Qui Roma – Isis, minaccia da combattere
“Solo ventiquattro mesi fa nessuno sapeva dell’esistenza dell’Isis; il gruppo terroristico non era altro che una componente minoritaria dei ribelli che combattevano Assad. Si può dire che questo sia stato il più incredibile esempio di sottovalutazione di un fenomeno da parte dell’Occidente degli ultimi decenni”.
Con queste parole Marco Minniti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle Informazioni per la Sicurezza, introduce l’incontro “Scenari Mediorientali e il fenomeno Daesh” ospitato ieri nella sede della Rai e organizzato, tra gli altri, dalle associazioni Capitale Roma e Progetto Dreyfus.
“L’Isis o Daesh – prosegue il sottosegretario – si è distinto per la sua volontà di fondare uno Stato Islamico che ha ambizioni territoriali e per la nascita dei foreign figters, i combattenti che arrivano dai paesi occidentali, ovvero la legione straniera più potente dai tempi di Napoleone. Ricordiamo tutti l’accento inglese ineccepibile di Jihadi John, la voce che accompagnava i video delle prime esecuzioni”.
A prendere la parola nel corso dell’incontro è poi Carlo Panella, collaboratore del Foglio e autore de “Il libro nero del Califfato”. “Proprio poco fa – afferma – è arrivata la notizia di come gli iracheni vadano a fare shopping scontato nei bazar del Califfato. Una informazione apparentemente ininfluente che rivela molto di più e dimostra come l’Isis conti su un largo consenso. Dopo le prime fughe, infatti, la maggior parte degli arabi ha deciso di rimanere a vivere nel territorio controllato da loro, ha deciso di appoggiarlo vedendolo come un modello positivo di Stato”.
“I terribili video delle esecuzioni che ci sono arrivati – continua il Panella – in realtà non hanno come scopo quello di farci paura ma quello di far vedere come venga applicata la sharia, la legge islamica, nei confronti degli infedeli”.
“I video dell’Isis – fa eco Monica Maggioni, direttrice di Rainews – non sono altro che uno strumento per fare propaganda. Non servono per i nemici, sono un invito agli amici. Proprio per questo ho deciso di non mandarli in onda così come sono. Credo che un giornalista che si rispetti ha il dovere di smontarli, di non riprodurre e accettare passivamente la narrativa imposta dai terroristi. Quei video per loro non rappresentano solo il terrore, ma l’ineluttabilità di un destino riservato a chi non rispetta la legge”.
“Sono convinto – conclude Minniti – che l’Isis vada sconfitto sul piano militare, ma non solo: i terroristi dello Stato Islamico hanno un preciso disegno del mondo, è ora che l’Occidente decida di opporre e proporre un proprio disegno”.
r.s. twitter @rsilveramoked
(10 luglio 2015)