Qui Trieste – Redazione Aperta
Talmud, pagine di vita

rav di segni trieste ra di martinoL’acquisizione di una notevole esperienza, settecento pagine già tradotte e un primo volume prossimamente in pubblicazione. È promettente il bilancio dei primi quattro anni del Progetto Talmud, grazie al quale si sta lavorando alla prima traduzione italiana dell’opera. A illustrarne la natura e i progressi il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, in visita a Trieste nell’ambito dei lavori di Redazione Aperta. Presenti all’incontro il rabbino capo della città rav Eliezer Di Martino, i consiglieri della Comunità Davide Belleli, Nathan Israel e Livio Vasieri, vari iscritti alla Comunità giuliana.
Il Progetto Talmud, ha ricordato il rav, è partito nel 2011 con la sottoscrizione di un Protocollo d’intesa siglato da presidenza del Consiglio dei ministri, Consiglio nazionale delle Ricerche, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Collegio Rabbinico. Obiettivo: portare a termine la traduzione del testo nell’arco di un quinquiennio.
Si tratta di una “grande operazione culturale”, ha illustrato rav Di Segni, con processi molto complessi che coinvolgono circa 60 persone sparse per il mondo fra traduttori e revisori, con diverse formazioni e competenze in ambito linguistico, culturale e religioso, che cooperano. Ogni pagina viene tradotta con un sistema informatico di linguistica computazionale fornito dal Consiglio nazionale delle Ricerche, che registra le traduzioni e offre per ogni passo una scheda dettagliata. Si tratta di un lavoro estremamente accurato e molto lungo, tanto che le settecento pagine attualmente pronte, spiega il rav, sono soltanto un quarto dell’opera intera. Una volta conclusi i cinque anni di finanziamento statale, ha affermato, si dovranno ricercare altri fondi dall’esterno per poter continuare.
“Il Talmud – ha sottolineato il rabbino capo – è un’opera fondamentale per l’umanità e soprattutto per la cultura occidentale, e per questo la sua traduzione italiana costituisce un importante progetto per tutti e sarà una presenza obbligatoria in qualsiasi istituto culturale”.
Un investimento che, dato l’incessante lavoro di cesello che vi è dietro, genera anche “una nuova classe di studiosi del Talmud, che a loro volta diventeranno maestri, dando di fatto frutti importanti per tutta l’Italia ebraica”. Contesto dell’ebraismo italiano nel quale il rav Di Segni ha riscontrato una mancanza di attenzione, in particolare da parte delle istituzioni, per lo studio e l’insegnamento dell’ebraismo a un livello superiore, soprattutto nella formazione di nuovi rabbini e studiosi, costringendo molti giovani a emigrare.
Una volta ultimata, la traduzione italiana del Talmud costituirà dunque “un patrimonio indispensabile per la vita ebraica in Italia, uno strumento fondamentale per utilizzare qualcosa che è ancora un mistero”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(17 luglio 2015)