiano che da tre anni è dedicata a questioni relative a educazione e insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna viene inviata a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno responsabilità sul fronte dell’educazione e della scuola. Da alcune settimane la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane aggiunge al lavoro di riordino e selezione settimanale un commento, per fare il punto delle questioni più trattate sui giornali italiani ed esteri. Per visualizzare la newsletter settimanale di melamed cliccare qui.

Religioni a scuola. Indispensabili?

“Nella società in cui viviamo, lo studio della storia delle religioni è più importante che mai. Deve fare parte sempre di più della formazione dei ragazzi affinché diventino cittadini capaci di affrontare una realtà sempre più multietnica e quindi multireligiosa”. Sono parole del professor Giovanni Filoramo, docente all’università di Torino e autore di volumi che sono diventati classici della storia delle religioni, che in una intervista rilasciata al Corriere del Trentino il 3 luglio spiega: “La religione ha una funzione identitaria che definisce un gruppo sociale, permette ad una collettività di trovare un legame con il passato, una coerenza ed un fattore aggregativo”. E aggiunge: “Sono sempre più frequenti anche in Italia i casi di classi multietniche e quindi plurireligiose. Quello che vedo è che gli insegnanti non sono preparati a gestire queste situazioni. Si pensi, ad esempio, alla questione dei pasti nelle mense, ma anche a come trattare alcuni temi con gli alunni. Bisogna aiutare gli insegnanti ad imparare a gestire queste situazioni”.
Il sentimento religioso, però, per il 25 per cento dei “Millennial”, ossia dei nati dopo il 1980, pare non avere alcuna importanza. Così per lo meno dicono due nuovi studi citati da un articolo apparso sul New York Times e ripreso il 4 luglio dal Corriere della Sera.
II primo, pubblicato dalla rivista Plos One, prende in considerazione l’orientamento spirituale degli adolescenti americani nel periodo tra il 1966 e il 2014 e e risulta che i Millennial sono i meno religiosi delle ultime sei decadi di storia. II secondo studio, del prestigioso Pew Research Center, sostiene che il 25 per cento dei Millennial non crede in Dio, contro l’11 per cento cento dei Baby Boomer (i nati fra il 1946 e il 1964) alla loro stessa età, e il 7 per cento della generazione dei nati fra il 1928 e il 1945, portando i siti americani a titolare “L’ultima generazione religiosa”.
Il rischio terrorismo. Su indicazione della prefettura – racconta Repubblica Milano il 4 luglio – il comune farà installare finestre blindate alla scuola Merkos l’Inyonei Chinuch, frequentata da circa 200 studenti. Si tratterà di vetri antiproiettile di ultima generazione in grado di resistere a un attacco prolungato con armi automatiche. L’intervento è stato deciso su indicazione della Prefettura, che lo scorso maggio “considerato il contesto internazionale”, ha espresso al Comune “l’auspicio di un innalzamento della sicurezza nella struttura” nel quadro di una rivisitazione delle disposizioni di sicurezza per quanto riguarda “gli obiettivi sensibili per il terrorismo di matrice islamista”.
La ricreazione è finita. Torna su La Stampa (7 luglio) il libro scritto a quattro mani da Roger Abravanel, consulente economico ed editorialista del Corriere della Sera, e Luca D’Agnese, responsabile Enel per l’America Latina, “un pamphlet sul sistema educativo ricco di brio e vis polemica; è un manuale di istruzioni per i giovani che vogliano percorrere percorsi di eccellenza; soprattutto, è un tentativo di rispondere a due quesiti importanti per il futuro: quali competenze il mondo del lavoro chiede a diplomati e laureati? E quali possono essere insegnate da scuola e università?”.
L’indice dei libri proibiti. La vicenda dei libri “sulla teoria gender” proibiti dal sindaco di Venezia affrontata nello scorso numero di questa newsletter arriva sulle pagine de la Repubblica (4 luglio), dove si racconta della ribellione di scrittori e genitori e la reazione – incredula – dei giornali stranieri. Il risultato del provvedimento, definito “grottesco” è che “sotto la scure del presunto gender sono finiti ben 49 titoli delle migliori case editrici per ragazzi”. Contro la “lista di proscrizione” si sono mobilitati autori, editori, cittadini, librai, bibliotecari, con letture in piazza, flash mob, e campagne via Facebook dal titolo ‘Liberiamo i libri” e sotto l’hashtag #49libri49 giorni. “Durissima l’Associazione Italiana Scrittori per l’Infanzia, che parla di ‘prassi autoritaria che ha visto luce soltanto nei periodi più bui della storia delle dittature’. Sottolineando come nella caccia al libro pericoloso ordinata dal nuovo sindaco di centrodestra, siano rimasti intrappolati volumi di ogni tipo, e assai poco ‘gender’.” Francesca Archinto, direttrice editoriale di Babalibri che ha diversi titoli nella lista veneziana racconta di essere stata contattata da Annie, la nipote di Leo Lionni, che da New York le ha chiesto sbalordita come mai fossero stati censurati in Italia i libri del nonno. E aggiunge: “Che senso ha censurare una storia dove si parla di soprusi a scuola? Francamente penso che il sindaco di Venezia non conosca i libri per bambini, e soprattutto la lista di titoli che ha messo al bando”. Il sindaco Brugnaro ha adesso annunciato – con un comunicato anch’esso molto contestato dove si legge tra l’altro “Denunciamo la polemica inerente quelli che sono stati definiti i libri sulla teoria gender. Ne è nata una speculazione culturale che non ci intimorisce”. – che sui libri proibiti verrà fatta un’analisi ulteriore, e forse alcuni saranno liberati. Replica però Camilla Seibezzi – già delegata ai Diritti Civili del Comune di Venezia e ideatrice del progetto Leggere senza stereotipi – “Se accettiamo che anche solo uno dei 49 libri di favole venga censurato la battaglia è giá persa e la democrazia è venuta meno, perché la scuola pubblica ha il dovere di rappresentare e tutelare tutti i bambini e non una sola parte”.
Nel mentre in Umbria… Sull’Avvenire (9 luglio) si parla di un “Nuovo caso in Umbria su un libro pro gender”: in consiglio regionale il consigliere di opposizione Sergio De Vincenzi, in una interrogazione chiede di far sparire dalle scuole “Il libro delle famiglie”, perché sarebbe un “cavallo di troia per l’introduzione nelle scuole, sin dalla tenera età, della teoria disumanizzante del gender. Basta con le ideologie calate dall’alto e fatte digerire a forza ai più indifesi.” Il Garante Regionale per l’infanzia e l’adolescenza ha risposto appellandosi all’articolo 33 della Costituzione dove si legge che “l’arte e la scienza sono libere, e così il loro insegnamento”
E intanto… Per rassicurare le famiglie, il Ministero dell’Istruzioneha inviato una circolare a tutti i presidi, ribadendo il “diritto dei genitori di conoscere prima dell’iscrizione dei propri figli a scuola i contenuti del Piano dell’offerta formativa (Pof)”. (Avvenire, 8 luglio)
L’impegno del Forum. Sempre sull’Avvenire, il 7 luglio, un articolo intitolato “No alle bugie del gender. Buone prassi educative” spiega che “Il confronto culturale contro l’invadenza delle cosiddette ‘teorie del gender’ deve tenere presente due rischi. ll primo è dato dall’efficacia delle argomentazioni, il secondo dalla contrapposizione strumentale. Si evitano rifiutando generalizzazioni e indicando le incongruenze antropologiche.” Il Forum delle associazioni familiari ha deciso di affiancare al tradizionale impegno politico culturale, un progetto di taglio educativo, finalizzato a raccogliere il meglio di quanto elaborato da diocesi, comunità, associazioni, movimenti sul fronte dell’educazione all’affettività e alla sessualità.
227 promossi. In un panorama, quello dei profughi e della loro accoglienza, da cui sembrano emergere soltanto disastri ed emergenze a raffica, la notizia che 227 immigrati seguiti dal Comune di Torino, al momento “richiedenti asilo” hanno superato l’esame di terza media ottenendo la licenza che permetterà loro di iscriversi ai corsi di formazione con i quali, forse, un giorno potranno tentare di guadagnarsi il pane, sembra un evento eccezionale. Invece dovrebbe essere la normalità. (La Stampa, 3 luglio). Intanto resterà aperto per tutta l’estate lo sportello del Comune di Milano dedicato all’orientamento scolastico dei giovani stranieri giunti negli ultimi due anni in Italia, in fase di ricongiungimento familiare. Il servizio, nato come progetto pilota grazie a finanziamenti europei, ha l’obiettivo di combattere la dispersione scolastica nei ragazzi, dagli 11 ai 25 anni, appena arrivati nel nostro Paese. (Giorno Milano, 6 luglio)

Ada Treves twitter@atrevesmoked
(10 luglio 2015)