Israele, l’Iran
e la partita diplomatica

rassegnaUna disfatta diplomatica per il premier Benjamin Netanyahu. Così diversi quotidiani israeliani, riporta oggi Repubblica, hanno definito la firma a Vienna degli accordi sul nucleare tra le potenze occidentali e l’Iran. Tra i più critici della gestione di Netanyahu delle trattative sull’accordo iraniano, il leader dell’opposizione Isaac Herzog a cui il primo ministro ha però offerto un posto all’interno dell’esecutivo, proponendo un governo di unità nazionale. “Facce nuove in grado di ritessere il filo di quell’alleanza con gli Usa – scrive Repubblica per spiegare la mossa di Netanyahu di aprire ai laburisti di Herzog – mai messa in discussione, ma che dopo la firma di Vienna appare agli israeliani sfilacciata e semina insicurezza nel futuro strategico della regione”. Un futuro che secondo Washington sarà più sicuro per il Medio Oriente grazie all’accordo siglato con l’Iran e la sfida sarà convincere di questo gli alleati dell’area, a partire da Gerusalemme. Barack Obama, che come spiega Avvenire ha dalla sua anche la Russia, ha offerto a Netanyahu rassicurazioni e maggiori aiuti per la difesa di Israele.

Il trattato con l’Iran è la cosa giusta? Furio Colombo risponde sul Fatto Quotidiano sulla bontà dell’accordo siglato con Teheran dal gruppo dei 5+1. “Si direbbe che tutte le luci dell’intelligenza occidentale siano puntate su un lato solo (l’Iran moderno che assomiglia all’Occidente, vuole rientrare nelle grandi relazioni internazionali e mostra moderazione)- scrive Colombo – trascurando la ramificazione di rapporti territoriali e religiosi che l’Iran raggiunge, e da cui viene raggiunto, in tutta quella parte del mondo”. Per Gianni Riotta (La Stampa) la scommessa – un azzardo, secondo l’analista Klein Halevi (il Foglio) – di Obama è quella di evitare che quelle ramificazioni, come accade oggi, vengano usate dall’Iran per destabilizzare l’area. L’accordo e la riaffermazione degli Stati Uniti come prima potenza a livello internazionale dovrebbero rappresentare l’argine per il regime di Teheran. In una lettera al Corriere, Riccardo Pacifici esprime la sua contrarietà all’intesa affermando che non fermerà “l’egemonia sciita guidata dall’Iran nella regione” ma che mette in pericolo non solo Israele ma anche l’Europa.

La Terra e l’etica ebraica. Sul Corriere Sette Aldo Grasso riflette, a partire da un seminario organizzato dal Keren Kayemet Le Israel al Padiglione Israele, sull’etica della terra. Grasso parla dell’osservanza nell’ebraismo della Shmitah, l’anno di riposo che ogni sette anni viene dato ai campi destinati alla coltivazione, come simbolo di rispetto della terra e contro l’attuale sfruttamento intensivo dei moderni sistemi agricoli che hanno determinato “spesso la perdita di biodiversità, l’inquinamento delle acque, dei terreni e dell’aria”.

Milano e il riconoscimento a Oz. L’università statale di Milano ha deciso di conferire la laurea honoris causa allo scrittore israeliano Amos Oz, perché “Col suo impegno personale dimostra coraggiosa fiducia nella possibilità di risolvere anche i conflitti più drammatici con lo strumento della ragione, del dialogo, del confronto” (Corriere).

Storia degli ebrei. Si intitola la Storia degli ebrei: Dalle origini ai nostri giorni, il libro dell’orientalista Michel Abitbol pubblicato recentemente da Einaudi in cui si ricostruiscono le vicende dell’ebraismo nel corso dei secoli (Il Mattino), con particolare attenzione alle persecuzioni e all’evoluzione dell’antisemitismo.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(17 luglio 2015)