Storie – Ottant’anni fa
le leggi di Norimberga‎

mario avaglianoOttant’anni fa, il 15 settembre del 1935, la Germania di Adolf Hitler emanava le due Leggi di Norimberga, in coincidenza con lo svolgimento del congresso del partito nazista in quella città.
La legislazione tedesca, che già nei due anni precedenti aveva accolto al suo interno i germi del razzismo, imboccava così decisamente la strada della persecuzione degli ebrei, stabilendo la distinzione tra appartenente allo Stato e cittadino del Reich, che doveva essere “di sangue tedesco o affine” ed era per questo il solo detentore dei pieni diritti politici, e limitando i diritti degli ebrei in campo matrimoniale e domestico.
La «Legge per la cittadinanza del Reich», la prima legge di Norimberga, previde l’esistenza di due gradi di cittadinanza. All’articolo 2 si stabiliva che soltanto chi ha sangue tedesco potesse essere considerato «cittadino del Reich» (Reichsbürger) e, come tale, beneficiare dei pieni diritti civili e politici; tutti gli altri erano declassati al rango di semplici «cittadini dello Stato» (Staatsangehöriger), cioè di sudditi.
La Legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco, ovvero la seconda “Legge di Norimberga”, stabilì all’articolo 1 che “i matrimoni tra ebrei e cittadini di sangue tedesco o affini” fossero “proibiti” e analogo divieto all’articolo due per le “relazioni extraconiugali tra ebrei e cittadini di sangue tedesco o affini”.
Era l’inizio dell’incubo, l’appiglio giuridico dal quale si svilupparono la legislazione successiva e l’isolamento e la persecuzione degli ebrei del Reich.

Mario Avagliano

(22 settembre 2015)