Ebraismo a porte aperte
La nostra strada? Il Tikkun Olam
Dal Trentino alla Sicilia, l’Italia si è confermata protagonista di questa 16esima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Incontri, conferenze, concerti, laboratori. Una riflessione corale sul tema “Ponti e AttraversaMenti”, anche in relazione all’impegno per il “Tikkun Olam”, la riparazione del mondo. Proprio di Tikkun Olam si è parlato a Firenze, città capofila per l’Italia, nel corso di un articolato evento moderato tra gli altri dalla giornalista UCEI Ada Treves.
La sfida? Quella di guardare alla luna, come ha spiegato (sempre a Firenze) il rav Roberto Della Rocca: “La luna, per l’ebraismo, non è solo un riferimento astrologico. È l’archetipo della trasformazione, del movimento, di qualcosa che è in divenire. La nostra identità”.
Qui Milano – I ponti della Memoria
La Memoria come ponte tra generazioni, come insegnamento attuale per non cadere nell’indifferenza di fronte alle moderne tragedie dell’umanità. Sono alcuni dei temi evocati nel corso dell’appuntamento al Memoriale della Shoah di Milano, organizzato dalla Comunità ebraica di Milano assieme al Centro di documentazione ebraica contemporanea in occasione della Giornata europea della cultura ebraica e che ha visto la presenza del vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nonché vicepresidente della Fondazione del Memoriale Roberto Jarach. A segnare la strada per le riflessioni dei relatori – tra cui il direttore del Cdec Michele Sarfatti assieme allo studioso di ermeneutica biblica Haim Baharier e Laura Boella, docente di filosofia morale all’Università Statale di Milano – la proiezione del film intervista di Raphael Tobia Vogel ad Agnes Heller, la nota filosofa ungherese. “Un vivido affresco della personalità e del pensiero della Heller”, ha commentato lo storico David Bidussa, moderatore dell’incontro, ricordando poi le parole della filosofa sopravvissuta alla Shoah che in una recente intervista, parlando dell’attuale atteggiamento di molti paesi europei verso i profughi, ha sottolineato come “la democrazia da molte parti in Europa è giunta come regalo di eserciti liberatori, non come conquista interna. E se non assimili il regalo ma torni ai secolari istinti d’odio dei nazionalismi, prima o poi la Storia ti presenta il conto”.
Nel corso dell’incontro, proseguito poi con la lezione di Baharier La mucca rossa e con il concerto del coro ebraico Mizmorim, il Consigliere della Comunità ebraica di Milano Davide Romano ha poi voluto ricordare sia l’impegno del Memoriale di fronte all’attuale emergenza dei migranti – con l’apertura di uno spazio di accoglienza temporaneo, all’interno della struttura di Binario 21, rivolto ai profughi che arrivano a Milano e gestito in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio – sia lanciare la proposta di gemellaggio della città di Milano con Kobane come segno di solidarietà tangibile nei confronti dei profughi siriani.
Dopo il partecipato appuntamento della domenica dedicata alla cultura ebraica, il Memoriale tornerà martedì sera ad essere protagonista, ospitando lo spettacolo I luoghi della Memoria del regista Paolo Castagna. Un progetto teatrale che, con l’aiuto degli attori del Piccolo Teatro, porta in scena la tragedia italiana delle deportazioni e dei viaggi della morte che partirono proprio dal cuore di Milano, dal Binario 21, con destinazione Auschwitz o altri campi di concentramento nazifascisti. “Il ricordo – sottolineava il presidente di Binario 21 Ferruccio De Bortoli – è un esercizio salutare: apre la mente e i cuori… è protezione delle suggestioni ideologiche, dalle ondate di odio e sospetti. La memoria è il vaccino culturale che ci rende immuni dai batteri dell’antisemitismo e del razzismo”.
Qui Roma – La musica dell’esilio
La musica come ponte per la cultura e la conoscenza. La musica come simbolo della propria identità ed eredità per le generazioni future. Si chiude con un omaggio al compositore fiorentino Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968), ospitato dalla Sala Accademica del Conservatorio Santa Cecilia, la sedicesima Giornata Europea della Cultura Ebraica di Roma.
Sul palco l’organo della musicista Livia Mazzanti si è inframezzato alle letture dell’attore Emanuele Carucci Viterbi e alla voce del tenore Claudio Di Segni.
“Questo importante appuntamento – ha spiegato il presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello – è dedicato alla memoria del rabbino emerito Elio Toaff recentemente scomparso. Proprio nel suo discorso di insediamento come rabbino capo di Roma, rav Toaff auspicava ad una crescita religiosa e culturale di questa comunità e credo fermamente che, grazie al nostro vigore, l’obbiettivo sia stato raggiunto. Abbiamo scelto di chiudere la Giornata con un concerto perché la musica è un linguaggio universale che può portare tutti dalla stessa parte, quella che si batte contro il pregiudizio”.
Alfredo Santoloci, direttore del Conservatorio di Santa Cecilia prende poi la parola: “Quello che lega Santa Cecilia alla comunità ebraica è un rapporto di profonda amicizia e sono particolarmente felice di rendere omaggio a un autore raffinato e geniale come Mario Castelnuovo-Tedesco, legato da una prolifica collaborazione con Toscanini. Questa è la bellezza di cui il mondo ha bisogno”. “Castelnuovo-Tedesco era estremamente legato alla sua identità di italiano ed ebreo – aggiunge Miriam Haiun, direttrice del Centro di cultura ebraica di Roma – e anche una volta emigrato negli Stati Uniti mantenne intatta la sua identità”.
A guidare il pubblico tra le luci e le ombre della vita del compositore, la musicologa Daniela Tortora. Nato alla fine dell’800 da un’agiata famiglia ebraica di Firenze, Castelnuovo-Tedesco si dedicò al pianoforte riscuotendo fin da subito successo. “La sua musica aveva una grande circolazione – spiega Tortora – e la sua vita in Italia assomigliava ad un idillio. L’esilio forzato in America a causa delle leggi razziste fu un vero proprio trauma che interruppe la sua vita felice. Dopo un primo smarrimento, trovò il suo sbocco componendo per il cinema e si trasferì in California. Questo concerto è dedicato però ai suoi componimenti per organo, un repertorio quasi rimosso riportato alla luce da Livia Mazzanti, attraverso i quali ricordò i suoi cari smarriti tenendo alto il valore della Memoria”.
Qui Torino – Fotografia, la Storia in mostra
Molte le attività che hanno riempito di visitatori tutti gli spazi comunitari a Torino: dopo l’apertura ufficiale della Giornata Europea della Cultura Ebraica, con il presidente Dario Disegni che ha annunciato l’intenzione di mettere a disposizione di una famiglia di profughi in fuga dalle barbarie una struttura abitativa della Comunità, è stata inaugurata la mostra “Ponti e Ponti. Dalla metafora alla realtà e ritorno”. Una serie di fotografie dal forte valore simbolico – dal ponte di Brooklyn alla marcia di Martin Luther King nel ’45, al ponte interrotto che in Svizzera impedì l’ingresso agli ebrei in fuga durante la Seconda guerra mondiale – ha collegato la memoria storica al presente, nel tentativo di aiutare ad attraversare i tempi attuali. L’affluenza, leggermente ridotta rispetto agli anni passati, ha comunque visto nell’intera Giornata centinaia di persone interessate a conoscere usi e tradizioni della Comunità, con una marcata tendenza a cercare informazioni precise, molto approfondite. Una peculiarità che è stata rilevata in particolare dalle volontarie dell’Associazione Donne Ebree d’Italia, che hanno organizzato banchetti con assaggi di specialità della tradizione ebraica. Contemporaneamente si svolgeva la visita guidata al ghetto di Torino, a cura di Artefacta, che ha raccontato la storia degli ebrei piemontesi nel periodo compreso tra il 1700 e 1848, partendo da piazza Carlo Alberto e da lì snodandosi sino alla Mole Antonelliana, tra descrizioni storiche del ghetto grande situato nell’antico Ospedale di carità, di cui venivano affittati gli spazi agli ebrei, e il ghetto piccolo che mantiene ancora la facciata originale. L’esigenza di costruire ben due ghetti fu dettata dalle imposizioni dei Savoia affinché gli ebrei si concentrassero nelle città piuttosto che nelle campagne, portando la popolazione ebraica torinese a quasi 1500 individui. Nel ghetto vecchio erano presenti una sinagoga di rito italiano e quella di rito spagnolo e nel caseggiato poi trasformato nel ghetto piccolo, invece, si trovava quella di rito Aschenazita. Degna di nota la spiegazione dell’unicità del ghetto, più quartiere che luogo di segregazione, rispetto ai suoi simili in altre città d’Italia strozzati da chiusure sulla pubblica via. Nel pomeriggio, dopo la visita al cimitero ebraico, sempre a cura di Artefacta, Eyal Lerner ha aperto la serata con lo spettacolo “Note sul Ponte”, che ha riempito la piazzetta Primo Levi fino a sera inoltrata tra canti, flauti e narrazione accompagnata dal suono della chitarra.
Nel complesso, la Comunità ha rilevato un’affluenza leggermente ridotta rispetto agli anni passati, ma più partecipe e interessata agli eventi e alle attività. David Sorani, consigliere della Comunità con delega alla cultura, a fine giornata ha commentato: “Notevoli l’interesse e la partecipazione mostrate, mentre la riduzione del numero delle visite è confermata dai dati. Si tratta probabilmente di un calo fisiologico, motivato dal fatto che questo evento si ripete con successo da sedici anni e la popolazione torinese ha già avuto modo di entrare in contatto con i nostri luoghi e le nostre sinagoghe.”
Emanuele Levi
Qui Trieste – Il canto rinnovato
Una lunghissima fila di persone in attesa di entrare per assistere alla prima esecuzione assoluta di un’opera di musica classica contemporanea, le stesse che per tutta la durata del concerto hanno poi ascoltato con attenzione vera, trasportate dalle note di una composizione complessa nella sua costruzione e allo stesso tempo capace di arrivare al pubblico con semplicità, sostenuti in questo dagli interpreti che hanno saputo condividere, attraverso la loro esecuzione, tutto quello che avevano tratto dalla partitura andando “al di là del testo”.
“Il Canto”, la rapsodia lirico-sinfonica per soli, coro e orchestra recentissima composizione di Marco Podda, rappresentata a Trieste presso il teatro Verdi in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica su iniziativa del coro Kol Ha-Tikvà, coinvolge e sollecita con dolcezza l’attenzione, si offre all’ascolto vero, propone la partecipazione di tutte le persone coinvolte che si trovano così in comunicazione attraverso il suono.
Il Direttore Angelo Cavallaro, i due solisti, il soprano Ayşe Şener di Izmir (Turchia) di religione musulmana e il tenore Alessandro D’Acrissa, il violino solo Stefano Furini, l’Orchestra e il Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi hanno saputo realizzare questo, proprio perché sono riusciti a cogliere tutto questo e, soprattutto, a trasmetterlo al pubblico in sala.
L’opera di Marco Podda è stata preceduta da due significative composizioni di Vito Levi: il mottetto “Surge propera” di Vito Levi, scritto dal musicista nel 1961 ed eseguito in occasione delle nozze della figlia Laura con lo scrittore Fulvio Tomizza, orchestrato per questo concerto da Marco Podda e la breve sinfonia “In limine”, scritta nel 1975, il cui manoscritto, conservato nell’Archivio del Museo Teatrale Carlo Schmidl di Trieste assieme a tantissimo altro materiale che Laura Levi Tomizza, presente in sala con la famiglia, ha donato, è stato messo a disposizione da parte del museo per l’occasione.
La realizzazione di tutto questo è stata possibile grazie alla grandissima e generosa disponibilità della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi che ha accolto con entusiasmo la proposta dell’Associazione “Kol Ha-Tikvà”, ideatrice del progetto e dalle tante istituzioni pubbliche e private che hanno creduto in esso: ritenuto evento di rilevanza regionale, il concerto ha ricevuto il patrocinio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, della Provincia e del Comune di Trieste, oltre che della locale Comunità Ebraica ed è stata resa possibile grazie al sostegno di enti e fondazioni locali e nazionali, quali, oltre alla Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi, le Fondazioni Foreman Casali, la Fondazione CRTrieste, l’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – Contributo 8 per mille), l’Albero Nascosto Hotel Residence, i Lions Club Trieste Europa, Trieste Host e Trieste Miramar, i Rotary Club Trieste, Trieste Nord e Muggia.
Qui Casale – Musica per l’incontro
Due giorni ricchi di incontri, parole, musica arte e tanti visitatori quelli in cui è stata protagonista la Comunità Ebraica di Casale Monferrato in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.
Le iniziative organizzate in vicolo Salomone Olper hanno richiamato centinaia di persone e messo in luce una delle più attive comunità italiane. Non solo, hanno anche operato in modo sinergico con la mostra dedicata alla Channukà al castello facendo di Casale un vero polo delle tradizioni dell’arte e della storia ebraica in Italia
Come sempre, giocando un po’ sul concetto di giornata (che per gli ebrei va da tramonto a tramonto) il primo incontro è avvenuto sabato 5 settembre appena il sole è calato. A dare il “la” i ragazzi del coro Ghescer di Casale Monferrato, diretti da Erika Patrucco. I piccoli cantori che provengono da varie nazionalità e culture si sono esibiti nell’ambito della rassegna il Suono e Segno – Musica in Sinagoga 2015 curata da Giulio Castagnoli. E’ stato sicuramente un concerto fresco vivo ed insolito, che riprendendo il titolo della Giornata (Ponti e attraversaMenti) ha messo insieme un originale collezione di canti tradizionali da tutto il mondo, con un tocco di esotismo in più fornito da Michele Partipilo al duduk, un antichissimo strumento a fiato della regione caucasica perfetto per intonare le musiche della tradizione israelitica ed armena che costituivano la maggior parte del programma. Gli interpreti dell’Opera dei Ragazzi sono stati Chiara Azzarito, Alessia Cappellari, Carlo Castagnoli, Jvonne Chiariello, Valeria Gallina, Vittoria Ganora, Ilaria Ginepro, Laura Greco, Elisa Raccozzi, Klaudia Schima, Giulia Varzi e Lorenzo Vella.
Domenica invece zuppa, proprio così: nel pomeriggio si sono ritrovate nel Cortile delle Api tanti amici della comunità per un incontro tra le culture, ma anche un incontro tra le cOlture. La mostra di Mondino inaugurata a giugno presentava infatti un grande tappeto di preghiera realizzato con granaglie. Con quelle granaglie (non le stesso ma le stesso tipo) è stata cucinata proprio una speciale zuppa che riprendendo un po’ la tradizione di Channukkà è stata condivisa con i rappresentanti delle varie Religioni monoteiste del territorio. Un segno sia di quel ponte espresso dal tema della giornata, sia delle radici comuni di ogni fede. Ma anche come ha spiegato Elio Carmi un comune denominatore alimentare di tutte le religioni e alle loro pratiche alimentari.
Per la cronaca le zuppe erano quattro: di fagioli scuri, cereali misti, patate e carote e fagiolini Cannellini. Mentre confessioni religiose rappresentate erano diverse oltre a quella ebraica: Chiesa Cattolica, Avventisti, Valdesi e Islam.
Visto il successo è stato deciso di prolungare la mostra di Mondino fino al 27 settembre.
Finale della giornata affidato di nuovo alla musica con il Divertiment Ensemble. Davanti all’Aron si è esibita il soprano Lorna Windsor accompagnata da Maria Grazia Bellocchio al pianoforte. È sempre più raro di questi tempi ascoltare un concerto di Lied, Lorna con la sua espressività fa suo lo spirito più puro di queste miniature che la maggior parte degli autori tedeschi ha creato, interpretando un sentito spirito nazionale capace di decorare in modo preciso, fiabe, sentimenti, piccole figure. E’ un viaggio nelle arie di Mendelssohn e Mahler scelti per le radici ebraiche, ma che evoca anche Richard Strauss (scelto non a caso come bis). Bella anche l’incursione nelle musica contemporanea di Stefano Gervasoni in cui la duttilità del soprano si sublima in un mondo di sonorità originali e il finale più popolare tutto dedicato a Gershwin e Kurt Weil, per finire con un inno alla musica come “I got rhythm”.
Ottimo successo anche per le visite guidate gratuite alla mostra delle Channukka con gli artisti in collezione e la curatrice e Assessore alla Cultura di Casale Monferrato.
Per informazioni sul programma e i prossimi appuntamenti tel. 0142 71807 www.casalebraica.org.
L’ingresso a tutte le manifestazioni è libero. Per informazioni 0142 71807 www.casalebraica.org.
Alberto Angelino
Qui Vercelli – Gli sforzi premiati
Da via Foa a Vercelli, la presidente e consigliere UCEI Rossella Bottini Treves ha coordinato l’apertura di ogni luogo accessibile della Comunità ebraica vercellese, avvalendosi dei collaboratori e volontari disponibili.
Il risultato ha premiato gli sforzi compiuti: tanti i visitatori accorsi ogni trenta minuti per scoprire i luoghi ebraici, tante le domande poste alla presidente e agli operatori, segno di un interesse vivace, affezionato e interessato nel territorio vercellese e biellese.
In pieno accordo con il tema della Giornata 2015, Ponti & Attraversamenti, la Comunità ha gettato un altro ponte con l’apertura totale, non solo delle sue porte, ma anche dei volontari e del presidente stesso che ha lavorato in prima linea, accogliendo i visitatori al cimitero israelitico di Vercelli per poi attraversare la città alla volta della sinagoga e presentare la lectio magistralis di Dario Arkel.
Una Gionata lunga quella del 2015, ma piena di soddisfazioni, un segno tangibile che il ponte costruito in questi anni non solo è solido, ma anche trafficato. Molti visitatori hanno fatto la spola tra il Tempio di Biella-Piazzo, aperto sin dal mattino ed ora dotato di una postazione multimediale che ha diffuso i servizi di Sorgente di Vita inviati alle comunità dall’UCEI, e i luoghi ebraici di Vercelli. L’occasione del resto era ghiotta: mai prima d’ora tutti i luoghi ebraici sono stati accessibili nella stessa giornata contemporaneamente. Se ciò non bastava al pubblico, il valore aggiunto è stata la lectio magistralis di Dario Arkel, docente all’Università di Genova, che a Vercelli ha proposto La metafora del Ponte: pazienza motore di speranza. Nero e oltrenero ne “La pazienza della notte”, un viaggio da Giona a Tadeusz Kantor che ha toccato l’attualissimo tema del buio, dell’assenza di fiducia, di speranza, di luce che talvolta, come successe a Jona, si manifesta solo dopo esser passati da grandi difficoltà. Puntualissima la citazione de La morte per Acqua di T.S. Eliot, con cui Arkel ha sagacemente risposto ai dubbi del pubblico partecipe: il ricordo della vicenda di Fleba il fenicio sia da monito per i vivi e luce oltre l’ombra e il buio. Tra i temi toccati anche la differenza tra il bene avere e il benessere che spesso sono considerati complementari, rischiando di perdere l’essenza della serenità in virtù dell’illusione dei beni materiali, a maggior ragione se non ci si apre agli altri e se non si condivide la propria bellezza interiore. Un altro ponte quindi, tra la proprietà propria dell’io e la proprietà propria dell’altro che in entrambi i casi non deve essere privata. Un passaggio, una mano tesa verso l’esterno, come quella che si è manifestata domenica a Vercelli e a Biella-Piazzo, verso il territorio piemontese.
Sara Minelli, Comunità ebraica di Vercelli
(7 settembre 2015)