Museo della Shoah,
Venezia presidente

rassegnaCambio al vertice della Fondazione Museo della Shoah di Roma. Il nuovo presidente è Mario Venezia, dottore commercialista, consigliere del Benè Berith e figlio del sopravvissuto ai campi di sterminio Shlomo. La nomina nel corso del cda svoltosi ieri. Come riporta il Messaggero, i consiglieri all’unanimità hanno espresso gratitudine per il lavoro svolto dal suo predecessore, Leone Paserman, elogiandolo “per la costanza e la determinazione che hanno contraddistinto la sua presidenza”.
Tra gli obiettivi del cda la formalizzazione nei tempi più rapidi di bandi per la ricerca di personale e di ricercatori della Fondazione. Si dovrà inoltre organizzare lo spostamento della sede da via Florida alla Casina dei Vallati, con la prospettiva di inaugurarla il prossimo 16 ottobre.

Molteplici i temi di politica estera toccati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ospite ieri della Conferenza degli Ambasciatori. Occhi puntati sul Medio Oriente e sul recente accordo sul nucleare iraniano. Un’intesa che è stata definita “storica” e di cui si è augurato una ulteriore implementazione per garantire il “diritto di sicurezza di Israele” e di “esistenza della Palestina” (Corriere della sera).
“Nella sfida che il terrorismo islamista ha lanciato contro ‘ebrei’ e ‘crociati’, le ragioni del nostro indissolubile legame con Israele sono scritte – a chiare lettere – nelle parole dei nostri nemici” spiega intanto il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova in un intervento che appare sul Foglio.

“Accuse ridicole, se non fossero penose”. Così Barack Obama ha bollato da Addis Abeba gli attacchi all’accordo nucleare lanciati da alcuni candidati repubblicani. Tra gli altri l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee ha detto che l’intesa, che il Congresso Usa deve ancora approvare, “farebbe marciare gli israeliani verso la porta dei forni” (Corriere).

Fa il giro della rete il video con protagonista Aviya Morris, 20enne israeliana le cui offese verbali a Maometto hanno contribuito ad alimentare le tensioni delle scorse ore a Gerusalemme. Scrive Repubblica: “Eroina o provocatrice, testa calda o mente lucida, fanatica o calcolatrice a seconda di chi ne parla, dall’ultimo weekend è una star del web, tv e radio fanno a gara per intervistarla, la polizia la sorveglia e gli arabi la minacciano”.
Non mancano, su alcuni quotidiani più schierati, i consueti equivoci volutamente propinati ai lettori. Sul Manifesto, con riferimento all’esercito israeliano, viene ad esempio usata l’espressione “i soldati di Tel Aviv”.

La Stampa racconta la storia di Ali (nome di fantasia), ex jihadista rientrato in Francia dopo essersi pentito del tragitto compiuto all’inverso. La testimonianza, riportata dal quotidiano “Le Parisien”, si sofferma sul suo indottrinamento in carcere, sul viaggio in Siria, sull’addestramento militare, sull’impiego da poliziotto, sul ritorno a casa.

L’intellettuale e scrittore Pietrangelo Buttafuoco non sarà il candidato di Fratelli d’Italia in Sicilia. “Pietrangelo pensa che le radici profonde della Sicilia siano arabe: abbiamo punti di vista diversi” scrive su Facebook Giorgia Meloni, non mancando di sottolineare con disagio la sua conversione all’Islam (Corriere).

Sull’Espresso un’articolata riflessione di Roberto Saviano sulla libertà di espressione. “Dove finisce la libertà di espressione e iniziano le minacce? Qual è il confine – si chiede lo scrittore – tra ciò che l’individuo può permettersi di dire e ciò che dovrebbe tacere?

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(28 luglio 2015)