Ponti e ponti
“… Io ho sempre pensato che i ponti è il più bel lavoro che ci sia: perché si è sicuri che non ne viene del male a nessuno, anzi del bene, perché sui ponti passano le strade e senza le strade saremmo ancora come i selvaggi; insomma perché i ponti sono come l’incontrario delle frontiere e le frontiere è dove nascono le guerre.” Non sempre le cose sono così semplici, e molti esempi potrebbero smentire le parole di Faussone, protagonista della Chiave a stella di Primo Levi. Del resto il ponte di cui narra (nel racconto intitolato appunto “Il ponte”) sarà destinato a crollare. Ricordiamo peraltro che Faussone è un montatore e parla di ponti reali, non di metafore.
Forse con un pizzico di quella stessa concretezza piemontese che caratterizza il personaggio di Levi, la mostra allestita dalla Comunità di Torino in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica – dal titolo “Ponti e ponti. Dalla metafora alla realtà e ritorno” – ha scelto di lasciare da parte simboli e metafore per concentrarsi sui ponti, quelli veri, concreti, costruiti in determinati tempi e luoghi, teatro di specifici eventi storici. Ponti che sono divenuti esempi, che hanno acquisito nell’immaginario collettivo un valore simbolico. Ponti che hanno unito e ponti che hanno diviso, ponti verso la speranza e ponti verso la disperazione, come quello attraversato da ebrei respinti dalla Svizzera che chiude cupamente il film “La barca è piena” di Markus Imhoof (Svizzera, 1981); mette i brividi riguardare oggi quelle immagini (così terribilmente simili a molte che stiamo vedendo in questi giorni) di profughi allontanati con burocratica fermezza da un paese civile e democratico verso un destino di deportazione e di morte: sono passati più di settant’anni e l’Europa sembra non aver imparato nulla dalla propria storia.
E così, da un ponte all’altro, la mostra ci guida nella complessità del mondo reale con le sue mille sfaccettature. Certo non tutti i ponti corrispondono alle parole di Faussone, ma, se non altro, compendiamo il suo desiderio di costruirli.
Anna Segre, insegnante
(4 settembre 2015)