Qui Milano – L’etica che cura le malattie

banner ame Rispondere alle emergenze e alle sfide dell’attualità con un approccio di condivisione e di corresponsabilità. Questo lo scopo del secondo appuntamento della serie di seminari multidisciplinari, inteculturali-interreligiosi “Insieme per prenderci cura”, organizzato da Associazione Medica Ebraica, Biblioteca Ambrosiana, Comunità Religiosa Islamica Italiana, Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d’infanzia e Fondazione IRCCS Ca’ Granda, dedicato a indagare il “Significato di cura e malattia nelle prospettive laica e religiosa”. Interverranno questo pomeriggio alla clinica Mangiagalli di Milano sia di esperti del settore medico sia di leader spirituali in particolare delle tre religioni monoteistiche, tra cui il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib.
“L’urgenza e la gravità delle ondate migratorie che stanno coinvolgendo milioni di persone in tre continenti – Africa, Asia, Europa – rendono più che mai necessaria anche in campo sanitario una strategia formativa che integri diversi livelli e aree di conoscenza, per rispondere alle sfide dell’integrazione in società multietniche, caratterizzate da nuove forme di solidarietà”, spiegano gli organizzatori del seminario. Il coinvolgimento di malati di differenti etnie, lingue, culture e religioni pone dunque medici e operatori sanitari di fronte a nuove sfide deontologiche, e alla conseguente necessità di mettere insieme le loro competenze e creare allo stesso tempo un dialogo con gli assistiti.
Si parlerà dunque soprattutto di etica nel corso di questo appuntamento, indagando i significati attribuiti sia dal pensiero laico sia dalle diverse tradizioni religiose alla malattia, ma anche all’azione di chi se ne prende cura. Quelle che vengono dunque proposte sono forti scelte morali e forme di collaborazione a tutti i livelli, tra professionisti di diversi campi e tra individui di tradizioni religiose e culturali diverse, tra i vari ambiti in cui tali riferimenti esistono – personale o comunitario, ideale o spirituale – e tra i vari contesti i cui il malato e chi se ne occupa si ritrovano, dalla famiglia, alle strutture sanitarie e assistenziali, alla società.
“Il modo stesso con il quale interagiscono il malato e il curante risulta determinato anche da convinzioni valoriali, che possono contribuire positivamente al migliore esito di qualunque intervento, o viceversa risultare negative in ordine alla sua piena efficacia”, osservano gli organizzatori. “Aspetti psicologici,
convinzioni di fede, esperienze cliniche – concludono – possono, insieme, produrre una sommatoria che converge al benessere della persona sofferente e malata, nel pieno rispetto della sua dignità”.

(17 settembre 2015)