educazione…

Le modalità con cui le tribù di Reuvèn e Gad argomentano la loro volontà di rimanere a vivere fuori da Eretz Israel indicano le priorità valoriali di alcune scelte di vita (Bemidbàr,32; 16).
Le motivazioni addotte dalle due tribù restano ancora oggi un paradigma di chi antepone opportunità economiche, sociali e di status symbol, rispetto a un adeguato investimento sull’educazione ebraica dei figli. Di fronte a questa problematica, seppur legittima posizione, Moshé non assume un atteggiamento di censura o di rimbrotto, ma invita piuttosto le due tribù ad assumersi le proprie responsabilità, sia verticali che orizzontali, rispetto alle prevedibili e inevitabili conseguenze delle scelte compiute. Assistiamo spesso, nelle nostre comunità, a un gioco perverso e un po’ disonesto, di genitori che operano scelte di priorità molto precise a scapito dell’educazione ebraica dei loro figli, e che di fronte a un progressivo degrado identitario anziché assumersi umilmente le proprie responsabilità, scaricano e spostano su terze persone e sulle istituzioni – che pur non sono sempre esenti da responsabilità – le cause del fallimento.

Roberto Della Rocca, rabbino

(21 luglio 2015)