Qui Roma – Arte e scienza in dialogo

Schermata 09-2457272 alle 14.49.06L’ebraismo come ponte per la scienza, la psicanalisi e il cinema, l’ebraico come ponte linguistico. Si apre con un seminario ricco di spunti, storie e personaggi la Giornata Europea della Cultura Ebraica romana. Un incontro, ospitato nella Sala Margana, che ha visto il neo-assessore alla Cultura della Comunità ebraica Giorgia Calò (nell’immagine) fare gli onori di casa: “Per noi il ponte è quello del Dialogo e del confronto con le religioni diverse, ma anche un luogo fisico come il Ponte Fabricio costruito nel 62 a.e.v che faceva da raccordo tra Lungotevere Cenci e l’Isola Tiberina ed era conosciuto anche sotto il nome di Pons Judaeorum perché collegava l’antico ghetto con la città. Gli ebrei romani, membri di una comunità millenaria, sono sempre stati un ponte: registravano i cambiamenti ed entravano in contatto con gli altri ma mantenevano sempre una loro identità”.
A moderare gli interventi, Claudio Procaccia, direttore del dipartimento Cultura della kehillah capitolina che dà la parola all’insegnante di ebraico Hora Aboaf: “Quando insegno una lingua particolare come l’ebraico mi piace partire dalla parola Shalom e arrivare alla radice, ovvero la shoresh, analizzandone ogni lettera. Se prendiamo ad esempio Ghesher, che significa ponte, la nostra radice sarà composta da tre lettere: ghimel, shin e resh. Ognuna di esse ha poi un significato che reca dei valori: ghimel indica la benevolenza, shin l’esperienza e resh la testa, la mente. Ghesher è una parola di energia straordinaria. Potente”.
L’intervento di Massimo Bassan è poi volto a delineare un’altro ponte: quello costruito dagli scienziati ebrei italiani perseguitati dalle leggi razziste: “Sapete che il 7% dei professori universitari furono cacciati dal loro incarico perché ebrei? – spiega – E che 400 liberi docenti e ricercatori furono epurati per lo stesso motivo? Tra loro spiccano Guido Castelnuovo, Vito Volterra e Tullio Levi Civita che si batterono per poter portare avanti i loro studi. Ogni città ha la sua sua storia, ci sono i fisici di Roma come Emilio Segrè del celebre gruppo dei ragazzi di via Pannisperna o quelli di Firenze come Ugo Fano. Ci furono personaggi come Giuseppe Levi, scienziato e maestro di tre premi Nobel: Rita Levi Montalcini, Renato Dulbecco e Salvador Luria. Uno dei ponti simbolici più importanti fu infine quello dell’università clandestina di Roma istituita per permettere agli studenti ebrei di frequentare le lezioni”.
Gianni Yoav Dattilo si concentra poi sulla figura di Roberto Assagioli che costruì un ponte tra Austria e Italia per la diffusione della psicanalisi: “Il suo ruolo fu centrale e questo si può determinare anche leggendo le lettere entusiaste che si scambiarono Freud e Jung nelle quali parlavano di lui. Assagioli fu fondatore della psicosintesi nella quale integrava orientamenti diversi e vedeva l’atto di volontà come qualcosa di gioioso”.
Pio Lauda segue le tracce di un altro personaggio: Salvatore Ottolenghi, protagonista chiave nello sviluppo della polizia scientifica: “Dopo essersi laureato in medicina e specializzato in oculistica conobbe Cesare Lombroso con cui collaborò abbracciando la disciplina della medicina legale. Fu il primo ad adottare un metodo investigativo multidisciplinare e a rendere le indagini non più determinate da pura intuizioni ma collegate a dinamiche precise”. In conclusione Damiano Garofalo si è concentrato su due fratelli celebri: Gillo e Bruno Pontecorvo, rispettivamente regista e fisico. “Trasferitisi entrambi a Parigi durante le leggi razziste, – illustra – le loro strade si divisero negli anni ’40: Bruno andò negli Usa e si trasferì a Mosca dove continuò le sue ricerche sui neutrini mentre Gillo dopo la guerra tornò in Italia affermandosi come regista ricevendo numerose nomination agli Oscar”.
Dialogo e confronto tra diversi, ma anche tra le identità plurime che caratterizzano ogni individuo, in un’interpretazione del tema della Giornata della Cultura Ebraica che porti alla “consapevolezza di imparare davvero qualcosa”. Questo, ha spiegato il moderatore Giorgio Gomel, l’obiettivo della serata organizzata ieri dalla comunità Progressive Beth Hillel presso la Casa della Memoria e della Storia, intitolata “Ponti – Convivenza tra comunità, culture e religioni diverse: esperienze del passato, idee per il futuro”. Sono state dunque le figure e le esperienze del passato più significative a essere protagoniste dell’incontro, modelli straordinari da prendere come esempio di dialogo proficuo per la difesa dei diritti delle minoranze. Tra queste spicca quella di Abraham Joshua Heschel, rabbino e filosofo polacco naturalizzato statunitense, che negli anni cruciali del secolo scorso fu impegnato in prima persona nelle lotte per i diritti civili dei neri, fianco a fianco con Martin Luther King. “Heschel era davvero un uomo di ponti, e individuava come suo contrario non il muro ma il concetto di isola, scrivendo nel 1966 che ‘no religion is an island’, nessuna religione è un’isola, e su questo principio basava le sue lotte contro il razzismo, che vedeva come incompatibile con la natura dell’uomo come parte di un unico creato”, ha sottolineato Elèna Mortara Di Veroli, docente di letteratura anglo-americana all’università di Tor Vergata. Una caratteristica, quella di avere un “atteggiamento di profondo radicamento nell’ebraismo ma sempre messo in rapporto con l’altro”, condivisa anche dal filosofo Martin Buber, la cui figura e il cui impegno nel movimento sionista sono stati descritti al pubblico da Irene Kajon, docente di filosofia morale all’Università di Roma La Sapienza. A introdurre la serata anche un intervento di Franca Eckert Coen, presidente di Beth Hillel, e di Luigi De Salvia, segretario generale della sezione italiana dell’associazione Religions for Peace, che ha raccontato il suo impegno per rendere le religioni “attori di dialogo e non di conflitto”.
Schermata 09-2457272 alle 14.49.22Ad animare la Giornata della Cultura, nata per aprire le sinagoghe e i musei ebraici ai cittadini di tutta Europa, anche percorsi alla scoperta del Ghetto: per tutta la mattinata si sono svolti infatti dei Safari d’arte – play and learn tours nei quali si intrecciavano arte, gioco e avventura.
Il percorso, indirizzato soprattutto ai bambini ma non solo, è stato creato ad hoc per scoprire i luoghi simbolo della zona ed è statio organizzato come un vera e propria caccia al tesoro. Il gruppo, con l’aiuto della guida, doveva cercare gli indizi identificati in una mappa e, una volta raggiunta la tappa, ha ascoltato la storia che si cela dietro ogni palazzo e sampietrino, testimone della millenaria presenza ebraica nella città.

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(Hanno collaborato Manuela Giuili e Francesca Matalon)

(6 settembre 2015)