Oltremare – Yamim Noraim
L’estate è finita e le notizie di cronaca nera sono tre: per prima cosa, i poliziotti che avrebbero dovuto proteggerci tutti dal fanatico assassino Yishai Schlissel e non l’hanno fatto, sono stati sospesi. La polizia ci ha messo ben cinque settimane a risalire i livelli di gerarchia e responsabilità. Secondo, Reham Dawabsheh, la madre del piccolo Ali morto nell’attentato di Duma cinque settimane fa, non ce l’ha fatta. Anche il padre, Saed, è morto alcuni giorni fa, ma la cosa non fa più notizia. Gli assassini non sono stati ancora presi, la polizia non dichiara di avere una lista di sospettati e ha perfino chiesto l’aiuto della cittadinanza, con tanto di call center. Per ultimo, i siriani un fuga dal regime di Assad o dall’ISIS o da tutti e due, possono ben fare il giro del mondo, basta che non bussino agli 80 chilometri di confine con Israele, perchè Bibi ha deciso che no, noi i rifugiati non li possiamo aiutare. Non mi risulta che abbia interrogato i colleghi di governo o la Knesset prima di rilasciare la dichiarazione lunga dodici secondi, mentre posava di fronte a un tratto dell’inferriata anti-infiltrati che stiamo costruendo sul confine giordano.
L’anno scorso, in questa stagione, l’estate finendo si portava via la guerra – i caduti, le sirene, le bombe e le immagini difficilmente dimenticabili. Quest’anno, ci lascia con una serie di domande che hanno a che fare con il senso stesso del nostro piccolo paese. Possiamo lasciare che degli estremisti assassini interni mettano in pericolo le nostre persone e la stabilità etica di Israele? Armati di coltello o di bottiglie incendiarie, quanto profondo è il danno che portano, oltre alla non rimarginabile ferita per le famiglie che hanno subito la loro violenza? E poi, a che cosa sono serviti duemila anni di dibattiti sul “ama il tuo prossimo come te stesso”, se quando il prossimo è siriano o sudanese improvvisamente non valgono più niente?
Per fortuna arrivano gli “Yamim Noraim”, e fra Rosh Hashana e Kippur abbiamo dieci giorni per rispondere.
Daniela Fubini, Tel Aviv
(7 settembre 2015)