La rassegna settimanale di melamed
Gli atenei e l’America razzista
Melamed è una sezione specifica della rassegna stampa del portale dell’ebraismo italiano che da più di tre anni è dedicata a questioni relative a educazione e insegnamento. Ogni settimana una selezione della rassegna viene inviata a docenti, ai leader ebraici e a molti altri che hanno responsabilità sul fronte dell’educazione e della scuola. Da alcune settimane la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane aggiunge al lavoro di riordino e selezione settimanale un commento, per fare il punto delle questioni più trattate sui giornali italiani ed esteri. Per visualizzare la newsletter settimanale di melamed cliccare qui.
Gli atenei e l’America razzista
Torna a sostenere il valore della meritocrazia Roger Abravanel, che lancia il progetto di un ranking per gli atenei: “Quelli buoni sono abbastanza pochi, e poi il voto di laurea ha subito una spaventosa perdita di valore”. Un labirinto in cui ci si perde, una realtà che patisce in maniera drammatica il confronto con l’estero sia nell’inserimento professionale che quanto a competenze: “L’Ocse mostra che i laureati italiani vanno peggio nel problem solving dei diplomati alla maturità coreani e olandesi! (…) E anche le migliori università italiane per stessa ammissione dei rettori insegnano ancora troppo poco a lavorare in gruppo o ad interagire con le imprese. Annuncia allora “Ho preso una decisione: aiutare a creare il primo ranking serio dell’università italiana. Abbiamo delle idee, vorremmo coinvolgere un grande quotidiano italiano e delle università prestigiose. È un progetto appena nato, ma sappiamo esattamente come farlo” (Corriere imprese nordest, 10 agosto)
Un sistema razzista. È questa la conclusione a cui è arrivato un rapporto del Dipartimento di Giustizia del Missouri pubblicato la scorsa settimana, che documenta le violazioni del sistema giudiziario minorile. Indagini simili condotte in altri stati americani hanno evidenziato come il sistema tratti regolarmente in maniera diversa i bambini afroamericani o indigenti, negando spesso loro i diritti fondamentali. Un trattamento diverso che potrebbe non essere intenzionale, ma che ha chiaramente effetti razzisti (New York Times, 8 agosto)
Femminismo e lentiggini. Pippi Calzelunghe compie settant’anni e Natalia Aspesi (su Repubblica, il 9 agosto) scrive: “Bambine di dieci anni, ragazze di venti, madri di trenta, nonne e bisnonne, condividono da decenni la scoperta e il ricordo di questa bambina libera, indipendente, allegra, sapiente, generosa, forte, coraggiosa. La prima bambina nata per gli altri bambini, diversa da tutte le protagoniste di racconti infantili: non dolciastra, non pia, non sottomessa ai maschi e addirittura più sveglia di loro, capace di farsi ubbidire e di cavarsela senza l’aiuto di adulti, un modello di femminilità non solo infantile, impensabile settant’anni fa.” E alcune pagine dei diari di Astrid Lindgren – recentemente ritrovati dalla figlia – raccontano la genesi del suo libro più famoso e gli anni della guerra, durante i quali nacque Pippilotta Viktualia Rullgardina Krusmynta Efraimsdotter Langstrump, il suo personaggio più noto.
Questioni di genere. L’articolo di Chiara Giaccardi, citato la scorsa settimana da questa rassegna, ha suscitato diverse reazioni. Ne scrive Francesco D’Agostino sull’Avvenire (9 agosto): “L’intelligente, documentata ed esauriente analisi che Chiara Giaccardi ha pubblicato su Avvenire del 31 luglio (dal titolo, davvero perfetto, «Riappropriamoci del genere») ha suscitato qualche reazione stizzita e persino aggressiva, arrivata sino all’accusa a questo giornale e alla studiosa di non percepire (!) la gravità delle tensioni culturali che caratterizzano il mondo di oggi, di non tenere nel giusto conto (!!) l’antropologia cristiana e soprattutto di non dare la dovuta considerazione (!!!) alle dichiarazioni sul tema del Magistero e dello stesso Papa. Non intendo entrare nel merito di elucubrazioni frutto di letture grossolane e distorcenti, che si commentano da sole. A me interessa piuttosto rilevare come dietro certe pur modeste polemiche si nasconda un’insidia non irrilevante: quella di confondere la dimensione filosofica e quella teologica dell’antropologia cristiana e, cosa ancor più grave, quella di erigere l’adesione all’antropologia filosofica cristiana a unità di misura della stessa fede, quasi che al Credo che recitiamo ad alta voce ogni volta che partecipiamo alla Messa si dovesse aggiungere un’ulteriore proposizione: ‘Credo alla differenza tra i sessi’. II punto nodale della questione – già indicato in diverse occasioni su queste colonne, e che Giaccardi sottolinea molto bene – è che non esiste ‘una’ teoria del gender, ma tutta una costellazione di temi, che vanno dal sociologico allo psicologico, dallo storico al giuridico, dal religioso al filosofico, dal politico al sociale, dall’etnologico al biologico. E per ciascuno di questi temi dovrebbero darsi autonomi profili di ricerca.”
Sullo stesso argomento il 7 agosto il Secolo d’Italia ha pubblicato un articolo intitolato “Lezioni gender, trappola per i genitori. Ed è tam-tam: attenti a ciò che firmate” in cui si racconta di insegnanti e presidi di sinistra “furbi, terribilmente furbi” che farebbero sottoscrivere alle famiglie degli alunni “un modulo con un titolo generico e buonista, di quelli che significano tutto e niente, ma quella sottoscrizione è una trappola perché autorizza le lezioni gender alle elementari, con tanto di favole gay.”
Ada Treves twitter@atrevesmoked
(14 agosto 2015)