…Israele

Quando si parla di Israele (e non solo) le categorie di destra e sinistra non reggono.
La stampa italiana sembra non accorgersene, ma è proprio sbagliato applicare l’equazione ortodosso=destra, oppure laico=sinistra.
Le dinamiche che stanno scavando un solco sempre più profondo nella società israeliana non sono più leggibili secondo queste due vetuste categorie e si vanno rapidamente adeguando all’ambiente mediorientale.
Il discrimine è segnato dal valore che si dà alla vita come bene supremo, alla democrazia come unico strumento possibile che possa garantire l’esistenza dello Stato d’Israele, al significato relativo del concetto di terra e – infine – alla valorizzazione del concetto di uguaglianza. Sono questi i cardini attorno ai quali si gioca un futuro sempre più incerto.
Se lo Stato d’Israele (la sua leadership politica, le sue strutture amministrative e giuridiche, e il suo esercito) saprà lavorare per dare forza a questi valori, il suo futuro sarà assicurato e il suo ruolo verrà riconosciuto come elemento di stabilizzazione per l’intera regione. Se parti dello Stato (temo soprattutto la leadership politica) cederanno per opportunismo e codardia ai ricatti del fondamentalismo, sarà sempre più difficile evitare una definitiva deriva verso un futuro dai confini incerti. La diaspora ebraica, in questo contesto, deve aiutare con l’esempio e con tutta la moderazione di cui è capace.

Gadi Luzzatto Voghera

(7 agosto 2015)