Un ritratto dell’autore. Belpoliti, il saggista pop
In origine fu il conflitto tra accademia e militanza. La palpitante critica letteraria contrapposta ai rigidi dettami della tradizione aprì dibattiti all’ultimo sangue e vanificò litri di inchiostro.
Dopo decenni, l’ultimo dilemma per un intellettuale del nuovo millennio è diventato poi questo: essere o non essere social? Insegnare il piacere della lettura ai ragazzi dei talent show e aggiornare Twitter o esimersi dal ruolo educativo 2.0 e rifugiarsi, seduto alla propria scrivania dell’università, non alzando il naso dagli scartafacci?
Marco Belpoliti, del quale oggi esce l’ultimo libro “Primo Levi di fronte e di profilo” (ed. Guanda), sembra aver scelto entrambe le cose ed è diventato un saggista social. Un saggista pop. Sessant’anni o poco più, si è laureato alla fine degli anni ’70 in Lettere all’Università di Bologna discutendo una tesi di Semiotica con il professore per eccellenza: Umberto Eco. Dopo aver insegnato per vent’anni nelle scuole, è diventato professore universitario tenendo corsi di Letterature comparate, Letteratura italiana e Sociologia della letteratura all’Università di Bergamo, dove attualmente impartisce lezioni di Critica letteraria. Ha collaborato con la rivista letteraria Nuovi Argomenti e scritto di libri sul Manifesto, La Stampa e l’Espresso. Studioso di Primo Levi, ha curato l’edizione critica delle sue opere per Einaudi occupandosi inoltre di Pierpaolo Pasolini, Italo Calvino e Alberto Arbasino.
Fino a qui la strada sembrerebbe piuttosto piana, priva di grandi frenate, curve pericolose o percorsi sterrati.
Ma per quanto Belpoliti ami le Lettere, la tradizione italiana e i suoi venerati maestri, non può fare a meno di cedere ad una tentazione: quella dell’attualità.
Ha scritto per Guanda “La canottiera di Bossi” nel quale analizza lo storico leader leghista e le origini dell’uomo che, accessoriato di canotta bianca, ha spinto milioni di italiani a votare per lui. Si è poi soffermato sul personaggio di Silvio Berlusconi in “Il corpo del capo” nel quale vengono passate in rassegna le foto diffuse dall’ex premier. “Il Presidente del Consiglio – scrive – si fa fotografare, assume la posa in cui sarà o è fotografato, come se fosse uno specchio in cui contemplarsi. Noi, i suoi elettori, ma anche i suoi oppositori, detrattori, e persino nemici, siamo la superficie riflettente in cui Silvio Berlusconi si guarda: la sua vera immagine è il mondo”.
Ha trattato anche dell’eclettico lavoro di Pierpaolo Pasolini, non rinunciando ad una lettura decentrata: in “Pasolini in salsa piccante” analizza i processi nel quale è stato coinvolto e persino le foto di nudo che furono scattate da Dino Pedriali.
Con la pubblicazione di “L’età dell’estremismo”, Belpoliti decide poi di fare una scelta insolita e piuttosto rivoluzionaria: apre un profilo tumblr (la piattaforma che permette di creare un proprio blog contrassegnato da contenuti multimediali), cita Susan Sontag ,”Viviamo sotto la minaccia di due prospettive egualmente spaventose, anche se apparentemente opposte: la banalità ininterrotta e un terrore inconcepibile”, e decide di raccontare ai surfisti del web come è nato il suo libro. Attraverso il mondo virtuale si fa filologo di se stesso: condivide i propri appunti, le scalette, le fonti bibliografiche e le immagini che hanno permesso la realizzazione del libro. Toglie un po’ di polvere all’accademia senza mai rinunciare ad essa.
Ma non solo: è tra i fondatori, nel 2011, del sito Doppiozero nel quale scrivono più di 800 autori. Sul sito convivono sessanta blog, tra cui il suo nel quale si passa con disinvoltura dal significato simbolico della camicia di Matteo Renzi a Pulp Fiction, il film cult di Quentin Tarantino. È inoltre attivo sul social network Twitter dal 2012 e twitta e retwitta all’impazzata articoli e immagini. Anche un navigatore principiante infine riuscirà a trovare con estrema facilità il video su youtube nel quale introduce Primo Levi e “Se questo è un uomo”, realizzato per Oilproject, la piattaforma che mette online una selezione di lezioni delle materie più disparate.
In una manciata di minuti Belpoliti si sofferma con particolare attenzione alle doti del Levi scrittore, legato indissolubilmente dalla tradizione italiana: “La cosa significativa di ‘Se questo è un uomo’ è la lingua con cui è scritto. Questa lingua fa sì che ‘Se questo è un uomo’ sia un classico della letteratura italiana: è innervato dalla lingua di Dante, dalla lingua di Manzoni, dai riferimenti ai classici della nostra letteratura”.
Scelte pop, esperimenti social, salotti letterari en plein air ma non solo: Belpoliti non rinuncia al suo amore per la tradizione e per la necessità della memoria. Intervistato per il Festivaletteratura di Mantova ha raccontato: “Ho insegnato tanti anni in una scuola media superiore e insegno all’università ed effettivamente noto questo aspetto: le mancanza di memoria. Le cose che sono accadute negli anni ’90 i ragazzi giovani non le ricordano. Non c’è memoria e questo non riguarda solo storia ma anche la letteratura. Il fatto che molte cose che noi pensiamo siano già state pensate non è una povertà ma una ricchezza. Perciò per me è un tema prevalente. L’istantaneità dei social network non è positiva ma possiamo ancora fare qualcosa”.
Rachel Silvera @rsilveramoked
(27 agosto 2015)