Qui Roma – Fantascienza, una storia ebraica
C’era una volta il Golem, una creatura modellata dall’uomo, che si aggirava per la città ed eseguiva gli ordini del suo padrone fino a quando non decise di ribellarsi. Il Golem, ma anche il mostro raccontato da Mary Shelley e poi ancora Pinocchio e i robot, protagonisti dei romanzi firmati dal prolifico scrittore russo di origine ebraica Isaac Asimov, sono stati i protagonisti della terza giornata del Festival internazionale di letteratura e cultura ebraica che ha visto dialogare sul tema Marco Panella, tra gli organizzatori della kermesse, e Simonetta Della Seta, ex addetta culturale dell’Ambasciata italiana in Israele.
“La fantascienza e il tema della Creazione hanno numerosi punti in comune con la tradizione ebraica – spiega Della Seta – penso per esempio alla Genesi e la comparsa di Adamo che prima di prendere vita, dicono i cabalisti, rimase materia inerte per 12 ore, quasi come un robot. Una scena che riecheggerà in tanti romanzi che ricorrono al topos della creazione di una nuova entità”.
“La Creazione infatti – prosegue Panella – è un archetipo che viene raccontato, con diverse variazioni, in tutte le culture. Nel corso del tempo l’uomo ha poi sentito dentro di sé la tentazione di farsi lui stesso creatore, tentazione di cui abbiamo prova ricorrendo alla tradizione della cultura occidentale: da Omero che raccontava dei servi automi di Efesto all’omuncolo teorizzato nel ‘700, fino a romanzi come Frankenstein e Pinocchio. Si arriva infine all’opera immensa di Asimov che introduce i robot, termine usato per la prima volta dal ceco Karel Čapek”.
“C’è un elemento che secondo me lega fantascienza ed ebraismo – illustra Della Seta – ed è la tensione che spinge a voler cambiare il mondo, persino a ripararlo (attraverso il concetto del Tikkun Olam) e a immaginare mondi diversi. Nella Mishnah vi è un trattato nel quale i saggi, per provare fino in fondo le leggi ebraiche, immaginano di doverle rispettare in una situazione surreale. Teorizzano così una torre che fluttua nell’aria dentro la quale si devono applicare leggi complesse come quelle della purità e dell’impurità. Un’immagine che sembra uscita da un romanzo per appassionati del genere”.
Il personaggio della psicologa Susan Calvin, protagonista dei lavori di Asimov, dà poi lo spunto per introdurre il mito del Golem. Calvin spiega infatti che tra gli uomini e i robot preferisce questi ultimi perché non sanno mentire. “Un punto di contatto – conclude Della Seta – importante con il Golem, l’automa più famoso della tradizione mistica ebraica, che aveva scritto su di sé la parola emet, che in ebraico significa ‘verità’. Chi lo conosce come simbolo della città di Praga, deve però sapere che la sua storia inizia molto prima e molto più vicino di quanto si creda: il primo è stato avvistato in Puglia nel dodicesimo secolo”.
r.s. twitter @rsilveramoked
(8 settembre 2015)