Pordenonelegge
La violenza non può essere normale

nl 150918 Marcelo Figueras - Pordenonelegge 2015“Ci sono cose che mai, in nessuna situazione, per nessun motivo, dobbiamo accettare di considerare normali. La violenza, innanzitutto.” È con queste parole che Marcelo Figueras, scrittore, sceneggiatore e giornalista argentino presente a Pordenonelegge per presentare Aquarium, il suo ultimo libro (pubblicato in Italia da L’Asino d’oro), ha chiuso un incontro in cui molto si è parlato di identità, di potere e difficoltà di comunicare, e, appunto, di violenza. Intervistato dal giornalista Alessandro Mazzena Lona, Figueras ha raccontato che “Il romanzo è nato da una situazione imprevista: un’amica giornalista, spagnola, mi aveva proposto di fare una serie di reportage sul conflitto israelo-palestinese, nel periodo della seconda intifada. Sono partito, e vi ho dedicato tempo, e molta voglia di capire, anche insieme a un fotografo che ha viaggiato come me… poi però non se ne è fatto nulla. Ma a quel punto non potevo più non scriverne.”
Ed è in un luogo specifico della città vecchia di Gerusalemme che lo scrittore ha deciso di provare a dare risposta alla domanda che continuava a tormentarlo: “Ero in una stradina, poco più che un vicolo, da cui sbucava una scala metallica… non era una scala vera, e nasceva lì, direttamente dalla strada, come in una vecchia canzone dei Led Zeppelin. Da lì avevo una vista incredibile, la città vecchia, la Cupola della Roccia, le colline… una bellezza commovente. Come può esserci tanta violenza in un luogo di tale bellezza?”. Era un periodo di grande crisi anche in Argentina, e – continua a spiegare – era forte l’esigenza di ragionare sui meccanismi del potere, che a volte riescono a convincerci di non essere loro a controllarci, bensì che il pericolo siamo noi, per i motivi più futili. Che il pericolo sono io, perché indosso una camicia bianca, o lui, perché ha i capelli neri. Ogni volta il pericolo assume un nome diverso. Una volta sono i terroristi, o i comunisti, o i neri, gli omosessuali, chiunque può diventare ‘il pericolo'”.

Il conflitto israelo-palestinese – che Mazzena Lona ha definito “una tragedia, tragedia per il popolo palestinese ma anche tragedia, non bisogna dimenticarlo, per gli israeliani” – è diventato così una sorta di paradigma della violenza, e della difficoltà o dell’incapacità di comunicare. I personaggi del romanzo, che si incontrano proprio in una di quelle situazioni in cui, in Israele, si percepisce che la violenza e la morte sono solo dietro l’angolo, trovano una maniera per parlarsi, per comunicare nonostante non abbiano una lingua in comune, e neppure una parola per capirsi. Ma il limite linguistico che li divide non resta confine, non diventa un muro che divide. Così si è passati a ragionare di lingua e linguaggio, ma molto si è parlato anche di cinema – Figueras lavora anche come sceneggiatore, non solo per Kamchatka, tratto dal suo romanzo del 2013, dove racconta tramite la voce di un bambino la vicenda dei desaparecidos – e di musica, con la canzone “Ne me quitte pas” di Jacques Brel colonna sonora di un libro che, pur essendo estremamente luminoso, molto parla di perdita, e di malinconia.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(18 settembre 2015)