Il ritorno di Jihadi John

rassegnaPer la prima volta con il viso scoperto, torna a parlare in video Jihadi John, il boia dell’Isis divenuto celebre per il suo perfetto accento britannico e simbolo dei foreign fighters, i jihadisti che hanno lasciato la loro casa in Europa per unirsi al terrorismo degli estremisti islamici. Nel video l’uomo, riporta Repubblica, si presenta come Mohammed Emwazi e lancia minacce al suo paese d’adozione. “Jihadi John – scrive Domenico Quirico sulla Stampa – è il riassunto di due cose. Gli occhi. E poi il coltello”. Giunge intanto la notizia della distruzione da parte dell’Isis del tempio di Baal Shamin a Palmira. Il monumento, considerato tra i più preziosi della città, risaliva all’epoca dei fenici (Repubblica).

Teheran, riapre l’ambasciata inglese. Ha riaperto ieri, dopo quattro anni, l’ambasciata londinese in Iran. La bandiera è stata issata alla presenza del ministro degli Esteri britannico Philip Hammond. La chiusura era avvenuta a seguito di un assalto dell’edificio da parte di alcuni manifestanti che sfilavano contro l’appoggio di Londra al regime di sanzioni internazionali contro il programma nucleare iraniano (Corriere della Sera).

La Germania e i fantasmi del passato. Scontri tra neonazisti e la polizia sono avvenuti ieri a Heidenauer, in Germania, davanti a un nuovo centro di accoglienza per richiedenti asilo. Gli estremisti si sarebbero infiltrati in una manifestazione a favore dei rifugiati e avrebbero iniziato a lanciare pietre e petardi. “La Germania – scrive il Corriere – si ritrova a fare i conti non solo con una nuova ondata di xenofobia, ma anche con i fantasmi di un passato che fa ancora paura e suscita vergogna”.

I volti della speranza. Su Repubblica, un reportage dedicato ai siriani in fuga che hanno passato il confine per raggiungere la Grecia e arrivano in Macedonia. Il quotidiano pubblica poi i volti sorridenti di altri migranti, quelli salvati nel Canale di Sicilia provenienti da Egitto, Siria, Etiopia, Sudan, Eritrea, Somalia e Iraq. “Se non fosse per quei numeri sul petto – è il rito dell’identificazione che tocca a ogni migrante appena salvato – sembrerebbero in posa per delle foto ricordo, o per un ritratto di famiglia”. La Stampa racconta infine la storia di Hasan, ragazzo iracheno fuggito da Al-Qaeda che non si ferma di fronte ai muri dell’Europa e punta ad arrivare in Finlandia.

Sulle unioni civili, Bagnasco divide. Dopo un’intervista al Corriere nella quale esprimeva la sua contrarietà verso le unioni civili, le posizioni del presidente della Cei Angelo Bagnasco dividono il mondo della politica. Se Ivan Scalfarotto del pd lo attacca, spiegando “Bagnasco è fuori dal tempo e non vede la realtà”, arriva il plauso del leghista Roberto Maroni. Intanto dal premier Matteo Renzi giungono nuove rassicurazioni: il provvedimento sulle unioni civili verrà approvato entro fine anno (Corriere).

Libertà religiosa, libertà civile. “La libertà è la radice e prolungamento di ogni fede religiosa e la libertà religiosa è alla radice delle libertà civili”. Questo il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi che si è aperto ieri a Torre Pellice (Messaggero).

Giubileo: vertice sulla sicurezza. Giovedì 27 agosto, il governo dovrebbe riunirsi per discutere della crisi della Capitale e i problemi che affliggono la città. Riporta la Stampa: “L’esecutivo prenderà alcune decisioni riguardo l’imminente Giubileo e soprattutto le prime misure chiamate a garantire la sicurezza dei romani e dei pellegrini”.

Vivere a Baghdad. Sul Fatto Quotidiano, un reportage sulle giornate degli abitanti di Baghdad. “Tra il prima e il dopo, a Baghdad, quando esplode una bomba, tra queste case annerite da trent’anni di guerra, di tritolo, non c’è differenza”. Una città dove la vita “non si interrompe mai” e dove l’Isis è diventata “l’espressione dell’umiliazione e frustrazione”. E della voglia di rivalsa.

Medio Oriente, l’analisi del sociologo. Il Messaggero pubblica oggi un testo, per il rapporto annuale di Federculture, del sociologo Alain Touraine sul futuro della società tra guerre e violenza. Scrive Touraine: “La situazione più drammatica è quella della Palestina in cui Israele da un lato e Hamas dall’altro – con l’appoggio di Hezbollah in Libano – rifiutano totalmente la possibilità dell’esistenza di uno Stato ebraico e di uno Stato palestinese, un fatto che non lascia alternative alla violenza sfrenata, limitata solo dalla brutale reazione dello Stato dominante contro tutti i tentativi di far riconoscere l’altro Stato”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(24 agosto 2015)