Qui Trieste – Qual futuro per l’Unione

jIl ruolo dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, nel mondo ebraico stesso e nella società in senso più ampio. Questo il tema al centro del confronto della redazione giornalistica UCEI con il segretario generale Gloria Arbib, svoltosi a Trieste nell’ambito del laboratorio di Redazione Aperta.
A partire dagli ultimi cambiamenti interni all’Unione, che negli ultimi anni si è dotata di una nuova sistema di rappresentanza, con un Consiglio concepito come un parlamentino di 52 membri, divisi in varie commissioni, Arbib si è soffermata in particolare sulla rappresentatività dell’Ucei e su come essa venga percepita dagli iscritti e all’esterno. La partecipazione delle Comunità è fondamentale per Arbib, che ha sottolineato la necessità per l’Unione di essere percepita “per quello che è, un ente fornitore di servizi dedicati alle Comunità, che devono dunque essere chiare nel segnalare le loro esigenze”. Questi secondo lei i maggiori punti di miglioramento nei rapporti all’interno del Consiglio, fermo restando il principio basilare della solidarietà, “sulla quale vorrei essere intransigente”.
Altro ambito di grande importanza per lavorare sulla percezione dell’Unione da parte dei suoi membri è il coinvolgimento dei giovani: “La presenza, ad esempio, di delegati dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia all’interno delle commissioni Ucei – ha evidenziato – è molto rilevante perché in tal modo essi possono capire dall’interno come funziona e intervenire un domani come nuovi leader, già con la concezione corretta dei meccanismi che caratterizzano l’ente”. E una delle iniziative attuate per modernizzarne le modalità di lavoro, è stata la scelta di operare per obiettivi, gestendo le risorse a disposizione e favorendo la collaborazione fra le diverse aree dell’Unione, superando strutture del passato e puntando a un contatto sempre maggiore tra coloro che lavorano al suo interno. “Ognuno deve mettere a disposizione le sue competenze e la sua professionalità per lavorare ai progetti che vengono individuati di volta in volta come prioritari”, la raccomandazione di Arbib, che ha poi spostato l’attenzione anche sulla comunicazione verso l’esterno. “Comunicando in modo corretto tali progetti, è anche possibile avere un maggiore impatto sulla società italiana”, ha affermato. “Inoltre, credo che l’Unione debba avere anche il compito di richiamare tutti coloro che per qualche motivo si sono allontanati dalle Comunità, e anche coinvolgere tutti gli ebrei che sono sempre stati lontani”.
Oltre che con la società, anche nel rapporto con le istituzioni l’Ucei svolge un ruolo di rilevanza fondamentale. “Per una Comunità, far parte dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane va ben al di là di un rapporto di tipo economico, in quanto significa poter beneficiare dell’intesa che l’Ucei ha con lo Stato”, ha spiegato. La validità del matrimonio religioso anche come matrimonio civile, l’esistenza di cimiteri ebraici, la possibilità di partecipare a un concorso pubblico in date che non interferiscono con le festività ebraiche, questo e altro è garantito da tale accordo, ma Arbib ha raccontato anche dei rapporti eccellenti con i principali ministeri, “da quello dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, a quello dell’Interno, un caso esemplare in Europa”.

Francesca Matalon

(22 luglio 2015)