Renzi conquista Gerusalemme

rassegna“Voi non avete il diritto, ma il dovere di esistere”. Sono queste le parole con le quali il Corriere della Sera condensa il discorso tenuto ieri dal primo ministro Matteo Renzi alla Knesset, il Parlamento israeliano.
Un intervento pronunciato anche alla presenza del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, come ricorda il Messaggero, nel quale Renzi non ha mancato di ricordare le vicende di alcuni italiani illustri: dal rabbino capo emerito di Roma Elio Toaff, scomparso lo scorso aprile, ad Enzo Sereni che coraggiosamente si paracadutò nel campo di concentramento di Dachau nel tentativo di liberare gli ebrei deportati, fino al Giusto tra le Nazioni e indimenticabile ciclista Gino Bartali e all’amicizia che lo lega a Nedo Fiano, fiorentino anch’egli, sopravvissuto ad Auschwitz e testimone della Shoah. “Chi pensa di boicottare Israele non si rende conto di boicottare se stesso” ha affermato Renzi. Per poi aggiungere: “La pace che domandiamo per Gerusalemme sarà possibile solo quando sarà interamente compiuto il progetto due Stati per due popoli”. Nel pomeriggio il premier ha incontrato il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen, al quale ha promesso “l’impegno di tutti” nell’intenzione di raggiungere un accordo di pace.

Rivlin a Roma. Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha accolto ieri l’invito di Renzi a visitare Roma in settembre. Durante il loro incontro Rivlin ha definito Renzi “un leader del futuro” e ha rivelato che “non vede l’ora” di tornare in Italia (Messaggero).

Israele e il pericolo Bds. Legandosi al discorso di Matteo Renzi alla Knesset, la Stampa torna a parlare del movimento di boicottaggio ai danni di Israele, Bds (Boycott, Divestment, Sanctions). Lanciato dieci anni fa da Omar Barghouti, il Bds è riuscito “a contagiare più Paesi dell’Unione Europea”. Lo studioso israeliano Gerald Steinberg lo definisce “un nuovo antisemitismo attraverso le Ong” e spiega che gli obbiettivi del boicottaggio chiamano in causa territori di Israele all’interno dei confini pre-1967.

La censura di Hamas. Sul Fatto Quotidiano, un reportage dedicato a Hamas, il gruppo terrorista che controlla la Striscia di Gaza: “Controllano che non ti fumi una sigaretta, che non ti guardi la partita in tv stappandoti una birra. Controllano che tu non scriva un rigo contro di loro”. Ma ora, prosegue il Fatto, Hamas ha anche perso molti dei suoi amici del Golfo e ha visto limitata l’attività di contrabbando, sua prima fonte di finanziamento.

E. L. Doctorow (1931-2015). “E.L. Doctorow è stato uno dei più grandi romanzieri d’America. I suoi libri mi hanno insegnato molto e ci mancherà”. Queste le parole scelte dal presidente Usa Barack Obama per ricordare lo scrittore newyorkese scomparso lo scorso martedì. Nato in una famiglia ebraica di origine russa, Doctorow ha ricevuto diversi premi letterari, tra cui il National Book per ben due volte, e pubblicato romanzi di successo come “Il libro di Daniel” (Corriere).

Iran, la scommessa di Obama. Su Repubblica Thomas Friedman analizza i retroscena dell’accordo sul nucleare in Iran portato avanti dagli Stati Uniti. Per Obama, spiega, questa è una scommessa a favore della fazione moderata dell’Iran, Khamenei invece spera che l’accordo giovi al regime. Panorama dedica infine un ampio reportage che analizza le paure di Israele dopo l’apertura occidentale a Teheran.

Accordo nucleare, la tesi di Yehoshua. Sul Fatto Quotidiano un’intervista allo scrittore israeliano Abraham Yehoshua, che si mostra perplesso ma fondamentalmente non critico sull’accordo nucleare in Iran: “Nutro delle perplessità a proposito dell’implementazione dell’intesa perché non sarà facile sorvegliare un Paese così chiuso e determinato a dominare il mondo islamico. L’atomica senza dubbio fa comodo agli ayatollah ma il fatto che abbiano alla fine concluso l’accordo significa che la parte più liberale dell’Iran sta iniziando a contare nel contesto politico interno”. Yehoshua commenta poi il viaggio in Israele del premier Renzi: “Queste visite lasciano il tempo che trovano se non fanno parte di un piano più ampio e compatto di tutta l’Europa per risolvere i conflitti del Medio Oriente, a partire da quello israelo-palestinese. Un singolo stato non può fare nulla”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(23 luglio 2015)